Max Mara è partita dal Settecento, secolo dei Lumi, e dall’emancipata Émilie du Châtelet per svelare una collezione FW23 super sartoriale e fresca!
Max Mara ha viaggiato nel tempo a Milano Moda Donna: la sfilata FW23 della maison è partita dal Settecento e dall’intellettuale emancipata Émilie du Châtelet. «Un grande uomo la cui sola colpa è di essere nato donna». Così Voltaire ha descritto la sua amante e musa, Émilie du Châtelet, intellettuale penalizzata per la discriminazione riservata nel secolo dei Lumi al suo sesso.
Ian Griffiths, direttore creativo della maison, è partito da lei e dal mondo dei caffè del secolo dei Lumi per creare una collezione sartoriale e fresca. Una collezione che spazia tra volumi estremi e tinte polverose punteggiate da army e camel. «I caffè erano i social media di tre secoli fa. Una platea per l’intelligenza e notizie false e vere», ha spiegato lo stesso Griffiths.
Max Mara, la sfilata FW23
La moda nel Settecento portava le tracce apotropaiche di tempi oscuri. Dunque voluminosi drappeggi, piume, crine, crinolina e maestose parrucche. Voltaire ha raccontato però che Émilie detestava superstizione e necromanzia. E nella narrativa di Max Mara, Émilie disdegna lo stile contorto e restrittivo del tempo.
La scienza ha sollevato il sipario e rivelato un guardaroba per l’oggi. Dunque nella FW23 di Max Mara ci sono tessuti broccati, panier, corsetti e sottovesti, il tutto super preciso e abbinato a lupetti trasparenti e stivali chunky. Su gonne panier, mini oppure maxi, compaiono anacronistiche coulisse e tasche sportive. Direttamente dal futuro, ecco un fishtail parka color cammello, dal risvolto in damasco. Il “retro Watteau”, ossia l’insieme delle pieghe posteriori che caratterizzavano gli abiti francesi del XVIII secolo, si ritrova su un soprabito militare e su un cocktail dress. Con una collezione che combina ragione e ordine con un pizzico di romanticismo, il brand ha reso omaggio a Madame du Châtelet e alle donne come lei. The Camelocracy.