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Zerocalcare si racconta all’inaugurazione del Campania Libri Festival

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Zerocalcare ha inaugurato la prima edizione del Campania Libri Festival, che si terrà a Napoli dal 29 settembre al 2 ottobre 2022 negli spazi del Palazzo Reale e della Biblioteca Nazionale

Zerocalcare ha dato il via al Campania Libri Festival al teatro Politeama in un evento andato sold out in poche ore. Il fumettista, famoso anche tra chi non legge fumetti per la serie Netflix “Strappare lungo i bordi”, ha ammesso di avere un rapporto conflittuale con i festival.

«Prima, quando andavo ai festival, tornavo con un sacco di stimoli. Adesso invece per me festival significa andare in un posto incatenato a fare disegnetti. Ormai non riesco neanche più a vedere lo stand davanti al mio. Mi sento tipo Michael Jordan dentro Space Jam», dice Zerocalcare.

Zerocalcare al Campania Libri Festival 2022

«Io sono cresciuto tra i centri sociali e il mondo punk. Sono i due mondi che mi hanno accolto durante l’adolescenza, quando non mi trovavo bene in altri ambienti. È da qui che ho preso spunto quando ho iniziato a fare questo lavoro. Ed è un mondo da cui non ho mai preso le distanze. Non l’ho mai considerata una mia fase giovanile. Anche sul mio lavoro, il mio riferimento sono le stesse persone con le quali ho iniziato. Ovviamente negli anni alcune cose sono cambiate». 

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Zerocalcare al Campania Libri Festival 2022 – Photo Credits: Salvatore Pastore©

«Intanto siamo invecchiati e questo fa sì che molte persone della mia età, io a dicembre faccio 39 anni, hanno delle vite che sono diventate anche più ricche della mia. Io sono ancora come il giorno della marmotta, faccio sempre la stessa cosa, mentre ci sono persone che hanno fatto figli e sono cresciuti anche più di me.
Io vengo da una città dove della questione ambientale non ce n’è mai fregato un cazzo. Magari c’era una volta che il problema interessava un singolo quartiere dove stavano facendo una discarica. Quindi sono super contento che i ragazzini che adesso approcciano alla politica abbiano al centro la questione climatica».  

Zerocalcare dice «Vivo nel giorno della marmotta». Ma dai suoi libri emerge un’evoluzione importante

«Posto che se uno mette in fila i fumetti i miei, sembra il viaggio verso l’abisso. Effettivamente ci sono dei temi che a un certo punto sono entrati a far parte dei miei fumetti. Ma non è che prima non ne parlavo. È che ho iniziato ad avere successo con La Profezia dell’Armadillo, quindi c’erano tutte le storie in cui parlavo dei cazzacci miei e poi c’era una produzione più legata a quella dei centri sociali, più politica, ma erano sempre cose che mi stavano attorno. “Kobane Calling” è stato il primo momento in cui i due filoni si sono uniti. Quando poi però mi sono trovato a parlare di Kurdistan, perché c’ero stato in prima persona, ho pensato che era importante non ridicolizzare quel tema».  

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Photo Credits: Salvatore Pastore©

«Ma volevo anche che le persone continuassero a leggere i fumetti miei e per farlo dovevo mantenere una continuità di linguaggio. Perché pensavo: se questi che sono abituati all’Armadillo, si trovano che quando parlo di Kurdistan diventa una palla infinita, non lo leggeranno mai più. E diranno: io Zerocalcare lo leggo quando parla dei fattacci suoi e quando invece parla di Kurdistan salto e compro il prossimo. E a me interessava che quella roba là raggiungesse quante più persone possibili. La chiave che ho trovato è stata quella di fare ironia su me stesso all’interno di quegli scenari. E mi sembra di aver trovato un equilibrio che nel tempo ha retto»

Zerocalcare non rilegge i suoi libri

«Non ce n’è nessuno di cui sono soddisfatto. Io non ho mai letto un libro mio dall’inizio alla fine. Io procedo per pezzi da venti pagine, che mando all’editore. E, quando mando le ultime venti pagine si stampa senza che io lo rilegga. Se lo dovessi rileggere lo modificherei di continuo perché tanto mi fa cagare»

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Photo Credits: Salvatore Pastore©

Una volta ha detto: «Prima o poi si dimenticheranno di me»

«Sono ancora convinto che questa roba qua da un momento all’altro si sgonfierà. Ma mentre prima lo vivo con molta ansia, pensavo “che vado a fare dopo?”, adesso mi sono comprato casa, un tetto sulla testa ce l’ho e con un milione di follower su Instagram almeno tre ragazzini a cui fare ripetizione salteranno fuori e quindi sto più tranquillo di prima. Ma continuo a pensare che questa roba non andrà avanti chissà quanto»

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Zerocalcare con Alessia de Antoniis al Campania Libri Festival 2022 – Photo Credits: Salvatore Pastore©

«All’inizio pensavo che quello che scrivevo avesse senso solo per chi aveva vissuto i miei anni, i centri sociali, la cultura pop che aveva caratterizzato l’adolescenza di quelli della mia età. Poi, dopo la serie Netflix, mi sono trovato agli incontri di ragazzini di dieci anni e mi ha stupito di come riuscissero a sintonizzarsi su quello che raccontavo o a leggere libri che parlano dei fallimenti dei trentenni e quarantenni e non capivo cosa gli dicessero queste cose. Poi leggendo le e-mail che mi arrivano, mi sono accorto che c’è una sorta di minimo comune denominatore che è quello che a Roma chiamiamo “lo stare impicciato”».  

Le insicurezze della sua generazione

«Avere quel tipo di paranoie, di fragilità, di insicurezze, che per noi della nostra generazione riguardano la precarietà della vita, del lavoro. Se però penso a quando ero ragazzino è vero che non dovevo preoccuparmi di pagare le bollette, ma non è che a scuola ci andavo sereno e tranquillo, come se andassi al villaggio vacanze. Avevo problemi relazionali con il professore o con quella che mi piaceva. Credo che chi ha quel tipo di insicurezza se la porta dentro da quando è piccolo a quando crepa. Semplicemente declinandolo in maniera diversa a seconda del contesto nel quale sta. Questo è quello che porta chiunque in sintonia non tanto con le cose di cui parlo, ma col modo in cui ne parlo. Viceversa, se sei nato a Rebibbia, nell’83 come me, hai lo stesso background mio, però quella roba non ce l’hai dentro perché magari sei più sicuro, quelle cose lì non ti parleranno mai. E quando le vedi dici “ma perché questo se sta a fà tutte ‘ste pippe mentali?”» 

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Zerocalcare sul palco del Campania Libri Festival 2022 – Photo Credits: Salvatore Pastore©

Zerocalcare e i social

«A meno che io non abbia un tema importante che magari voglio raccontare in un libro, in realtà sono come i vecchi che se lamentano. Siccome però non voglio usare Facebook per parlare della Telecom che mi ha staccato il telefono, dei treni che non arrivano, a un certo punto ho trovato la chiave di farlo a fumetti. Disegnavo tutte le idiosincrasie mie, le cose che mi facevano rosicare nel corso della settimana, e il lunedì lo raccontavo nel blog. Dalla difficoltà di mettere il copripiumino al viaggio con Trenitalia, a una notte al pronto soccorso. E quella roba aveva un botto di consenso perché erano esperienze nazionalpopolari in cui ognuno si riconosceva. Ma avevo il terrore di innescare determinate dinamiche. Ad esempio, la notte al pronto soccorso temevo scatenasse commenti pieni di astio verso gli infermieri. Quindi cercavo, e cerco di farlo ancora, di mettere nella storia tutta una serie di didascalie per disinnescare certi commenti in modo che non sembrasse che io stessi denigrando chi lavorava al pronto soccorso. Io non c’ho la pretesa di insegnare niente a nessuno. L’unica cosa che vorrei è che le persone non uscissero dal mio libro peggio di come ci sono entrate»

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Zerocalcare con Filippo Ceccarelli sul palco del Campania Libri Festival 2022 – Photo Credits: Salvatore Pastore©

Il fumetto come linguaggio

«Il fumetto è un linguaggio e come tale può parlare a persone diverse di argomenti diversi. A fumetti si possono fare interviste, saggi, un romanzo storico. È un linguaggio come lo è il cinema. A un certo punto mi ero rotto di fare solo fumetti. Per questo ho fatto “Rebibbia Quarantine”. Quello che non mi aspettavo erano le rotture di cavoli nei mesi successivi all’uscita. Non immaginavo di quanto il mezzo televisivo fosse immensamente più potente della carta stampata. Ad esempio pensavo di aver imparato a relazionarmi con i media, di aver imparato come rispondere ai giornalisti. In realtà mi sono trovato davanti a una situazione amplificata enormemente. Qualsiasi stronzata io scrivessi sui social, finiva nell’home page dei quotidiani con un virgolettato che mi faceva sembrare un coglione».

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Photo Credits: Salvatore Pastore©

«Poi io rispondevo ed entravo in un vortice di battibecchi. Finché un mio amico m’ha detto: “Guarda che sembri la Barbara d’Urso del fumetto. Smetti di rispondere. Di fronte a quella roba là l’unica cosa che uno può fare è stare zitto”. Quello che è cambiato, ancora di più dopo la serie Netflix, è dover stare ancora più attento quando dico anche solo mezza parola. Ricordo un esempio stupido. Avevo tutti i social ingolfati. Non riuscivo a rispondere a tutti. Ogni cosa che dicevo era amplificata. Durante un’intervista mi chiedono: com’è cambiata la tua vita? Rispondo “tutto bene, tutto figo, però con i social oggettivamente è diventato un po’ invivibile”. Era una cosa semplice detta come la diresti al bar, ma è finita virgolettata in prima pagina con scritto “Zerocalcare: la mia vita è diventata invivibile”. Sembravo uno che stava in miniera 18 ore al giorno. Giustamente, vedendolo, la gente commentava vai a lavorare stronzo. Ma non ti posso dare torto se leggi una cosa simile. Ora sto più attento».

Il rapporto con il pubblico

«Ma io ho bisogno del rapporto col pubblico. Sennò mi rompo. Sono riuscito a fare questo lavoro perché c’era il blog dove la gente lasciava i commenti. Non posso pensare di stare alienato, chiuso dentro casa da solo per mesi a fare un libro e poi il libro esce e uno se lo legge da solo dentro casa senza che ci sia mai uno scambio.  Facebook è un posto dove se io faccio un post mi rispondono gli ultra cinquantenni. Con Instagram ho avuto mille problemi. Io non posto mai la faccia mia o foto personali. Instagram per me era difficile da usare perché sono tutte fotografie. Ed è scomodo anche per i miei fumetti. Io faccio tavole in A4 e Instagram usa un formato quadrato. Lo devo usare per lavoro per promuovere le mie pubblicazioni ma per le cose che faccio io non funziona tanto».

Zerocalcare inaugura il Campania Libri Festival 2022
Photo Credits: Salvatore Pastore©

«TikTok è vero che la gente lo usa per postare ottocento video di loro che cantano in playback. E non capisco che cosa me ne frega di vedere te che fai il playback di una canzone. Però è uno strumento che spinge un sacco di pischelli a fare esperimenti di regia. E secondo me ci sono ragazzini che fanno delle cose che in una scuola di regia non saprebbero insegnarti.  Quando mi hanno detto “devi fare promozione di un libro nuovo dove ci sono pischelli che leggono”, io ho pensato: ma su TikTok ci sono cose che posso fare? E ho visto che ci sono tipi di narrazione che ricordano molto “Rebibbia Quarantine”. Ho quindi trovato una soluzione che non offende più di tanto la mia dignità. Un po’ sì. Infatti il mio profilo TikTok si chiama Zerocalcare Cringe E l’ho trovata una cosa non tanto più vergognosa di altre che sono costretto a fare per lavoro».

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