Ivana Spagna racconta a WonderNet Magazine come è nato 1954 . L’icona pop torna a dieci anni di distanza dal suo ultimo lavoro in italiano con un album particolarmente curato e fortemente voluto, che a pochi giorni dall’uscita è già nella Top 10 di iTunes
10 brani intensi e ricchi di emozione in musica, prodotti da Tuned Turtle Management e distribuiti da Self, presentati alla stampa durante uno showcase di classe, che ha coinvolto anche le hit Easy Lady e Call me: a seguire spazio alle domande, fotografie, interviste, selfie e un sevizio catering doc organizzato da 4:20 The Club, con tanto di Ivana Spagna in veste di cameriera che ha servito a tutti i presenti un delizioso risotto.
Ivana Spagna compirà 65 anni il 16 dicembre, ma non li dimostra assolutamente. È raggiante, emozionatissima, felice: fa riflettere la straordinaria semplicità di questa artista che ha venduto oltre 10 milioni di dischi, toccato i vertici delle classifiche internazionali, lavorato con i più grandi produttori americani, rinata negli anni Novanta con i grandi successi in italiano. Trasformista come non mai, ha ottenuto successo anche in libreria e ha continuato ad incantare un pubblico transgenerazionale con una tournée senza sosta dal 1995 ad oggi. Il mondo di Spagna sa di arte, di sudore per la musica, di passione, di perseveranza: così oggi come ieri, in un panorama discografico complicato e selettivo, lei torna ad autoprodure un album, curando ogni dettaglio, affiancata dall’inseparabile fratello Theo e dal manager, avvocato Ugo Cerruti.
Ivana, a dieci anni di distanza esci finalmente con un nuovo album in italiano: come è nato 1954?
È frutto della voglia di cantare nuovi brani e di una buona dose di incoscienza. L’ho realizzato con il cuore, senza pensare alle logiche del mercato di oggi: volevo che esprimesse me stessa al 100%. Ci sono poi delle analogie con il passato: fu proprio Self a distribuire i miei primissimi brani, tra cui Easy Lady. Ho riscoperto la voglia di creare qualche cosa di nuovo e ho curato ogni aspetto di questo lavoro. Certo, non avere una major alle spalle rallenta la diffusione dei brani, ma sono ottimista e ci credo!
Dieci anni sono tanti per la gestazione di un album
Prima i tempi non erano maturi: l’ultimo lavoro discografico è stato Four nel 2012, poi ho scritto un libro, il fortunato “Sarà capitato anche a te” e ho continuato a fare spettacoli ininterrottamente. Ad un certo punto ho sentito il bisogno di tornare in studio e mi sono decisa ad intraprendere i primi passi che hanno portato alla luce 1954. Poi, grazie al mio manager, sono venuta in contatto con altri autori che hanno scritto per me pezzi stupendi, come Prigioniera del tuo nido oppure Essenza e anima: ho inserito questa splendida contaminazione artistica se i brani mi colpivano al primo ascolto. 1954 è un disco che va vissuto con il cuore: quanti viaggi Como (casa mia)-Milano (studio di produzione)-Reggio Emilia (studio di registrazione)! Mi sembrava di essere tornata proprio ai tempi di Easy Lady quando facevamo tutto in casa!
1954, la tua data di nascita: come mai questo titolo?
Ho voluto dichiarare apertamente la mia data di nascita: è stato un modo per ringraziare la vita e il lusso di invecchiare in salute. I commenti, spesso cattivi sulla mia età, e in generale sull’invecchiamento non mi toccano: 1954 è un privilegio, è vita, è la bellezza di ogni singolo giorno.
Hai inserito anche l’unica cover, Se io se lei di Biagio Antonacci: perché hai scelto proprio questo brano?
Si, l’avevo cantata nel 2006 a “Music Farm” e l’ho sempre amata. Per rispettarne il testo non ho voluto cambiarne le parole, e l’ho fatta diventare una canzone d’amore tra due donne in segno di rispetto. Il rispetto è un valore molto più profondo della tolleranza.
L’album esce in cd e in vinile: come mai?
Si, un bellissimo vinile rosa. Come la cover è stata un’idea del mio manager e del team della Self: amo il suono del vinile. In un mondo dove la musica non è più materia, ho voluto riportare il valore del passato.
A pochi giorni dall’uscita sei nella top 10 di iTunes: te lo aspettavi?
È bellissimo, ma ho imparato a non montarmi mai la testa! Sono felice: il mio obiettivo era condividere con il maggior numero di persone le emozioni che sento in questo momento della vita. Ci abbiamo messo il cuore in questo lavoro.
Nella vita artistica ti sei sempre “arrangiata”, quindi 1954 è in linea con te stessa
Eh, sì. Quando sentivo qualcosa di vero, non ho mai mollato. Pensa che anche Gente come noi è nata in una sera: avevo oramai pochissimo tempo per presentare una canzone a Baudo. Mi misi al pianoforte e mi uscì quel pezzo, per la prima volta in italiano. Conservo ancora la cassettina dove l’avevo incisa. Anche i grandi cambiamenti della mia vita sono arrivati così: era il mio compleanno del 1989, avevo terminato tutte le promozioni in corso, la mia vita sentimentale non funzionava e dovevo dare una svolta. Dal nulla annunciai che da li a 3 mesi sarei andata a vivere a Los Angeles. Assurdo? No! Fu proprio così. Dopo una settimana ero a cercare casa a L.A.!
Hai messo nell’album una tua foto da bambina: che cosa è cambiato da allora?
È cambiato tutto, ovviamente, ma non la voglia di sognare. Io sono un’incosciente e cocciuta sognatrice: per colpa di questo mio carattere ho preso tante batoste, ma non ho mai mollato. Oggi sono come allora: emozionatissima per questo nuovo lavoro, felice di poter continuare a fare musica, emozionata per questa intervista. È una passione senza fine: se chiudo gli occhi, mi vedo ancora bambina nella mia camera da letto. Ballavo e cantavo: sentivo gli archi, sognavo tutto questo. Furono i miei genitori a credere in questo sentimento e ancora oggi dedico tutto a loro, compreso questo album.
Devolverai parte del ricavato di 1954 ai City Angels di Mario Furlan: chi è lui per te?
Per me Mario è veramente un angelo. Da anni sostengo questa associazione: gli angeli esistono e sono in mezzo a noi.