Oggi, 15 marzo, si celebra la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, scelto come simbolo della lotta ai disturbi del comportamento alimentare. La Società Italiana Neuropsiochiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza lancia un allarme. Tra il 2019 e il 2021 c’è stato un boom di ricoveri per cause legate ad anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata
Tra il 2019 e il 2021 i ricoveri in ospedale per cause legate ai disturbi del comportamento alimentare sono triplicati. E il trend è in ulteriore aumento in questo inizio del 2022. Nello stesso periodo l’età d’esordio di tali disturbi, che molto spesso coincide con quella evolutiva, si è abbassata. Sono stati infatti riscontrati casi gravi anche a partire dagli undici, dodici e tredici anni.
È l’allarme lanciato dalla SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Tra gli effetti della pandemia c’è, tra gli adolescenti e i preadolescenti italiani, anche la maggiore incidenza di disturbi legati al comportamento alimentare. Tra questi, l’anoressia e la bulimia.
Disturbi del comportamento alimentare, cosa sono e chi colpiscono
I disturbi del comportamento alimentare o disturbi dell’alimentazione insorgono prevalentemente in adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. I principali disturbi dell’alimentazione sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder – BED).
Casi in aumento con la pandemia di Covid-19
Durante il confinamento e la pandemia la preoccupazione per la salute, per l’aspetto fisico e per l’attività sportiva sono stati tra i fattori principali per l’insorgenza dei disturbi alimentari tra gli adolescenti. A questi si aggiungono altri fattori di rischio come l’eccessivo tempo trascorso utilizzando i social media e l’influenza che questi hanno sull’ideale di magrezza. Inoltre, isolamento e solitudine sono conseguenze dell’anoressia e possono essere peggiorate dalle quarantene imposte durante la crisi sanitaria.
“La paura dell’infezione dal virus, ci spiega la Dott.ssa Rosamaria Siracusano, Coordinatore della Sezione Scientifica di Psichiatria della SINPIA e Dirigente Medico UOSD Neuropsichiatria Infantile AOU Federico II di Napoli – ha favorito la sensazione di perdita di controllo. Nelle persone con disturbi alimentari questa sensazione è spesso gestita con un aumento delle restrizioni dietetiche o altri comportamenti estremi di controllo del peso o con episodi da abbuffata”.
Secondo la SINPIA, l’incidenza e la gravità di casi legati a disturbi alimentari si è tradotto in modo drammatico sui ricoveri di pazienti sempre più compromessi, che trovano solo nei reparti ospedalieri un immediato luogo di accoglienza in situazioni gravi o gravissime. Inoltre, l’aumento della complessità e della gravità dei casi si ripercuote in degenze più lunghe rispetto al passato. E ciò è dovuto anche alla carenza di strutture intermedie, di percorsi di macro-attività ambulatoriali o day hospital, in cui permettere al paziente un ritorno al territorio o a strutture più specificamente riabilitative.
Infine, la cura di pazienti con disturbi alimentari richiede il coinvolgimento attivo della famiglia (spesso disfunzionale). Un processo che rende necessario un percorso di sostegno ai genitori, di graduale reinserimento della paziente nell’ambiente famigliare e nella vita sociale e scolastica, mantenendo uno stretto percorso di sorveglianza.