Presentato tra gli Eventi Speciali alla Festa del Cinema di Roma, “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è una commedia politica: il racconto di una realtà virtuale, allucinogena come una dose di LSD che, come ogni droga, ci trova soli e ci lascia soli
L’ultimo film di Pif è una denuncia sociale a quel mondo del lavoro abbandonato dai sindacati, irretiti dai palazzi del potere, come novelli nobili francesi rinchiusi a Versailles, ipnotizzati dal potere di Re Sole. Mentre noi lavoratori “come stronzi rimanemmo a guardare”. Siamo tutti schiavi degli stessi poteri, tutti immigrati nel mondo del lavoro del nuovo capitalismo globale. Siamo tutti, ancora oggi, i Charlie Chaplin di Tempi moderni del 1936. Perché è la paura del peggio che ci rende “stronzi che rimanemmo a guardare”.
E mentre nell’antica Roma gli schiavi si compravano al mercato, contro il loro consenso, noi ci mettiamo all’asta al peggior offerente, dando il consenso cliccando “accetta”. Magari felici, come un cane che riporta l’osso al padrone, di ricevere una faccina sorridente in più invece che un giusto salario.
“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, la sinossi
Arturo (Fabio De Luigi) è un manager che, senza sospettarlo, introduce in azienda l’algoritmo che rende superfluo il suo lavoro. In breve tempo perde l’occupazione, la fidanzata e gli amici, e decide di lavorare come rider. L’unica sua consolazione è Stella (Ilenia Pastorelli), un ologramma al quale, durante la settimana di prova gratuita, Arturo si lega molto. Non potendo permettersi di rinnovare l’abbonamento, si trova costretto a darsi da fare per ritrovare l’amore e la libertà. “E le password gliele abbiamo date noi”.
Finisce così il nuovo film di Pierfrancesco Diliberto – Pif “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”. Una commedia che merita di essere vista. Con Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli, Pif, Valeria Solarino, Maurizio Marchetti, Maurizio Lombardi, Eamon Farren. Prodotto da Wildside, Fremantle, Vision Distribution, il film è distribuito da Sky Original.
Pif e Fabio De Luigi nella conferenza stampa del film
Alla Festa del Cinema Pif, insieme a Fabio De Luigi, hanno presentato il film di prossima uscita.
«Lo ha deciso l’algoritmo!» Questa è la frase da usare per porre fine a ogni discussione e lamentela, accompagnandola, possibilmente, da un’espressione di rassegnazione. Se questi calcoli sovraintendono ormai le dinamiche di gran parte della società, allora sempre più saremo costretti a fare le cose più illogiche pur di sottostare ai numeri. Quando poi l’algoritmo entra nel mondo del lavoro, e quindi dei diritti, la cosa diventa maledettamente seria.
«Non volevo fare fantascienza», racconta Pierfrancesco Diliberto, per tutti Pif in conferenza stampa, «ma parlare di un futuro non molto lontano, che si realizzerà se rimarremo a guardare senza fare nulla».
«Il film è stato girato in India prima del Covid e alcune scene si sono rivelate profetiche, come la solitudine a causa del Covid che ci ha costretti a incontrarci virtualmente. Anche il balletto nazista ha anticipato l’attacco alla sede della CGIL a Roma. Se restiamo a guardare, ci sarà gente che in futuro ballerà sulle note di faccetta nera non perché è fascista ma perché non capisce nulla. “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è una commedia che prova ad avere un ruolo politico. Un film che, facendo ridere, fa riflettere sulla nostra condizione.
Ho usato i riders per raccontare la condizione di molti lavoratori, perché è il simbolo del lavoratore senza diritti che tutti conosciamo, che tutti noi siamo abituati a vedere nelle nostre città. La cosa triste è che, invece, non associamo al lavoratore senza diritti l’immagine dell’immigrato che raccoglie i pomodori».
«Del lavoro dei riders, descriviamo quella parte che noi consumatori non conosciamo. Per la sceneggiatura abbiamo parlato con chi fa da anni questo lavoro: ci hanno raccontato che, nei primi contratti, davvero non cera l’importo dello stipendio. Non ce lo siamo inventato per il film. Con la pandemia, persone che avevano lavori sicuri hanno fatto i rider. Il lavoretto per universitari, che all’estero fanno tanti giovani, in Italia muove un’economia. La Gig economy, il lavoro a chiamata, è stato trasformato in un sistema per disperati e continuerà finché staremo come stronzi a guardare», continua Pif.
«Il principe che libera la sua amata da una torre, che chiude molte favole, qui arriva in India a liberare una lavoratrice sfruttata da un novello Steve Jobs, viaggiando su un volo low-low cost, facendo metà viaggio seduto e metà in piedi. Nel film racconto un futuro prossimo, possibile, che speriamo non si realizzi mai; dove la tecnologia, che ci ha aiutato a sentirci vicini, rischia di lasciarci, in realtà, ancora più soli. Per evitare che questo processo continui, non possiamo rimanere a guardare», conclude Pif.