Diretto da Marcel Barrena, con Eduard Fernandez, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi Lopez, Alex Monner, Melika Foroutan, “Open Arms – La legge del mare” è uno dei film che sta facendo discutere alla Festa del Cinema di Roma 2021.
La storia di gente normale, con vite normali, che ha subito le scelte fatte da altri. “Open Arms – La legge del mare” è un film che oltrepassa la politica per tornare alle radici: ci sono vite umane da salvare e la legge del mare, da sempre, dice che le vite in mare si salvano. Ma in questi ultimi anni, salvare una vita è diventato un delitto, mantre la politica ha stravolto il diritto alla vita e il diritto navale.
“Open Arms – La legge del mare” è un film potente, che arriva direttamente allo spettatore, senza manipolazioni politiche, senza filtri. Semplicemente la storia di esseri umani ai quali viene negato il diritto alla vita. Non in nome degli ideali che erano alla base dell’Europa Unita, ma in base alle regole economiche del mercato comune.
“Open Arms – La legge del mare”, la sinossi
Autunno 2015. Due bagnini spagnoli, Òscar e Gerard, si recano sull’isola di Lesbo dopo aver visto la straziante fotografia di un ragazzino annegato nel Mar Mediterraneo e scoprono una realtà sconvolgente: migliaia di persone ogni giorno rischiano la vita cercando di attraversare il mare con la più precaria delle navi, fuggendo da conflitti armati e altre miserie nei loro paesi d’origine. Ma la cosa che spicca di più è che nessuno sta facendo alcun lavoro di salvataggio. Insieme a Esther, Nico e altri membri del team, combatteranno per fare il lavoro che nessuna delle autorità sta facendo e fornire supporto alle migliaia di persone che ne hanno tanto bisogno. Basato sulla vera storia di Òscar Camps, il fondatore di Open Arms.
Il protagonista, Eduard Fernandez nel ruolo di Oscar Camps, e il regista di “Open Arms – La legge del mare” Marcel Barrena.
Oscar è un’idealista, un pazzo o un narcisista buono? E come lo vede dopo aver lavorato con lui nel film?
Eduard Fernandez: Un po’ tutte e tre le cose. Òscar Camps è un uomo coraggioso che ha fatto le cose passo dopo passo. È una follia pensare che uno esca di casa dicendo “vado a fondare Open Arms”. Il mio impegno è stato quello di cercare di trasmettere chi è Òscar Camps, un personaggio reale, conosciuto. Ho poi sentito la responsabilità di raccontare quello che avviene nella realtà di Open Arms. Quello che noto, parlando con il pubblico o durante le interviste, è che il film viene visto anche come un documentario. La parte ricostruita sul set, non è percepita dal pubblico come finzione. Lo trovo positivo. Oggi la gente va al cinema sapendo che sono storie interpretate da attori, ma il pubblico che va, vede, piange, ride nonostante sappia che è finzione. Questo è il potere del cinema. Ecco perché “Open Arms – La legge del mare” è un film importante per far arrivare un messaggio che stiamo dimenticando: non sono migranti, sono esseri umani che muoiono in mare e la legge del mare impone di soccorrerli.
Ci sono volte che la storia supera la finzione e il personaggio reale supera quello sulla scena. Questa è una di quelle volte. Siamo abituati a sentir parlare di numeri, di migliaia di morti. Questo film serva raccontare una storia, per consentire al pubblico di passare da una conoscenza razionale a una emozionale. Il io personaggio, Oscar Camps, dice spesso nel film: l’importante non sono io, sono le mie cause. Molte storie non hanno lasciato traccia: questo film vuole essere la traccia da lasciare su questa storia.
Avete avuto problemi di censura o a trovare chi producesse il film?
Marcel Barrena: In verità non abbiamo avuto nessun problema di censura. Quando abbiamo terminato la sceneggiatura, c’era ancora al Governo il partito Popolare. Il momento giusto per produrlo si è manifestato con l’arrivo della sinistra, quando abbiamo avuto addirittura la possibilità di finanziare il film con fondi pubblici. I problemi sono arrivati dopo, con l’uscita del film che ha scatenato l’estrema destra. I nazisti hanno organizzato un boicottaggio, ma ce lo aspettavamo. Ma se dai fastidio all’estrema destra, vuol dire che hai fatto le cose fatte bene.
“Open Arms – La legge del mare” è un film che in Spagna ha fatto discutere…
Eduard Fernandez: Credo che chi critica questo film, non lo ha visto. È un film che emoziona e che fa riflettere. Chi sostiene che si deve lasciar morire persone in mare, non ha sentimenti. Ormai abbiamo stravolto l’uso e il significato delle parole. Oggi si discute sul perché sia giusto abbandonare degli esseri umani in mare, si discute sull’omissione di soccorso, si è autorizzati a chiamare trafficante chi salva le persone in mare. Usiamo le parole per travisare la verità. Questo film vuole solo mostrare cosa vive un migrante.
Il lavoro di Òscar è salvare vite in mare, non fare politica. E se c’è un naufrago alla deriva, lo devi soccorrere, altrimenti è omissione di soccorso ed è reato.
Come è stato lavorare a questo progetto?
Marcel Barrena: per me è stato un viaggio durato cinque anni, ma che mi porterò dentro per il resto della mia vita. È stata una emozione senza eguali poter lavorare con Òscar e con Eduard, uno dei migliori attori spagnoli, così come lavorare con più di mille rifugiati siriani. Quello che mi ha insegnato questo film è che dietro a ogni uomo c’è un nome e dietro a ogni nome c’è una storia. E che ognuno è importante come un altro e che la vita conta. È stato un viaggio all’interno della mia vita. E ne è valsa la pena.