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Lorenzo Vanni, titolare dello storico bar dov’è di casa la Rai, e il suo libro “IL Sano De-Mente”

Lorenzo Vanni, intervista sul libro “IL Sano De-Mente”
Cosa lega lo storico punto di ritrovo accanto al teatro delle Vittorie e un libro dal titolo tanto curioso quanto ermetico, “IL Sano De-Mente”? È Lorenzo Vanni, dello storico bar Vanni del quartiere romano di Prati. 

Proprio da Vanni domani, il 21 luglio, Lorenzo festeggerà con amici, clienti storici e volti noti, l’uscita del suo primo libro, in quel locale che ha visto passare i nomi più famosi della neonata Rai, quella con solo due canali in bianco e nero, della tv a colori, del cinema, della politica, dell’imprenditoria romana. Insieme a Lorenzo ci saranno Fabrizio Biggio e Enzo Garinei.

Le “istruzioni per l’uso” per la lettura di “IL Sano De-Mente”, le scrive Fabrizio Biggio nella prefazione. “C’è chi vede nei numeri significati reconditi e messaggi nascosti. Si chiama “numerologia”. Ecco, allora questo è un libro di “parolologia”, di “letterologia”, ovvero lo studio dei significati nascosti nelle lettere che compongono le parole e quindi le frasi”.

Il libro, con la copertina disegnata dal famoso vignettista Makkox, apre spiegandoci che “IL” è l’acronimo numerologico di Lorenzo Vanni. La prima domanda è quindi contenuta nel titolo stesso: “IL”  Sano De-Mente. 

Signor Vanni, lei è un sano….?

Lorenzo Vanni: Tutti  e due (ride). Oggi, secondo me, servono tutti e due. Per il giudizio… ai posteri l’ardua sentenza. Oggi la vita va affrontata con una certa leggerezza, ben distinta dalla superficialità. La dedica alle mie due figlie dice: «A Leda e Ludovica, imparate a lèggere…e… …a essere leggère… Papà». 

Ma chi è Lorenzo Vanni?

Lorenzo Vanni:  Ho fatto il liceo classico. Sono cresciuto con una mamma professoressa, scrittrice di libri, amante di Federico di Svevia a tal punto che manda fiori sulla sua tomba, e un papà imprenditore. Ho preso da entrambi. Mio nonno Giuseppe aprì la prima attività in zona Corso Rinascimento, vicino al teatro Valle. Il mio papà mi raccontava di quando, in giovane età, portava il caffè nel camerino a Totò. Nel ’56 si trasferirono qui in Viale Mazzini e aprirono un’attività che ha successo ancora oggi, basata sulla nostra filosofia: la qualità. La qualità dei prodotti e del servizio. Papà e nonno aprirono qui in via Col di Lana nel ’67, dove una volta c’era il campo di calcio dei preti della chiesa del Cristo Re. I preti edificarono questa struttura mentre papà e nonno cercavano degli spazi più grandi per ingrandire l’attività. Ci trasferimmo nel momento di grande fermento dalla Rai. Nel tempo Vanni è diventato un posto dove, sia per la qualità che per la vicinanza al teatro delle Vittorie, è passato il mondo dello spettacolo, del teatro, del cinema e della cultura italiana. Lorenzo è semplicemente un pezzo di questa storia.

Photo Credits: Danilo d’Auria©

Perché un libro?

Lorenzo Vanni: Un mio professore mi diceva che uno deve imparare a leggere. Come ho scritto nel libro, una virgola cambia il senso della frase. Dentro ogni parola c’è la possibilità di vedere altro. Ho iniziato a guardare dentro le parole, così come nella mia vita imprenditoriale guardo dentro le cose per cercare sempre soluzioni diverse, soprattutto in un momento complesso come questo. Sono nati così giochi di parole divertenti, a volte irriverenti, profondi, leggeri, ma che ti fanno entrare in un’altra dimensione. Siamo circondati da giochi che non vediamo. Ad esempio, l’arca di Noè non è l’arca come noi la intendiamo, ma è la capacità di stare sopra e di saper navigare le acque, perché sotto si è sordi, non si comprende,  non si ha la percezione. Il termine arca, in ebraico antico, ha un doppio significato: è anche il contenitore del messaggio invisibile.

L’amico Fabrizio Biggio, che ha scritto la prefazione, ha capito l’anima di questa mia prima opera letteraria. Dice che non bisogna leggerlo come un libro normale, ma aprire ogni giorno una pagina e leggere una frase. 

Lorenzo Vanni con Sandra Milo

Biggio scrive anche «quando lo incontrate chiedetegli cosa ha detto a Trump». Che cosa ha detto a Trump? 

Lorenzo Vanni:  Avendo una mente che vaga nei mari, svolgo varie attività e creo applicazioni. Ho scritto a Trump perché ho elaborato un brevetto per una nuova fotocamera dei cellulari, che permette di gestire tutti i contatti dei social attraverso la fotocamera stessa. Oggi Instagram, Facebook o WhatsApp, chiedono l’abilitazione della fotocamera. Con questo applicativo che sto brevettando, è la fotocamera che abilita chi vuole usare la fotocamera del cellulare. Così i dati, prima dei social, li avrebbe il proprietario della fotocamera. Biggio non ci credeva finché non ha letto la lettera.  

Il primo personaggio famoso che ricorda da bambino? 

Lorenzo Vanni: Tra quelli che sono rimasti, ad esempio, Renato Zero. È tuttora di casa.

Un evento unico? 

Lorenzo Vanni: Tanti, e mi sentirei di fare un torto a qualcuno se ne scegliessi uno.Certamente ricordo Papa Wojtyla. Appena insediato, iniziò a fare il giro delle parrocchie romane. Il giorno del suo compleanno era anche il giorno in cui era stata inaugurata la chiesa del Cristo Re, qui accanto. Il ricevimento fu allestito sulla terrazza sopra il teatro Manzoni. Noi ci occupammo del rinfresco e gli regalammo la torta, che fu tagliata qua. C’è un episodio divertente: la candela che Papa Wojtyla ha spento è conservata a casa di mia madre. I preti gliel’hanno chiesta tante volte, ma ce l’ha ancora lei.

Photo Credits: Danilo d’Auria©

Una serata dove avete affrontato un problema e che è andata bene grazie alla vostra professionalità? 

Lorenzo Vanni: La signora Maria De Filippi mi chiama per organizzare un pranzo di lavoro agli studi della Titanus. La notte prima, a causa di un nubifragio, viene chiusa la via Olimpica. Noi abbiamo l’altra nostra struttura, la Casina di Macchia Madama, sopra lo stadio Olimpico. Lo chef aveva preparato lì il catering e dovevamo attraversare la zona chiusa al traffico. Chiamo il commissariato Ruffini, che ha la giurisdizione sullo stadio Olimpico e chiedo la cortesia di farmi attraversare l’area dello stadio uscendo dai cancelli dietro l’ex Monte Mario, in modo da evitare il blocco. I nostri furgoni sono passati con la scorta e siamo riusciti ad organizzare il pranzo di lavoro della signora De Filippi. Loro non hanno mai saputo nulla.

Lorenzo Vanni con Loredana Bertè

Tre personaggi famosi e tre piatti che mangiano solo da voi? 

Lorenzo Vanni: La De Filippi le meringhe e il Mont blanc. Renzo Arbore l’abbacchio con le patate. Renato Zero la torta di mele.

Nel libro scrive: “non è tutto come (ap)pare…i puntini… poi… riempiteli voi…”. Bene, giochiamo!

Una storia….

Lorenzo Vanni: A “Che tempo che fa”, Maurizio Costanzo ha raccontato a Fabio Fazio che era da Vanni quando seppe che aveva avuto successo con la trasmissione Bontà loro. Per 15 anni aveva avuto l’ufficio da Vanni perché c’era il telefono a gettoni. Con il dottor Costanzo c’è sempre stato un ottimo rapporto.

La torta più…

Lorenzo Vanni: La torta… più strana l’ho fatta per Roberto d’Agostino. Non le dirò com’era e lascerò i puntini…

Una delle più particolari fu quella per Papa Wojtyla. Fu realizzata un’opera scultorea che riproduceva la chiesa del Cristo Re. Un’altra molto bella l’ho fatta per uno dei compleanni di Renato Zero: mi chiese la torta a forma di teatro. E tutto questo quando ancora l’arte del cake design non era così sviluppata. Noi abbiamo precorso i tempi.

Photo Credits: Danilo d’Auria©

Il cliente più…

Lorenzo Vanni:  Il cliente più, e questa volta un tributo glielo devo, è Michael Jackson. Qui veniva David Zard, che ha portato in Italia le star più famose degli anni Novanta. Era molto amico di mio papà. Una sera mi chiama la sua assistente, Susan. Erano i giorni del famoso concerto di Michael Jackson al Flaminio. Mi dice: «Lorenzo, Michael vuole un gelato. Lo porto, ma mi devi fare una cortesia: non devi avvisare nessuno». Arrivarono con un van nero, Michael scese mimetizzato e si avvicinò al banco dei gelati. Poi mi guardò e chiese un bagno. Ero teso. Qualcuno aveva iniziato a riconoscerlo, per cui lo feci accomodare qui nelle sale al primo piano. Eravamo dove siamo ora noi due. Rimase circa 40 minuti in bagno. Il gelato nel frattempo si era sciolto. Uscì, mi ringrazio, mi invito al concerto e, il giorno dopo, Susan fece uscire un pezzo sul Corriere della Sera che mi è rimasto impresso, perché istituzionalizzava Vanni. Diceva: «Michael Jackson arriva a Roma, visita i Fori Imperiali, San Pietro, il Colosseo e poi il gelato da Vanni».   

L’articolo del Corriere della Sera dopo il concerto di Michael Jackson a Roma, il 4 luglio 1992

La serata più…

Lorenzo Vanni:  Tante. Una fu quando Renato Zero si mise qui al piano e suonò insieme a Gianni Nazzaro. Fu una serata in amicizia. Le serate più belle che sono proprio queste inaspettate, nate per caso.

Un momento….

Lorenzo Vanni: Dieci giorni fa è passato il feretro di Raffaella Carrà: per un attimo si è fermato qui davanti e ci siamo sentiti come se avesse fatto l’ultimo saluto a queste sale,  dove si è tenuta la conferenza stampa dell’ultima trasmissione che ha fatto in Rai. Mi vengono i brividi a dirlo. Ero abituato a vederla qua, insieme a Sergio Japino…

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