L’ispirazione è energia, è la sensazione che un’idea sia possibile. La musa è colei che crea l’atmosfera e per per un couturier che è l’anima eletta, coincide spesso con la modella, cioè con colei che oltre a stimolarlo, incarna la sua ispirazione, nel senso che la rende fisica.
È come se la musa fosse il punto di arrivo di un percorso creativo, mentre è ancora in atto. L’immagine concreta di un ideale mentre ancora lo si sta cercando, lo si sta immaginando. La musa è la creatura che genera il suo autore. Yves Saint Laurent arrivò a dire che «Una vera modella può anticipare la moda di dieci anni».
Yves Saint Laurent e le sue muse
Precursore di mode e modi, uomo dalla vita travagliata e complessa, dalla personalità caratterizzata da alternarsi incessante dello yin e dello yang. Per Yves Saint Laurent una sola musa non era sufficiente, la sua complessità, la sua visione della moda, aveva bisogno di due figure complementari e agli antipodi, per concretizzarsi. Una ha rappresentato il lato gioioso e la frenesia della creazione, la seconda il lato oscuro, notturno, destabilizzante del genio. Da un lato il femminile e dall’altro il maschile, come dicevamo lo yin e lo yang.
«Tutto ciò che vive crea un’atmosfera intorno a sé, l’artista è quell’anima eletta capace di coglierla»
Loulou de la Falaise e Betty Catroux sono state entrambe muse indispensabili e rappresentative di uno stile che seppur personalissimo poteva vestire donne diversissime e uniche.
Sono state la boccata di futuro per Yves Saint Laurent, da cui ha attinto la loro modernità per immaginare la donna che le altre donne avrebbero desiderato essere prima ancora di saperlo.
Due icone capaci di ispirare il lavoro di Yves Saint Laurent
Loulou de la Falaise e Betty Catroux sono diventate per Saint Laurent, insieme al suo compagno e socio di sempre Pierre Bergé, la sua famiglia.
Una famiglia che ha inglobato tutti gli aspetti di sé stesso, quelli temuti, quelli desiderati e quelli a cui tendere, che poi hanno rappresentato la vera ispirazione. Un mondo parallelo suggellato dall’arte, intriso di glamour e di amore.
La ricerca costante di un bilanciamento di contrasti interiori ed estetici, di un equilibrio creativo perfetto raggiunto attraverso le relazioni che si creano tra corpi e menti.
Yves Saint Laurent rispettava, amava e ammirava le donne, lo faceva con un sentimento pulito e gentile, espressione della sua indole e signorilità, mettendone sempre in risalto la bellezza.
Loulou de la Falaise, aristocratica hippy, diventò prestissimo un tassello fondamentale nell’immaginario creativo di Yves. Il suo bicchiere mezzo pieno, il suo angelo custode. La personificazione del glamour che dà corpo ai sogni del couturier. Bella, solare, irriverente e assolutamente charmant. Il lato nomade di Yves.
Britannica e parigina allo stesso tempo, delicata ed elegante, aveva stile e giocava con le etichette. Instancabile lavoratrice, creativa di gioielli e accessori, amava la moda e aveva talento.
Stravagante e poetica Loulou aveva incontrato Yves nel 1968 durante una visita ad un comune amico. Aveva la passione per i colori, possedeva il dono dell’eccentricità e uno charme impalpabile e bohémien che fece innamorare istantaneamente Yves. Pochi anni dopo entrerà nella maison su richiesta dello stilista stesso e diventerà rapidamente una delle sue collaboratrici più fidate. Gli darà un contributo significativo portandolo a riscoprire il colore, i mélanges e l’associazione dei contrasti. Resterà al suo fianco per 30 anni come musa e collaboratrice instancabile, creando gioielli e cappelli per la maison di haute couture, oltre che come amica, confidente e compagna di viaggi e di lunghi soggiorni a Marrakech.
Le muse, che siano la quintessenza della raffinatezza o anime inquiete e ribelli, hanno qualcosa da dire oltre che da mostrare e il loro fascino è ancora più importante della loro bellezza.
Yves Saint Laurent che fu un innovatore instancabile, costantemente votato a modernizzare l’immagine della donna fu sempre attratto dalla dualità tra maschile e femminile, elementi contrastanti solo all’apparenza che troveranno per lo stilista un equilibrio perfetto in Betty Catroux, da lui stesso definita “il suo alter ego femminile”, “la sua anima gemella”.
Si incontrarono nel 1967 al ritrovo di Parigi “The New Jimmy’s”, diventando immediatamente inseparabili, fu attrazione a prima vista. Eccentrica e ribelle, unica ed enigmatica, altissima, biondissima dai lineamenti scarni (frutto di anni di anoressia) e l’aspetto androgino e simile a quello di Bowie.
Furono l‘ambiguità, la versatilità e la modernità di Betty le caratteristiche che la resero, agli occhi di Saint Laurent, la sua controparte, il suo alter ego femminile. Laurent e Catroux diventarono immediatamente inseparabili annegando le loro comuni malinconie in baldorie notturne.
Eccentrica e ribelle, Betty ha sempre rifiutato i diktat della moda che le venivano imposti dall’esterno vestendo sempre una sorta di uniforme che non abbandonò mai. Nel suo guardaroba solo maglie a collo alto, pantaloni a sigaretta neri, blazer neri, raramente abiti da sera, jeans e abiti dal taglio maschile; immancabili gli occhiali da sole neri.
Per Saint Laurent, che stava lavorando per sviluppare una nuova estetica che chiamava “maschile/femminile”, il loro rapporto fu anche fonte d’ispirazione per la creazione di blazer dal taglio maschile. La Catroux divenne immediatamente ciò che il designer chiamava «l’incarnazione del femminile ideale».
«Tu rappresenti per me non solo amore ma l’eleganza unica»
Betty ha personificato, meglio di chiunque altra, l’affascinante enigma di Saint Laurent e delle sue lunghe silhouette, celebrate in tutto il mondo e immuni alle mode passeggere.
La Catroux si rifiuterà sempre di lavorare per lo stilista ma lo ispirerà per tutta la vita sia con il suo stile che come devota confidente e amica di scorribande notturne.
«È stato un colpo di fulmine quando ci siamo incontrati e non ci siamo mai lasciati. Dopo di che abbiamo vissuto solo per divertimento, noi due contro il mondo. Odiavamo la vita normale»
Lolou e Betty erano le migliori amiche del mondo, anche se erano l’opposto l’uno dell’altra e insieme a Yves hanno formato un trio inseparabile.
«Durante il giorno Yves lavorava con Loulou, che era sempre felice. E la sera mi chiamava: “Va tutto male, non ce la faccio più, la vita è terribile”. Io, rilanciavo: “Come hai ragione! Andiamo a perdere la testa per dimenticare questo incubo che è la vita”. Loulou era esattamente l’opposto, trovava sempre tutto meraviglioso. Lei era il nostro Prozac»
Questa relazione di profonda affinità elettiva e amore, durata più di 30 anni con le sue muse, è all’origine delle creazioni di Yves, che ha trovando l’armonia negli opposti.
Ha reso popolare il completo pantalone, il trench, la sahariana, la pelle, i codici maschili riletti al femminile; ha anche creato romantiche fantasie sartoriali e abiti dalla femminilità estrema e dalla linea ultra femminile.
«La creatività si manifesta nell’interazione tra i pensieri di una persona e il dialogo con qualcuno che la capisca»
Anche nella vita Yves Saint Laurent fu creatore di armonia. Buona moda a tutte!