Un viaggio da solo, ma non solo, quello raccontato da Lorenzo Cherubini in “Non voglio cambiare pianeta”. Da Santiago del Cile a Buenos Aires, attraverso deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le Ande, le pampas, i villaggi sperduti e la grande città.
Una bicicletta, una musica in testa, il ritmo dei pedali e del respiro, una tendina, un paio di borse appese al telaio e tante banane che sono la benzina dei ciclisti. Così nasce “Non voglio cambiare pianeta”. Tra gennaio e febbraio Lorenzo Cherubini ha pedalato da solo per 40 giorni – più ostinato del vento, del sole e della bella fatica che è quella che uno sceglie – dopo i bagni di folla del Jova Beach Party per rientrare in una dimensione “solitaria” favorevole a prendere nuova rincorsa. Un desiderio di immersione totale nella natura, da conquistare metro dopo metro, salita dopo salita, in uno degli angoli più spettacolari del “bel pianeta”.
Un viaggio d’autore
Panorami poderosi e strade senza fine, villaggi sperduti e albe primordiali, incontri inattesi e la complice compagnia dei lama e dei guanacos incuriositi da questo loro simile con le ruote. Lorenzo è un viaggiatore vero da sempre, guardare fuori per guardarsi dentro, andare lontano per avvicinarsi ai ricordi, allo stupore dell’infanzia, trovare per sentire le mancanze. Un’avventura non per inseguire risposte ma per mettere a fuoco le solite domande. A voce alta, senza giudizi e pregiudizi, con la curiosità verso l’altro e verso l’altrove. Rivolgendosi al suo pubblico attraverso una telecamera che pesa come mezza mela e sta attaccata al manubrio, inseparabile testimone di tutto il trip.
Un viaggio da cantautore
Parole, dette e ascoltate. Silenzi di emozione e di attesa. Urla di gioia e di fatica. E poi la musica, dettata dagli assoli due ruote. Perché per Lorenzo la musica è tutto ed è sempre. È ovunque. È una presenza costante, vitale. È ossigeno e nutrimento. Musica da portarsi a casa. E tradotta – chitarra alla mano – in una colonna sonora originale registrata al ritorno chiuso in studio, con testi inediti e grandi classici reinterpretati con un tocco di Sudamerica. Pezzi essenziali e gioiosi, istintivi e divertiti, volutamente sgangherati. “Mi sono preso la libertà di dare musica alle immagini”–racconta Lorenzo–“Senza regole, senza troppi pensieri. Lasciando spazio agli errori, alle imperfezioni, all’energia del momento. La musica e la bicicletta sono così simili: più ci sei dentro e più ti vedi da fuori, più ti concentrie più latesta prende direzioni inattese”.
Un viaggio nella poesia
“Non voglio cambiare pianeta”. È un verso del poeta cileno Pablo Neruda a farci entrare nel viaggio di Lorenzo e a dare il titolo all’intero docutrip.“È un pianeta spettacolare il nostro”– spiega Jova –“È bello, è tragico, è magico, è diverso, è vecchio e appenanato sorprendente, imprevedibile. Mi piace, lui non va cambiato. Sta a noi cambiare, senza retorica e senza ideologia, per poterlo vivere senza essere noi il problema. Non voglio cambiare pianeta, perché ci sto bene. Perché è la nostra casa, e mai come in questo momento che siamo costretti a vivere nelle nostre case, stiamo prendendo consapevolezza del valore della cura, del benessere, della qualità della vita”. “Non voglio cambiare pianeta” è anche un omaggio ai poeti: da Primo Levi a Jorge Luis Borges, da Mariangela Gualtieri a Erri De Luca, da Jorge Carrera Andrade ad Antonio Machado per chiudere con Luis Sepúlveda.
“La poesia è la mia grande amica di questi giorni di lockdown, e ogni puntata abbiamo deciso dichiuderla con una poesia letta al cellulare, ognuna scelta in modo istintivo, seguendo la logica del viaggio disorganizzato”
Un viaggio che è più di un viaggio: è un docutrip
Un flusso di asfalto e di pensieri, di orizzonti e di suggestioni, di cazzeggio e di avventurosa quotidianità. Tutto documentato, tutto vissuto, tutto da condividere. “Non voglio cambiare pianeta” è il titolo del docutrip in 15+1 puntate realizzato da Lorenzo per RaiPlay.“Ero partito per prendere le distanze da tutti. Sono tornato che dovevo stare distante dagli altri per legge”– dice Jovanotti –“Rispetto a gennaio e a febbraio il mondo è stravolto, è cambiato. Sono passati solo 4000 km, ma sembra tutta un’altra storia. Ecco perché ho voluto condividere ora con il pubblico questa esperienza: perché è un vero trip, un viaggio con il corpo ma anche con la testa, perché c’è la fatica del giorno per giorno, ci sono le vette apparentemente irraggiungibili, ci sono strade senza fine ma che si possono affrontare, una pedalata alla volta, per arrivare ovunque.
“Non voglio cambiare pianeta” spero possa diventare una pedalata di evasione, un tempo di sogno in questo tempo sospeso, uno sguardo verso il futuro, un abbraccio collettivo, a chi amiamo e al nostro pianeta”.
Un prodotto originale, voluto fortemente insieme a RaiPlay per offrire al pubblico una serie interamente inedita, anche nello stile e nei contenuti.