Abbiamo incontrato Ivana Lotito, attrice conosciuta alla maggior parte del pubblico da quando, nel 2016, è entrata stabilmente a far parte del cast di “Gomorra – La serie” interpretando il ruolo di Azzurra, figlia del boss Giuseppe Avitabile, sposata con Genny Savastano da cui ha avuto un figlio
Ivana Lotito ha alle spalle una carriera d’attrice composta e coraggiosa, nel corso della quale ha dato vita alle diverse anime di una donna con una credibilità intensa, femminile e veritiera.
Con la sua Azzurra nella serie di successo “Gomorra”, è in grado di raccontare il male attraverso gli occhi di una donna mai banale. Nel film del 2019 “Il grande spirito” di Sergio Rubini ha prestato il suo trasparente sguardo a Teresa, vittima dei soprusi di un disumano marito. Adesso, è Carmela nell’opera prima di Marcello Sannino “Rosa pietra stella”. Questo è il momento di raccontare una donna alla ricerca del proprio posto nel mondo. L’attrice dallo sguardo attento e deciso, dal talento profondo e costante, porta con sé la dote del coraggio che significa prestare continuamente l’
In “Rosa pietra stella” la tua Carmela viene definita come un’amazzone. In che modo, invece, la descriveresti tu?
Quali credi possano essere le sofferenze di questa donna?
La madre e la sorella la vedono come una persona squilibrata. Carmela è diventata madre molto giovane. Non sa badare a se stessa e a sua figlia. Non è una persona rassicurante. Le persone la discriminano e rimproverano per questo. Soffre di questo giudizio e non riesce a stare nel mondo. Anche nel mondo si sente giudicata perché non vuole una vita ordinaria. È una donna sola e senza riferimenti che cerca di colmare il vuoto che sente attraverso un agire che non ha un obiettivo preciso.
In questa storia, il tuo personaggio si avvicina agli immigrati per poter lavorare. Perché?
Per sentirsi quasi come se fosse ad un livello più alto, Carmela decide di frequentare gli immigrati perché pensa di poterli aiutare come se fosse il loro avvocato. Ma di fatto non lo è. Attua, invece, dei processi e dei meccanismi totalmente illegali su queste persone. Vive quel lavoro che diventa una zona di rischio e allarmismo. Carmela è incosciente ed ignora la pericolosità di quello che fa. È convinta di potercela fare ma vive nel pericolo. Tutto quello che fa è destinato ad autodistruggersi.
Un altro tema importante del tuo personaggio è la maternità. Quale legame ha Carmela con sua figlia, interpretata da Ludovica Nasti?
In che modo si costruisce un personaggio così complesso e come si trova un punto d’incontro con una donna del genere?
Ancor prima di girare il film, Carmela era diventata parte dei miei pensieri. Mi sono posta molte domande a cui ho cercato di dare delle risposte. È stato prezioso l’aiuto del regista Marcello Sannino che mi ha offerto la grande occasione di confrontarmi con un riferimento reale. La donna alla quale Marcello si è ispirata è una donna realmente esistita che lui ha conosciuto. Ci siamo confrontati, parlando tantissimo di questa figura femminile in fuga da tutto e da tutti. Mi ha mostrato alcune sue foto che mi hanno permesso di vederla realmente. Avevo un’immagine reale dei suoi racconti di vita che me la rendevano carnale davanti ai miei occhi. In questo modo, ho potuto davvero capire certi meccanismi quasi incomprensibili di Carmela.
Il cinema sta dando un grande spazio al Sud d’Italia. Quanto ritieni sia importante raccontare, attraverso l’arte, luoghi così belli ma spesso ancora così sottovalutati?
Negli scorsi mesi sei tornata sul grande schermo con il film “Il grande spirito” di Sergio Rubini. Anche in quel caso, hai interpretato una donna con una vita difficile. Cosa ti resta di quel personaggio?
A quale donna vorresti dar voce, adesso?
Ho avuto la possibilità di interpretare donne diverse tra di loro che raccontano mondi immensi. Tutti i personaggi che contengono una complessità e che non sono solo ciò che appaiono, per me, sono motivo di grande entusiasmo e di grande ispirazione. Amo interpretare donne che hanno sempre qualcosa che ti spinge ad andare in profondità per comprenderle. Dove c’è il bisogno di andare fino in fondo, io mi sento felice. Mi sento appagata nel raccontare l’essere umano non solo per come sembra, ma anche per come è all’interno.