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Al Museo del Tessuto di Prato una mostra dedicata a Massimo Cantini Parrini, costumista del “Pinocchio” di Matteo Garrone

Il Museo del Tessuto di Prato ha inaugurato una mostra dedicata al pluripremiato costumista cinematografico Massimo Cantini Parrini, aperta fino al 22 marzo 2020

La mostra presenta in anteprima assoluta il suo ultimo straordinario lavoro, gli oltre 30 costumi realizzati per il film “Pinocchio” di Matteo Garrone. Il film è uscito nelle sale il 19 dicembre distribuito da 01 Distribution e interpretato da un cast di assoluta eccezione. Roberto Benigni è Geppetto, Gigi Proietti interpreta Mangiafuoco, Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini il Gatto e la Volpe. Dei costumi in mostra, 25 sono stati realizzati dalla Sartoria Tirelli, 5 dalla Sartoria Costumi d’Arte Peruzzi, 2 da Cospazio 26. Le parrucche sono di Rocchetti e Rocchetti. 

Pinocchio e Geppetto, foto di scena di Greta De Lazzaris

La carriera di Massimo Cantini Parrini

Massimo Cantini Parrini è nato e si è formato a Firenze: dall’Istituto Statale d’Arte di Porta Romana, al Polimoda, fino alla Laurea in Cultura e Stilismo della moda presso l’Università di Firenze.
Nel corso degli studi accademici vince il concorso al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, diventando allievo nel corso di costume del premio Oscar Piero Tosi. In questo maestro assoluto Massimo Cantini Parrini troverà la guida della sua carriera, poiché, oltre all’amore e alla passione condivisa per l’arte del costumista, egli diverrà per il giovane allievo un esempio di dedizione e di vita. La stima accordatagli da Tosi lo porta già giovanissimo ad essere oggetto d’interesse per vari ambienti lavorativi. Così entra nella sartoria Tirelli come assistente costumista, ed è con questa qualifica che esordisce nel cinema accanto alla costumista, anche lei premio Oscar, Gabriella Pescucci, che lo chiama a collaborare per oltre dieci anni per grandi produzioni cinematografiche internazionali, teatro lirico e varie manifestazioni. 

Premiato con 3 David di Donatello consecutivi

Massimo Cantini Parrini è l’unico costumista italiano ad aver vinto dalla prima nomination tre David di Donatello consecutivi (2016-2018), oltre ad altri numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali spiccano Nastri d’Argento, Ciak d’oro e premiazioni in importanti festival cinematografici. L’ultimo e più importante riconoscimento è l’EFA (European Film Award). In curriculum ha più di 50 produzioni da costumista, molte delle quali per registi di fama internazionale. Tra le sue esperienze professionali, emerge significativamente il sodalizio stabilito con Matteo Garrone, che – prima di Pinocchio – lo ha chiamato per realizzare i costumi dei film Il racconto dei Racconti (2015), e Dogman (2018). 

Il percorso della mostra è articolato in due sezioni: la prima dedicata al costumista, alle sue fonti d’ispirazione, al suo lavoro creativo e sul set, la seconda ai costumi del film

La prima sezione permette al visitatore di entrare nel mondo di questo straordinario costumista, di penetrare nella sua grande passione e conoscenza per il costume antico, nel suo modo di lavorare e di progettare i costumi per lo spettacolo. Un grande video a parete riporta stralci di interviste in cui Massimo racconta il suo vastissimo archivio, come da collezionista è diventato costumista, il dipanarsi del suo processo creativo. Le interviste sono intervallate da interessanti frame tratti dal back stage delle riprese del film Pinocchio, attraverso le quali si tocca con immediatezza il clima del set cinematografico appena concluso. 

Fatina e Pinocchio, foto di scena di Greta De Lazzaris

Un’intera parete è inoltre dedicata ai bozzetti realizzati da Massimo per il film Pinocchio, composti con un interessante mix di tecniche manuali, documentazione fotografica e ritocco digitale. Accanto, una teca raccoglie una selezione di cartelle di lavoro contenenti le diverse campionature di tessuti selezionati per realizzare alcuni dei costumi del film, testimoniando l’accurato lavoro di ricerca che precede la realizzazione di ogni singolo capo o accessorio. 

I 32 costumi realizzati per il Pinocchio di Garrone

La seconda sezione rappresenta un vero tributo al film considerato l’evento cinematografico dell’anno. Qui sono infatti esposti i 32 costumi realizzati da Massimo Cantini Parrini per vestire i principali personaggi del film. 

Geppetto

Il costume di Geppetto è composto da un frac in tela di lino, pantaloni corti sotto il ginocchio e un gilet a righe. Una foggia “fuori moda”, rispetto all’ambientazione di fine Ottocento del racconto, che è in perfetta coerenza con la tendenza propria del costume popolare toscano di richiamarsi a modelli di napoleonica memoria, mentre i magistrali trattamenti di usura comunicano con immediatezza che quegli abiti sono gli unici posseduti da anni dal falegname. 

Bozzetto del costume di Geppetto di Massimo Cantini Parrini

Il Grillo parlante

Da sempre il Grillo parlante è rappresentato nelle vesti di persona dotta, di professore, ed è così immaginato dal costumista anche nella versione di Garrone. La piccola giacca in camoscio color muffa riecheggia il taglio del primo frac, capo apparso alla fine del Settecento ma perfezionato agli inizi degli anni Venti dell’Ottocento. Il pantalone è corto, così da mettere in evidenza le gambe magrissime. Al collo indossa una cravatta con fiocco, accessorio che conferisce importanza e autorità. 

Costume Grillo parlante Massimo Cantini Parrini, 2019. Sartoria Tirelli. Foto Leonardo Salvini

Mangiafuoco e i burattini

Una grande pedana ospita Mangiafuoco e 8 burattini del suo teatro. Il burattinaio è avvolto in un cupo cappotto di fustagno di cotone; indossa maglione di lana, pantalone di fustagno di cotone e cappello di feltro. Di fronte a sé, allineati come un immaginario teatrino, i personaggi della Commedia dell’Arte, straordinariamente interpretati da Massimo Cantini Parrini con attenzione alla tradizione e incredibile cura dei particolari. Spiccano i costumi di Colombina, vestita con un busto steccato a mo’ di corpetto in velluto e gonna di cotone stampato, decorato da nastri increspati con applicazioni di tulle e nappine. Quello di Gianduia con giacca di pilor con manopole e alamari in passamaneria, pantalone al ginocchio in raso di seta, gilet di pilor bordato con passamaneria, feluca in paglia e passamaneria. Straordinario anche il costume del Diavolo nella sua vivida rappresentazione del fuoco stesso, composto da giustacore di velluto e pantalone di panno con applicazioni di strisce sagomate a fiammella, bordate di passamaneria e nappine.

Bozzetto Colombina, Massimo Cantini Parrini

Il Gatto e la Volpe

Il Gatto e la Volpe potrebbero essere citati come emblemi del gusto contemporaneo per il Vintage. Il primo è abbigliato con un tight di lana e gilet di velluto a motivi cachemire. Il secondo con cappotto di lana sciallato in astrakan e gilet di seta a piccoli pois. Entrambi indossano capi vecchi, memori di un fastoso passato. Sono abbigliati da gentiluomini mescolando epoche e stili come due vecchi dandy. Pinocchio, venuto al mondo da poco, non distingue le fogge create con abiti usati, vecchi, logori, sporchi e fuori taglia. Anzi, ai suoi occhi, hanno un effetto elegante. 

Massimo Cantini Parrini
Bozzetto Il Gatto e La Volpe, Massimo Cantini Parrini

Pinocchio

L’abito di Pinocchio campeggia al centro della sala mostre temporanee del Museo, realizzato in tessuto jacquard con effetto increspato. Dalla vecchia e unica coperta che Geppetto possiede, il falegname cuce farsetto, pantaloni, cappello e gorgiera per il suo bambino, tutti dalla stessa stoffa. La forma è semplicissima: Geppetto è un falegname non un sarto, sebbene conosca le proporzioni ben più di un sarto! Il famoso abito di carta e il famoso cappello di mollica di pane, vengono ripensati dal costumista come un total look. La scelta è stata motivata da esigenze di copione. Sarebbe stato impossibile gestire sul set continui cambi di abiti di carta o utilizzarli nelle scene girate sotto la pioggia, nel fango o al mare. La decisione, approvata dalla regia, ha permesso di trasformare Pinocchio nell’unica nota di colore del film. Il rosso, colore amato dal costumista, rappresenta la rabbia, l’amore, il sangue, il fuoco, la vita, il colore della vergogna. Tutti elementi che fanno parte delle avventure della fiaba e dello stesso protagonista. 

Massimo Cantini Parrini
Bozzetto Pinocchio, Massimo Cantini Parrini

La Fata Turchina

La foggia dell’abito della Fata Turchina è presente nella versione da bambina e da adulta. Entrambi sono realizzati in garza di cotone, stoffa che ha permesso di invecchiare l’abito mantenendo, tuttavia, la sua leggerezza. L’aspetto degli abiti richiama il periodo romantico dell’Ottocento, intorno al 1836. Il colore è diafano e si intona perfettamente alla famosa chioma di capelli, in questo caso resa argentea. 

Massimo Cantini Parrini
Costumi Fata Turchina bambina e adulta di Massimo Cantini Parrini, 2019. Sartoria Tirelli. Foto Leonardo Salvini

La Lumaca

Il costume della Lumaca riflette il suo carattere flemmatico. Indossa, infatti, una veste da camera con coprispalle e cuffia, il tipico abbigliamento da mattina adottato da tutte le signore dell’Ottocento. Le vesti sono bagnate dalla sua bava, consunte dal tempo, dalla polvere e dall’usura, tutto a causa della sua atavica lentezza e stanchezza. I colori sono diafani ma quello prevalente è il mauve, colore di moda sul finire del XIX secolo, scelto per il richiamo alla calma e alla serenità. 

Massimo Cantini Parrini
Costume Lumaca di Massimo Cantini Parrini, 2019. Sartoria Tirelli. Foto Leonardo Salvini

Il cinema è forse l’industria creativa più vicina alle persone. Permette di veicolare contenuti culturali attraverso modalità e linguaggi che sollecitano la curiosità anche dei non addetti ai lavori. In questo senso, i costumi realizzati da Parrini aiutano a promuovere la cultura e la conoscenza del tessuto, del costume e della moda.

L’idea di esporre i costumi del film Pinocchio in simultanea all’uscita della pellicola nelle sale cinematografiche rappresenta una assoluta innovazione in campo museale. È stata resa possibile dalla generosa collaborazione del costumista, del regista, della produzione e della distribuzione del film. 

Il catalogo della mostra, in uscita a gennaio 2020, è pubblicato da Silvana Editoriale.

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