Chiara Boni, una delle più note stiliste italiane nel mondo, creatrice del marchio La Petite Robe, si racconta come donna e come stilista nell’autobiografia scritta con Daniela Fedi
S’intitola “Io che nasco immaginaria” l’autobiografia di Chiara Boni, scritta a quattro mani con la giornalista Daniela Fedi. Edito da Baldini & Castoldi nella collana I Fenicotteri, il libro è un ritratto intimo della vita della designer. Dagli inizi della sua carriera a Londra negli anni ’70, al ritorno a Milano nel decennio seguente, all”ingresso del suo brand in GFT (il Gruppo Finanziario Tessile, che possiede Armani e Valentino).
Successivamente Chiara Boni riacquisisce il suo marchio e nasce Chiara Boni La Petite Robe, che propone abiti in jersey stretch molto apprezzati da star e personalità internazionali, soprattutto a New York, dove sfila due volte l’anno. Un abito adatto a tutte, che si può ripiegare in una bustina e che rappresenta la sua concezione della moda e della bellezza. L’autobiografia di Chiara Boni si intreccia alla Storia d’Italia, tra vicissitudini politiche, scontri generazionali e trasformazione dei costumi.
“Io che nasco immaginaria”, l’autobiografia di Chiara Boni
Chiara Boni si racconta come donna e come stilista, lasciando che le pieghe più intime del proprio vissuto esprimano sempre un’idea della moda che da quel vissuto origina, rilanciandone un invincibile senso di gioiosa libertà.
Le donne occupano un posto importante nella vita della stilista toscana. Le amiche sono al suo fianco sin dall’inizio, quando seguiva la mamma in sartoria a Firenze, dove quest’ultima provava modelli e lei, bambina, già imparava i trucchi del mestiere. Poi nella stagione dei balli, o quando Chiara, appena diciottenne, parte per Londra, la città che le insegna a vestirsi libera da qualsiasi condizionamento.
«La moda è lo specchio dei tempi e gran parte della mia vita»
Anni dopo, in Italia, l’incontro con Titti, il suo primo marito, la politica, un figlio. Le prime «cose» create e vendute, l’avanguardia architettonica degli UFO – di cui Titti era ideatore – l’influenza dell’arte, del cinema, della musica.
E poi la Milano degli anni Ottanta, quando è una giovane donna separata alle prese con una carriera in ascesa. La sperimentazione con il Collettivo Moda Nostra e il successo che arriva quando il suo marchio entra nel GFT, il Gruppo Finanziario Tessile, e lei sceglie di usare un unico tessuto, un jersey elastico, e un unico colore, il nero.
Nasce così La Petite Robe: un vestito che possa farsi interpretare da ogni corpo, dando a ogni donna la possibilità di esprimersi. Tante persone attraversano la sua vita privata e lavorativa, e amori appassionati – da Cesare Romiti ad Angelo Rovati, a Fabrizio Rindi. E, ancora, il sogno americano, con lo sbarco negli Stati Uniti, seguendo un itinerario funambolico di Stato in Stato, e una vita che mai si ferma, riservandole anche prove dolorose.
“Io che nasco immaginaria”
Autore: Chiara Boni, a cura di Daniela Fedi
Editore: Baldini & Castoldi
Collana: I fenicotteri
Formato: Brossura
Pagine: 160
Prezzo: € 18,00