Negli Anni Sessanta, Diane Vreeland voleva modelle con personalità e cercava quella nuova bellezza a cui corrispondeva perfettamente l’italiana Benedetta Barzini dal volto irregolare e mediterraneo
Le fu presentata dall’italoamericana Consuelo O’Connell Crespi, all’epoca redattrice di moda, che la notò per strada. Benedetta Barzini debutta come modella nel 1963 a Roma per Vogue America ed entra così a far parte di quella costellazione di icone degli anni ’60.
Cominciò così, a vent’anni il suo esordio nella moda come modella. Benedetta pensò che sarebbe rimasta lontana dall’Italia solo qualche giorno, invece vi rimase per cinque anni. Gli obiettivi delle macchine fotografiche di Bert Stern, di Richard Avedon e di altri grandi fotografi, immortalarono quel suo particolare “volto” che metteva in evidenza una sofisticata interpretazione del look mediterraneo.
«Io non mi sono mai immedesimata nella follia del mestiere: perché, di follia, avevo la mia personale, che era anche più forte…Soffrivo di anoressia: ed è una malattia che ti tiene lontana dagli specchi, dal rivedere le tue fotografie, che ti fa scappare dal tuo corpo…»
Benedetta Barzini, la prima top model italiana degli anni ’60 è ancora bellissima, di una bellezza magnetica fatta di distanza, di quella distanza che crea appeal.
Il suo lavoro lo ha fatto mantenendosi critica e distaccata, da intellettuale prestata all’immagine ed è in questa distanza che trapela il segreto del suo carisma.
Il ritorno in Italia
Dopo cinque anni di vita da top model in America, Benedetta Barzini tornò in Italia diventando una delle modelle predilette di Ugo Mulas, si dedicò poi alla famiglia, all’insegnamento sempre nel campo della moda e all’impegno politico. Negli anni ’70 abbracciò da militante la causa femminista, diventando scrittrice e docente acuta e controcorrente di Antropologia della moda, in eterna lotta con un sistema che per lei significa sfruttamento del femminile.
Musa, modella, femminista, docente, giornalista, ribelle e anticonformista. Non si può definire Benedetta Barzini, perché significherebbe inquadrarla in uno o più stereotipi che lei ha sempre rifiutato.
Ma una cosa è certa: questa donna dalla personalità complessa e dall’intelligenza acuta ci ha regalato una delle conquiste che ha rivoluzionato il sistema moda, cioè la consapevolezza che il fascino batte il tempo.
È il simbolo di un nuovo modo di vedere la moda, quello che va oltre l’idea che la bellezza debba per forza fondersi con la gioventù è una donna che non ha paura dell’età e del tempo.
Attualmente la Barzini è ancora modella. Continuando ormai la collaudata collaborazione con Daniela Gregis, ieri ha sfilato per la Primavera/Estate 2024, più bella che mai. Noi tutte, pensando a lei, abbiamo bene impresse le immagini di una splendida donna orgogliosa delle sue rughe e senza trucco che sfila per i brand più prestigiosi come Armani, Gattinoni, Marras, Gucci.
Ogni volta che torna a sfilare o a posare per qualche fotografo, trionfante del rifiuto della chirurgia plastica e anche del trucco, tutti la guardano con ammirazione. Possiede tutt’ora un magnetismo che viene più dal pensiero che dal mestiere e l’innata capacità di riempire la scena:
«Da ragazza mi sono sempre detta: non lasciarti confondere da nulla»
Ha avuto ed ha ancora la capacità innata di nobilitare un abito, non solo attraverso la sua naturale eleganza, ma con l’intelligenza e la grazia che si rivelano attraverso la fierezza dello sguardo, la misura del movimento.
Benedetta Barzini, la bellezza oltre gli stereotipi
Ha dimostrato che non è la bellezza a contare, neanche nella moda. Forse è la personalità, l’anima di una donna, ciò che resta dopo che la bellezza cambia o svanisce.
Grazie a lei le donne ora, non sono più schiacciate sotto il peso di un’immagine di bellezza irraggiungibile, legata alla giovinezza e per questo è stata premiata per il suo impegno contro gli stereotipi femminili.
Stile ed eleganza sono attitudini che non svaniscono con il tempo, anzi, la consapevolezza e l’accettazione di sé esprimono la bellezza e la personalità.
«Bene sarebbe ricercare una propria identità e difenderla senza timore riuscendo a non cadere nei clichè: è l’omologazione che va condannata! Non dobbiamo pensare sempre di essere costrette ad esibire la nostra bellezza e convincerci che non dobbiamo piacere continuamente»
Uno scritto di Antonio Marras a lei dedicato:
«Cara Benedetta è tanto che volevo scriverti, è tanto che volevo dedicarti una collezione, la cosa più preziosa che ho. Ho pensato a te nel scegliere tessuti e materiali, forme e volumi, ricami e intagli. È per te che ho scelto i colori. Si tratta di colori indefiniti e profondi, come rosa pallido, azzurro e amaranto; i colori dei quadri di pittori francesi dei primi del Settecento come Boucher e Watteau. Ho pensato a te perché mi ricordi la Marchesa de Merteuil, libera dai cliché moralistici di una società che vive di apparenza. Perché sei unica e rigorosa e quindi puoi permetterti di essere cinica e sincera. E perché al contrario della Marchesa, hai vinto»
Gucci, dopo aver reclutato Benedetta Barzini per la campagna Cruise 2020, ha chiamato la modella a posare anche per il lookbook della Pre-fall Donna 2020-21.
«La musa rappresenta un punto d’arrivo ben superiore alla “bellezza”, poiché non è legata alla temporalità della giovinezza»