Donare il sangue ha un impatto significativo sulla vita di molti. Ogni anno, sono circa 630 mila le persone salvate grazie a questo gesto di altruismo, in particolare coloro affetti da patologie croniche
Con l’arrivo dell’estate, spesso si verifica una diminuzione delle donazioni di sangue. Molti donatori abituali sono in vacanza o impegnati in altre attività estive, e questo può mettere a rischio le scorte di sangue essenziali per salvare vite umane.
È fondamentale comprendere l’importanza di donare il sangue durante tutto l’anno, compresa la stagione estiva, per garantire che i pazienti abbiano accesso a trasfusioni vitali quando ne hanno bisogno. Un singolo gesto può fare la differenza nella vita di molte persone.
Donare il sangue: i risultati della survey
Quest’atto di altruismo non solo aiuta il ricevente, ma porta benefici anche al donatore stesso. Infatti, secondo Serenis e Fondazione Telethon, compiere un atto di altruismo giova non solo al prossimo, ma anche a se stessi, portando ad aumentare il livello di gioia e stimolando il meccanismo di gratificazione nel cervello.
Ma cosa spinge le persone a decidere di donare o meno il sangue? Per comprendere le motivazioni dietro quest’atto, Serenis, una piattaforma di benessere mentale, ha coinvolto 235 persone in un sondaggio.
Gli esiti rivelano che il 59% degli intervistati sono donatori. Tuttavia, solo il 14,9% ha smesso, principalmente a causa del malessere pre o post prelievo, o dei rigidi requisiti richiesti per la donazione. Allo stesso tempo, i non donatori rappresentano il 40,8% delle persone, principalmente a causa di paure come quella per l’ago (14,4%).
Le emozioni legate alle donazioni di sangue
Tuttavia, è interessante notare che solo il 17% degli intervistati riporta sensazioni negative legate al donare il sangue, come ansia e paura. Questo suggerisce che le emozioni positive, come altruismo, orgoglio, benessere, gratitudine e soddisfazione, prevalgono sulle sensazioni più negative.
Martina Migliore, esperta di Superhero Therapy e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Serenis, spiega che: «Il nostro lato sociale, quello che ci spinge a stare insieme e ad aiutarci, è fondamentale per farci sopravvivere. Ma perché aiutiamo gli altri? Per incentivare lo spirito di solidarietà, la compassione o per compiere un atto di fede: in molte religioni, infatti, aiutare il prossimo viene considerato un principio centrale. Ma possiamo anche farlo per occupare il tempo, incontrare nuove persone, ridurre il senso di colpa o ricevere gratificazioni. Insomma, per premesse più “egoistiche”. Per esempio, una persona può scegliere di donare il sangue perché ritiene che sia un dovere, avendone la possibilità. Ma forse nel suo processo decisionale influisce anche il vantaggio di controllarsi periodicamente, grazie alle analisi regolari e gratuite. Questo ovviamente non toglie il valore del gesto, né rende la persona meno “altruista”, anzi, sapere che fare del bene può giovare anche a noi stessi può essere un motivo ulteriore per impegnarsi nel volontariato o nella beneficenza».