L’8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna. Una giornata dedicata alla celebrazione delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne di tutto il mondo, ma anche alla riflessione sulle disuguaglianze di genere ancora presenti nella società. Tanto è stato ottenuto, ma c’è ancora molta strada da fare
La Giornata Internazionale della Donna, che si celebra l’8 marzo, ha origine dalla storia delle lotte delle donne per l’uguaglianza e la giustizia sociale. L’idea di dedicare una giornata alle donne nacque durante la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste a Copenaghen nel 1910, su proposta dell’attivista tedesca Clara Zetkin.
La Giornata Internazionale della Donna è diventata un’importante occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche legate alla parità di genere, alla violenza sulle donne, alle discriminazioni e alle disuguaglianze ancora presenti nella società. In molti paesi, l’8 marzo si organizzano eventi, dibattiti, manifestazioni e attività per celebrare le donne e le loro conquiste, promuovere la loro partecipazione attiva alla vita sociale e politica e rafforzare la loro autodeterminazione e il loro potere di scelta.
Giornata Internazionale della Donna, le lotte al femminile
Nel corso del secolo scorso, le donne hanno ottenuto alcuni importanti diritti che fino a quel momento erano stati loro negati. Come il diritto di voto, riconosciuto nel 1920 negli Stati Uniti. In Italia invece il suffragio femminile è stato riconosciuto nel 1946. Il diritto all’istruzione e alla salute, il diritto al divorzio. E poi il diritto all’uguaglianza sul lavoro, una delle principali cause del movimento femminista negli anni ’60, e il diritto alla parità di salario, che è stato riconosciuto in molti paesi. Spesso solo sulla carta, perché la disparità salariale di genere è ancora presente in molte parti del mondo.
Da Rosa Parks a Mahsa Amini, le donne simbolo dell’emancipazione
Molte donne coraggiose hanno lottato per la parità dei diritti in molti campi, dalla politica allo sport, dalla cultura alla filosofia. La loro eredità ha ispirato molte altre donne a lottare per l’emancipazione femminile e per la creazione di una società più giusta ed equa.
Susan Brownell Anthony (1820-1906) è stata un’importante saggista, attivista e pioniera dei diritti civili statunitense. Ha svolto un ruolo cruciale nel movimento volto ad assicurare il diritto di suffragio alle donne negli Stati Uniti.
Emmeline Pankhurst (1858-1928), attivista e politica, leader del movimento suffragista britannico che ha combattuto per il diritto di voto femminile in Gran Bretagna.
Simone de Beauvoir (1908-1986) filosofa, scrittrice e femminista francese che ha scritto “Il Secondo Sesso”, un’opera fondamentale del femminismo.
Rosa Parks (1932-1977) attivista statunitense, figura-simbolo del movimento per i diritti civili. È divenuta famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco. Dal suo gesto seguì il boicottaggio dei mezzi pubblici da parte della comunità afroamericana. Dopo un anno di proteste, nel 1956 si è arrivati all’abolizione delle leggi segregazioniste.
Franca Viola, la prima a rifiutare il matrimonio riparatore
Gloria Steinem, nata nel 1934: scrittrice, giornalista, attivista e femminista americana che ha combattuto per i diritti delle donne e la giustizia sociale.
Lella Lombardi, nata nel 1941, è stata la prima pilota italiana di Formula 1 e attivista per i diritti delle donne nello sport
Angela Davis, nata nel 1944, attivista americana per i diritti civili e delle donne, insegnante e filosofa
Franca Viola, nata nel 1948, è il simbolo della lotta contro le tradizioni patriarcali italiane per il suo coraggio di rifiutare un matrimonio forzato, il cosiddetto matrimonio riparatore.
Malala Yousafzai, nata nel 1997: attivista pakistana che ha lottato per il diritto all’istruzione delle ragazze e delle donne, sopravvissuta a un attacco talibano e premiata con il Premio Nobel per la Pace nel 2014.
Giornata Internazionale della Donna 2023: Mahsa Amini, simbolo della resistenza in Iran
Mahsa Amini, (1997-2022) è una ragazza iraniana divenuta simbolo della resistenza. Colpevole solo di aver indossato male l’hijab, velo imposto dallo Stato iraniano alle donne, lasciando sfuggire i capelli.
Arrestata, è deceduta in seguito alle percosse e alle violenze subite. Il 16 settembre si è diffusa la notizia della sua morte, che ha scetenato in tutto il mondo un’ondata di proteste al grido di “Jin, Jiyan, Azadî”, cioè “Donna, vita, libertà”.