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Anna Ferzetti: «Io e Pierfrancesco Favino: la nostra vita tra set, red carpet e famiglia» 

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 
Su Sky Cinema con “(Im)Perfetti criminali”, su Disney+ con “Le fate ignoranti – la serie” di Özpetek e, dal vivo, al teatro Sala Umberto di Roma con “Ovvi destini” di Filippo Gili

È Anna Ferzetti. Non è la figlia di, non è la moglie di. È attrice, madre, compagna e ha faticato per costruirsi tutto questo. Due candidature ai David di Donatello e tante porte in faccia.

Ma ora, alla Sala Umberto si gode il suo teatro, insieme a Vanessa Scalera, Pier Giorgio Bellocchio e Daniela Marra.

Abituata a cinema e televisione, come ti trovi a teatro, dove deve essere sempre e solo “buona la prima”?

Anna Ferzetti: Ho iniziato proprio facendo teatro con mio padre e ne ero affascinata. Poi è capitato di affrontare soprattutto cinema e televisione. A teatro, effettivamente, è “buona la prima”: devi giocartela tutta in quel momento. Ma è e resta la mia passione. Amo sentire il pubblico, recitare in un modo sempre diverso. È quello che accade tutte le sere qui alla Sala Umberto con “Ovvi destini” dove, per un’ora un’ora e mezza, hai la possibilità di diventare qualcos’altro, cambiare il tuo modo di pensare, fare cose che nella vita non potresti fare. C’è un ritmo che varia ogni sera. Filippo Gili, poi, ha la grande capacità di lasciarci il nostro ritmo.

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 
Anna Ferzetti in “Ovvi destini”

Durante una replica, c’è stato un momento in cui mi sono commossa e Vanessa (Scalera – nda) ha reagito di conseguenza, dandomi una battuta diversa dalla replica precedente. Doveva legarsi a quella commozione. È una  fortuna avere una simile regia. Ogni sera usciamo provati, ma contenti che il pubblico abbia gioito con noi. La gratificazione più bella del mio mestiere è sapere che una persona si è presa del tempo per venirci a vedere. 

“Ovvi destini” debuttò prima della pandemia. In questi due anni, rispetto alla prima al Brancaccino, sei cambiata. In scena ti ho visto dominare il palco, tener testa a Vanessa in un modo più consapevole…

Anna Ferzetti: Questi due anni hanno cambiato tutti noi. Io, poi, ho continuato a lavorare nonostante la pandemia. Il nostro è un lavoro di scoperta che non finisce mai. Non arrivi mai a una fine. Quando dicono «sei arrivato». Ma arrivato dove? Devo sentire ogni volta il fuoco sotto i piedi, altrimenti mi spengo. È un fuoco che devo sempre tenere vivo.

Quanto sei critica nei tuoi confronti quando ti rivedi?

Anna Ferzetti: Tanto. Non amo rivedermi. Noto quello che avrei fatto diversamente. Cerco di  osservarmi dall’esterno e lasciarmi sorprendere. Se vedessi Anna, sottolineerei solo i difetti, quindi mi concentro sul personaggio. Poi ho le mie amiche storiche che chiamo per avere un parere. È giusto avere critiche. Quelle costruttive aiutano a crescere. Purtroppo ci sono anche i giudizi gratuiti, dati senza rendersi conto che dall’altra parte c’è una persona che ha tentato di fare un lavoro al meglio delle sue possibilità. C’è modo e modo di dire le cose.

Dopo la ripresa di Ovvi destini, al TBM, ti ho vista con Pierfrancesco Favino: era un normalissimo marito che era venuto a prendere la moglie alla fine di una giornata di lavoro. Spesso il pubblico considera gli attori di successo come se vivessero su un altro pianeta o, peggio, li identifica con il personaggio che li ha resi famosi e li chiama con quel nome…

Anna Ferzetti: A volte fermano Vanessa per strada e chiamano «Imma!» (Tataranni – nda). Per strada, ti sorridono come se tu fossi un’amica e tu arrivi a casa portandoti questo bagaglio: devi essere brava a uscire da quel ruolo. Ti idealizzano. Non pensano che sei una persona che va al supermercato o alla posta. È una cosa strana: a volte cerco di ricordare come guardavo i miei miti da giovane, se pensavo al cantante dei Guns N’ Roses che andava a fare la spesa. Sicuramente ci andava. La sera al TBM era la prima volta che Pierfrancesco vedeva lo spettacolo. Siamo due persone che hanno scelto di fare questo mestiere invece che un altro. 

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 

Siamo due genitori che si svegliano la mattina alle sette, che accompagnano i figli a scuola. A volte non possiamo perché ci vengono a prendere presto per andare sul set. Domenica ero ad un battesimo e, subito dopo pranzo, ho salutato tutti perché avevo la pomeridiana in teatro. Alla serata dei David parlavo con Vanessa e lei diceva: «Io non mi abituerò mai» . Le ho risposto: «Non ci si abitua mai ad avere venti persone che ti chiamano per fare delle foto». Ogni tanto devi pensare che stai recitando un personaggio. Ancora adesso, ad una prima o su un set fotografico, mi vergogno. Mi piacerebbe solo fare il mio lavoro, rispondere ad alcune domande e tornare a casa. Invece le persone hanno voglia di vederti, di sentirti parlare. Anche questo fa parte del nostro mestiere.  

Il nostro lavoro è totalizzante, non abbiamo orari. È un lavoro anche di studio e di ricerca. Per quanto difficile, a un certo punto devi chiudere e vivere la vita al di fuori del lavoro. Quando sei in tournée, a casa non torni. Io poi ho scelto di avere una famiglia, dei figli. Ti occupi anche di loro, non è che li abbandoni.

Ho notato che usi Instagram per lavoro. Non è una sorta di GF personale…

Anna Ferzetti: Mi iscrissi a Facebook perché avendo frequentato scuole straniere, avevo amici in giro per il mondo. Era un modo per sentirci più vicini. La stessa cosa Instagram. Poi mi accorsi che su Instagram le persone possono seguirti, scriverti. Quando condivido scatti familiari, penso a tutti i miei amici lontani. Ma non è il diario della mia vita quotidiana. Sennò non hai più la tua privacy.

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 
Ph. Andrea Ciccale©

È appena uscito su Sky Cinema (Im)Perfetti criminali…

Anna Ferzetti:  Quando Alessio (Alessio Maria Federici – nda) mi ha proposto il copione, l’ho trovato delizioso. Mi ha ricordato, in versione moderna, la commedia all’italiana, tipo “I soliti ignoti”. Ha messo insieme quattro personaggi che lui definisce perdenti. Sono delle persone semplici: quattro guardie giurate che in modo diverso devono tirare la carretta, mandare avanti la loro vita. Uno di loro viene licenziato e gli altri cercano di farlo riassumere perché non saprebbe come vivere. Io e Filippo Scicchitano siamo una coppia che arriva a fatica a fine mese.

Lui finisce il turno e arriva a casa mentre io sto uscendo per andare a lavoro. Sono una supplente e un giorno torno a casa dicendo: «La Petrelli è in coma». «Ma chi è la Petrelli?» «La professoressa che sostituisco». «Poverina mi dispiace». E io: «Ma come ti dispiace? Se lei resta in coma, io prendo il suo posto». È una commedia che ti fa ridere e riflettere insieme. Durante le interviste, Alessio diceva sempre: «Siamo tutti un po’ perdenti, non esistono quelli che vincono sempre». Ha dedicato questo film ai secondi, a quelli che perdono da una vita. Chi, nella vita reale, non ha mai perso? Anche io nella mia vita ho avuto delle sconfitte: quando fai un provino, ad esempio, non sempre vinci.  

Ma come, bella, famosa, con un padre bello e famoso, con un marito bello e famoso…..e poi hai le sconfitte pure tu?

Anna Ferzetti: Le abbiamo tutti. Mio padre ha fatto l’attore negli anni più belli del cinema italiano. Sono stata una ragazza come tutte le altre, con un’adolescenza complessa. L’adolescenza è difficile per tutti. Ho deciso di fare questo mestiere e l’ho deciso tardi, forse perché in questo ambiente già ci vivevo. Mi sono innamorata varie volte finché non è entrato nella mia vita il mio grande amore, la persona con cui sto tuttora. All’epoca aveva 33 anni ed era una persona normale come me, che cercava di fare l’attore da tanti anni, che aveva alle spalle tante sconfitte e tante porte in faccia. Ma abbiamo tenuto duro e lui ha avuto i suoi riconoscimenti, quelli che io sto avendo ora.

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 

Per noi non è cambiato niente. Facciamo una vita come tutti gli altri e abbiamo lottato per costruircela. Abbiamo fatto sacrifici. Quando fai un film fuori, stai mesi lontano dalla tua famiglia. Di noi attori si vedono solo le cose belle, il film, il successo, i lustrini. Ma dietro c’è una persona che sta in albergo da solo, si sveglia la mattina da solo, cena da solo. Non è sempre un red carpet. Per cinque o sei mesi prendi il treno il sabato, se finisci di lavorare un po’ prima, torni a casa per stare con le tue figlie e la domenica sera riprendi treno per tornare sul set. È giusto ricordare anche questo lato del nostro mestiere. Non voglio dovermi vergognare per la mia vita.

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 

Sono fortunata perché faccio quello che ho scelto e che mi piace fare, però ho fatto delle scelte. Non è  arrivato niente per caso. Ho una splendida famiglia che mi sono costruita e che continuo a costruire ogni giorno. È un progetto comune con il mio compagno. Quando ci chiedono: come fate dopo tanti anni a stare bene insieme? È perché abbiamo un obiettivo comune al quale lavoriamo insieme.

È il tuo segreto?

Anna Ferzetti: Cerco anche di lamentarmi di meno e provare gratitudine per le cose belle. Ammiro le persone che non si lamentano mai e affrontano la vita con un grande sorriso.

Essere figlia d’arte ha inciso?

Anna Ferzetti: Non è sempre un aiuto. Vivi sempre col paragone di essere all’altezza di quello che era tuo padre. A un certo punto ho dovuto dire: io sono così, prendere o lasciare. È il mio lavoro che parla. E mio padre sarebbe stato orgoglioso di me. Sono diversa da lui: sono Anna Ferzetti. Adesso questo mestiere lo faccio per me.  All’inizio volevo farlo per lui, per renderlo orgoglioso di aver seguito le sue orme. 

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 


Non hai ancora compiuto quarant’anni e hai già due figlie di 16 e 10 anni.
Ha influito il fatto di essere figlia di un papà molto grande, che aveva davanti meno anni degli altri papà?

Anna Ferzetti: Questo è stato sempre un pensiero fisso per me. Mio padre, per non farmi mancare niente, per potermi permettere un certo tipo di scuola, di istruzione, passava mesi fuori in tournée . Si assentava tanto perché lavorava tanto. Ma l’ho capito tardi. Prima lo accusavo di non esserci mai, pensavo che non volesse vedermi, che preferisse stare fuori invece che con me. Ma erano le scelte che aveva fatto per mantenere la famiglia. E questo, ma me lo ha detto dopo, lo ripagava del fatto di non vedermi crescere e perdere tanti momenti importanti che non abbiamo condiviso.

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Questo lo spiegate anche alle vostre figlie?

Anna Ferzetti: Ci proviamo. Lì per lì ti dicono: «Non ti preoccupare» . Ma a lungo andare, quando perdi tre saggi di tua figlia perché devi lavorare, ti addolora. E non sai quanto dispiace a me. Spesso la più piccola mi chiede perché non l’accompagno a scuola tutti i giorni come i genitori della sua amichetta. Io rispondo che è fortunata, perché magari i genitori entrano in ufficio più tardi. Le dico che mamma e papà hanno scelto di fare un mestiere con un ufficio diverso, che ci vengono a prendere prima, oppure che dobbiamo stare per un periodo in ufficio fuori Roma, a girare un film.

Però le ricordo che ci sono periodi durante i quali vediamo posti bellissimi perché possiamo portarla con noi a lavoro. Ci sono le cose belle e le cose brutte in ogni mestiere. Cerchiamo di vedere le cose belle. Non sono nata madre, ci sono diventata e imparo grazie a loro, grazie anche agli sbagli che faccio. Però ho scelto un bellissimo compagno e piano piano cerchiamo di arrivarci insieme.

Anna Ferzetti, intervista: «Io e Pierfrancesco Favino, tra set, red carpet e famiglia» 


Come hanno reagito a te e Ambra che vi baciate in “Le fate ignoranti”?

Anna Ferzetti: Mi hanno detto: «Brava, bel lavoro, siete una bellissima coppia». È stato il complimento più bello. Sanno qual è il mio lavoro e hanno avuto l’opportunità di recitare. È stato un modo per far capire loro cosa facciamo. Per loro è tutto normale. La fluidità fa parte della loro normalità. Se le mie figlie arriveranno con un fidanzato o con una fidanzata per me è uguale. Per loro è lo stesso e sono io quella bigotta che si dovrà abituare all’idea. È un problema mio. Appartengo a una generazione che non è stata educata alla diversità. Ci dicevano che dovevamo innamorarci solo di quello o di quell’altro. Quando parlo con loro della diversità,  rispondono: «Siete voi quelli diversi, per noi è tutto normale».

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Anna Ferzetti con Ambra Angiolini in una scena de “Le Fate Ignoranti – La serie”


Avevi g
ià lavorato con Ambra…

Anna Ferzetti: Siamo molto amiche, la stimo e le voglio bene. È una donna molto intelligente, con una grandissima sensibilità ed è stato un piacere lavorare con lei. Spero accada di nuovo. È rinata e sta vivendo un bellissimo periodo professionale. È stata una ragazza che a 14 anni è stata catapultata in un universo sconosciuto e sottoposta a enormi pressioni. Una grande professionista. Le auguro ogni bene.

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