Lino Guanciale e Francesco Montanari arrivano al teatro Manini di Narni con “L’uomo più crudele del mondo” del drammaturgo Davide Sacco
Lino Guanciale e Francesco Montanari hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione de “L’uomo più crudele del mondo”, che sarà in scena dal 9 al 12 febbraio al teatro Manini di Narni.
Guanciale sarà a Sanremo 2022 per parlare delle prossime uscite. Su Rai 1 sono già in programma due sue nuove fiction ovvero “Noi”, remake italiano della serie televisiva americana “This is Us”, e Sopravvissuti. Francesco Montanari è il protagonista di “Ero in guerra ma non lo sapevo”, appena uscito nelle sale e in programmazione il 16 febbraio su Rai1.
“L’uomo più crudele del mondo”, sinossi della pièce teatrale
Due figure recluse all’interno di un capannone abbandonato che, dall’interno, ascoltano l’eco dei rumori della fabbrica che provengono dall’esterno. Paolo Veres (interpretato da Lino Guanciale) è seduto alla sua scrivania. È lui, “l’uomo più crudele del mondo” o, almeno, questa è la considerazione che la gente ha di lui, imprenditore senza scrupoli pronto alla qualsiasi. Veres è il proprietario della più importante azienda d’armi in Europa.
È un assassino con la fama di essere un uomo schivo e riservato e, di fronte a lui, c’è un giovane giornalista (interpretato da Francesco Montanari) di una testata locale, scelto inaspettatamente proprio per intervistarlo. Ma la chiacchierata prenderà subito una strana piega. «Lei ucciderebbe l’uomo più crudele del mondo per un miliardo?», chiede Veres, e la proposta tocca l’etica del giovane giornalista. «Chi mi condannerebbe? Chi mi giudicherebbe? Perché non dovrei uccidere l’uomo più crudele del mondo?». «Lei crede ancora che si possa andare avanti dopo questa notte… lei crede che questa vita, domani mattina, sarà la stessa che viveva prima?». dirà Veres al giornalista.
“L’Uomo più Crudele del Mondo” è un percorso civico sul senso della giustizia e della morale, in cui due uomini attraversano e approfondiscono il significato della parola umanità, indagando il marcio che caratterizza il genere umano. «Noi siamo feccia!», dirà il giornalista. «Siamo solo uomini», sarà la cinica risposta di Veres. Eppure, nel serrato dialogo che coinvolge i due protagonisti svelando le loro personalità, i ruoli di vittima e carnefice inizieranno presto a confondersi, fino al raggiungimento di un finale che ribalterà ogni prospettiva.
Francesco Montanari ne “L’uomo più crudele del mondo”
«Sono rimasto folgorato dal testo di Davide Sacco», dice Montanari. «Per me è un doppio debutto, come attore e come produttore in qualità di direttore artistico di Lunga Vita Festival e del teatro Manini di Nari. Il mio lavoro di attore rappresenta il novanta percento della mia vita. Come attori veniamo definiti prostitute dell’arte, ma io preferisco mercenario emotivo. Il lavoro dell’attore, se fatto con impegno, è politico e civile. Se fatto con onestà, recitare ti consente di esplorare il lato oscuro, di andare “nella feccia che fa parte di noi”, come recita una frase de L’uomo più crudele del mondo. Quello dell’attore è un impegno civile nel senso di necessario. È appena uscito il mio film “Ero in guerra ma non lo sapevo”, che sarà su Rai1 il 16 febbraio: è un film necessario perché parla di ingiustizia. L’uomo più crudele del mondo è necessario nella misura in cui indaga il bene e il male di un essere umano. È necessario in quanto civile. Stiamo riflettendo se farne una trasposizione filmica. Non sarà semplice perché va completamente riscritto».
Lino Guanciale: «È un viaggio dentro di sé, un po’ alla Conrad»
«Il testo mi ha entusiasmato perché ci ho rivisto parte di quella drammaturgia francese o anglofona che amo», spiega Lino Guanciale. «Allo spettatore che verrà a vederlo in teatro, sembrerà facile individuare fin dall’inizio chi sia l’uomo più crudele del mondo e scegliere da che parte stare. In realtà è un viaggio dentro di sé, un po’ alla Conrad, che ci porta in quell’abisso che ci riguarda tutti. L’uomo più crudele del mondo può essere chiunque, uomo o donna che sia.
Siamo portati a pensare che umanità sia sinonimo di bontà. L’opposto di umanità per noi è mostruoso, vedendo questa mostruosità come qualcosa che è al di fuori di noi. Invece bisogna considerare umane anche le reazioni mostruose dell’essere umano. Dovremmo avere il coraggio di prenderci la responsabilità che ciò che è disumano e che fa parte di noi. Il mostruoso appartiene all’umanità. Liquidare determinare aberrazioni come non umane è comodo. Il 27 gennaio è stato il giorno della memoria. Quello che è successo meno di cento anni fa nel nostro continente, non ha a che fare con dei mostri ma con qualcosa di così tremendamente e profondamente umano che non è facile da guardare in faccia. Ma dobbiamo farci i conti».
«Sono stanco dei sensazionalismi», prosegue Lino Guanciale. Spesso la nostra generazione si è lamentata di non aver affrontato una rivoluzione. Ora affrontiamo la pandemia. Di buono c’è il fatto che ci sentiamo legati gli uni agli altri. Mi farebbe piacere vedere un po’ più di coerenza tra chi urla ai complotti di big pharma e poi va in farmacia a comprarsi i farmaci che usa da una vita. Sono stanco di certi clamori.
Cosa amo del teatro? Quello che amo delle scelte teatrali è che che ho un maggior controllo nelle decisioni artistiche e nel costruire il modo di lavorare. L’ideale, per un attore, è sempre quello di non tradirsi o, se costretto, farlo almeno con piacere».
Lino Guanciale: «Vorrei Liliana Segre come presidente della Repubblica»
«Perché vado a Sanremo? Vorrei dirvi per presentare la mia prossima uscita televisiva, invece vi dico perché sono felice di essere in gara e orgoglioso che abbiano preso la mia canzone tra i big».
Sull’elezione del presidente della Repubblica, l’attore rivela: «Lo stiamo dicendo in tanti: mi segherei le mani, se avessi la responsabilità di un mandato da parte del popolo italiano per eleggere la carica istituzionale più alta della nostra Repubblica, piuttosto che scrivere Rocco Siffredi. Sarei felice se fosse Liliana Segre. Sarei stato felice se anni fa fosse stata la Bonino. Vorrei che fosse una donna forgiata dalle battaglie per i diritti civili a diventare il prossimo Presidente della Repubblica».
Photo Credits: Lara Peviani©