Il coach e giudice di X Factor, che ha scelto i Måneskin per il suo team nel 2017, in un’intervista al Corriere della Sera ripercorre la storia della rock band dagli esordi a oggi. Dei quattro ragazzi che dalle strade di Roma sono diventati un fenomeno mondiale, fino ad aprire il concerto degli Stones, dice: «La personalità l’ho colta subito»
Lui, Manuel Agnelli, ha il merito di aver riconosciuto in tempi non sospetti il vero X Factor nei Måneskin. Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio: quattro ragazzi che dal quartiere romano di Monteverde si sono presentati a X Factor 2017. Dopo aver superato le fasi iniziali del programma con grande successo, si sono classificati al secondo posto. Poi hanno inanellato una serie di successi, da “Chosen” a “Morirò da re”, da “Torna a casa” a “Vent’anni”.
Il resto è storia recentissima: il trionfo a Sanremo, dove li ha accompagnati nella serata dei duetti interpretando con Damiano la cover di “Amandoti”, con “Zitti e buoni”. La vittoria all’Eurovision Song Contest. La loro versione di “Beggin'” dei Four Seasons che ha raggiunto la vetta della classifica mondiale di Spotify. Il singolo “Mammamia”, pubblicato un mese fa, seguito dall’esibizione al “Tonight Show” di Jimmy Fallon, durante il quale viene annunciato dallo stesso conduttore che il quartetto avrebbe aperto il concerto dei Rolling Stones del 6 novembre 2021.
Manuel Agnelli sui Måneskin: «In Italia o sei Battiato o sei un tamarro. Ma loro sono diversi e negli Usa c’è più libertà»
Alla domanda del Corriere su cosa abbia provato quando Mick Jagger ha ringraziato i Måneskin, Manuel Agnelli risponde: «Mi sono sentito orgoglioso di loro, perché vanno avanti con una grande sicurezza, molto naturali, senza montarsi la testa. Condividere poi il palco con la band più grande del mondo non li ha immobilizzati». Aggiunge: «Stanno aprendo un portone, cancellando una discriminazione storica nei confronti del rock nel nostro Paese».
Secondo Agnelli, l’America è meno razzista dal punto di vista musicale: «Se sei bravo, sei bravo: là puoi venire da dove vuoi, l’America sa essere molto accogliente con chi sa fare». E lancia una frecciata al mercato discografico italiano: «Mi da fastidio il nostro provincialismo. Perché da noi o sei Battiato o sei un tamarro, non c’è il concetto di rock nazionalpopolare e di qualità. I Rolling Stones non sarebbero mai nati qui».
I Måneskin, dice Manuel Agnelli, sono stati bravi a gestire il loro successo, a non rimanere schiacciati o intrappolati in certi meccanismi. «Arrivano secondi a X Factor, trionfano a Sanremo e Eurovision. E di solito vincere quest’ultimo, fin troppo trash, non ti porta da nessuna parte, vedi ad esempio il caso di Conchita Wurst. Ma loro sono stati capaci di scegliersi i tempi, di cavalcarli, senza pianificare. Dimostrando un istinto mostruoso».
E alla domanda di quell’istinto dei Måneskin si fosse accorto già dalle audizioni di X Factor, Manuel Agnelli risponde: «Sì. Era una band “verde”, suonava benino ma non benissimo, avevano un piglio fricchettone e un look approssimativo. Ma la personalità l’ho colta subito».
Infine, quando il Corriere gli chiede se veda dei nuovi Måneskin all’orizzonte, afferma categorico: «No, band come i Måneskin nascono ogni cinquant’anni. In Italia, anche ogni cento…».