A Roma è in scena fino al 28 novembre una mostra del miglior artigianato Made in Italy che ha rivisitato in 20 modi diversi l’iconica Baguette di Fendi!
Fendi ha svelato a Roma una mostra-viaggio nell’eccellenza del Made in Italy. Da oggi fino al 28 novembre, nel Palazzo della Civiltà Italiana, 20 artigiani di 20 regioni italiane hanno reinterpretato la borsa più iconica della maison, la Baguette. Si parte dunque dall’iconica it-bag, che per l’occasione è diventata una tela.
E come ha svelato proprio Silvia Venturini Fendi: «La moda spesso si concentra sullo stilista. Ma io penso che sia giunto il momento di omaggiare tutta la comunità di artigiani che si cela dietro a queste creazioni straordinarie». Così la Baguette, grazie alla perizia di atelier e laboratori, è diventata un oggetto d’arte da ammirare nella mostra aperta al pubblico gratuitamente a Roma a Palazzo della Civiltà Italiana, l’iconico headquarter di Fendi.
La mostra “Hand in Hand” di Fendi
Ogni regione è rappresentata da un atelier nel progetto Hand in Hand. Un progetto che la maison ha svelato nel 2020 e che ora approda in una grande mostra a Roma. Per un mese sarà possibile fare un’esperienza immersiva, digitale e fisica, fra materiali e gesti dei maestri artigiani che sanno ancora sognare con le mani.
Venti regioni per venti modi di reinterpretare l’iconica Baguette, una delle borse più amate di Fendi. I pizzi pugliesi, il broccato veneziano, gli arazzi sardi, i vimini marchigiani, i tessuti umbri, il merletto molisano, il filo di ginestra calabro, l’arte orafa della capitale. Ma anche il cuoio artistico fiorentino, le piume di pavone trentine, l’intarsio campano, la valigeria lombarda, il mosaico emiliano, la canapa valdostana.
Infine i tessuti jacquard friulani, il tombolo aquilano, la pittura con l’ago piemontese, il corallo siciliano, il traforo lucano e la filigrana ligure. Sono alcune delle tecniche utilizzate per dare vita a queste inedite “Baguette” di Fendi in edizione limitata. Per concludere con Silvia Venturini Fendi: «Ogni borsa è speciale perché sono proprio le imperfezioni tipiche dell’artigianato che ne plasmano la bellezza intrinseca».