«L’arte mia è sistemare con l’ago, aggiustare, cucire ma non solo le stoffe. L’arte mia ricama parole, le taglia a misura perfetta del cliente che viene da me, per chiedermi il vestito con cui figurare […] Allora ricamo le frasi, le seguo con refe di seta e aggiusto la storia che quest’uomo si porta addosso. La sistemo in forma di abito bianco e do alla giacca il taglio che serve a sostenere l’eleganza di una vita».
Eufrasia, l’anziana protagonista del romanzo “L’ultima ricamatrice” di Elena Pigozzi, racconta del suo mestiere spiegandoci che con ago e filo ella non solo cuce e ricama stoffe ma narra anche delle storie, quelle dei suoi clienti, che in questo modo restano per sempre impresse nella trama del vestito.
E l’intento dell’autrice è proprio quello di creare un parallelismo tra l’arte del cucire e quella del raccontare storie. Scrivere è tessere trame, composte di parole invece che di fili. Anche quando Eufrasia cuce racconta una storia, e in certi tessuti sono contenute anche le vicende della sua famiglia, che si è tramandata l’arte del ricamo di generazione in generazione.
“L’ultima ricamatrice”, il romanzo di Elena Pigozzi
Vi è infatti un ricamo, rappresentante l’albero della vita, che è stato cominciato dalla bisnonna di Eufrasia, per poi essere continuato da sua nonna Clelia e da sua madre Miriam; Eufrasia ripercorre quindi la storia della sua famiglia tessendo i fili dei ricordi: una vicenda ricca di passione e anche di dolore, che ci viene narrata con delicatezza e poesia. Tutto ha inizio quando una giovane donna, Filomela, si reca da Eufrasia per commissionarle il corredo per il suo matrimonio; tra le due nasce subito un’intesa, e il rapporto si consolida quando la ragazza chiede all’anziana ricamatrice di andare da lei per imparare il mestiere. Nel corso dei giorni Filomela convince Eufrasia a raccontarle la storia della sua vita.
La donna accetta, perché è conscia di non avere molto tempo davanti a sé, e decide quindi di condividere il suo percorso esistenziale, e anche quello delle donne che l’avevano preceduta e che le avevano lasciato un grande e prezioso dono, quello del narrare storie con ago e filo – «Sono vecchia e certa di essere giunta al fondo, di avere quasi terminato la spola. Quando si arriva al bordo del tessuto e bisogna aggiustare di smerlo, puntare la seta e rendere prezioso l’orlo, che ogni cosa va finita, perché spesso è la fine che dà senso all’inizio».
Titolo: L’ultima ricamatrice
Casa Editrice: Piemme
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 176
Prezzo: 15,50 €