Finalmente è arrivata la tanto attesa stagione dei bagni in mare, un’attività salutare e rilassante. A volte però, in acqua, possono capitare incontri indesiderati.
Le punture di tracina e di medusa sono certamente un’esperienza piuttosto dolorosa. Sia il pesce ragno che i gelatinosi invertebrati marini sono piuttosto diffusi nelle acque dei nostri mari.
Gli esperti di Medical Facts di Roberto Burioni danno alcune indicazioni su come gestire e trattare le fastidiose punture di tracina e di medusa.
La puntura di tracina
La tracina o pesce ragno è un pesce molto diffuso nei bassi fondali del Mar Mediterraneo. Ha l’abitudine di nascondersi sotto la sabbia, lasciando scoperti solo gli occhi e le spine presenti sul dorso collegate a una ghiandola che produce veleno. È facile che pescatori o bagnanti vengano punti a piedi o mani.
Il dolore è immediato, tende ad aumentare, si diffonde a tutto l’arto e può durare anche 24 ore. Si accompagna a gonfiore e rossore nella sede della puntura. Raramente vengono descritti sintomi sistemici come nausea, vomito, malessere.
Il primo intervento
- Mantenere la calma.
- Immergere la parte colpita nell’acqua calda per 30-90 minuti. Bisognerebbe raggiungere i 45 gradi ma regolatevi anche sulla temperatura che siete in grado di tollerare.
- Rimuovere eventuali spine con pinze e non a mani nude.
- Pulire bene la ferita con acqua.
Sono assolutamente da evitare i “rimedi fai da te”, come spegnere sigarette o urinare sulla ferita. È sempre bene far valutare la lesione al medico di famiglia o alla guardia turistica
Infatti potrebbe essere necessario ricorrere ad antidolorifici per bocca per attenuare un poco il dolore o a un trattamento antibiotico nel caso di infezione della ferita o di profilassi antitetanica. L’OMS invita a prevenire questi dolorosi contatti indossando scarpe da mare. (Mariangela Elefante – Medico FIMMG).
La puntura di medusa
Quando si verifica un contatto con una medusa, bisogna agire per minimizzare i danni. Purtroppo non esistono vere e proprie linee guida internazionali, ma piuttosto molteplici raccomandazioni basate sulle esperienze e sulle specie di meduse locali.
Cosa fare
- Tirare fuori dall’acqua la vittima il prima possibile, sia per ridurre ulteriori contatti con la medusa sia per prevenire l’annegamento; dissuadere l’individuo dal grattare o sfregare la zona lesa, per evitare di “spremere” ulteriore veleno dalle nematocisti attaccate alla pelle.
- Nel caso di punture di meduse pericolose, mettere in moto senza indugio la macchina dei soccorsi: allertare un’ambulanza e iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare se la persona è in arresto cardiaco.
- Disattivare le nematocisti ancora “cariche” di veleno: sciacquare abbondantemente la cute colpita utilizzando acqua marina. Gli studi raccomandano di non utilizzare acqua minerale, in quanto la differenza di concentrazione osmotica potrebbe indurre le nematocisti a rilasciare ulteriore veleno. Evitare di compiere l’operazione a mani nude se non si vuole condividere l’avvelenamento.
- I rimedi “chimici” tradizionalmente utilizzati sono molteplici e spesso fantasiosi: dall’aceto all’alcol, fino all’urina. Purtroppo nessuno di questi composti è stato validato, anche per la comprensibile difficoltà di eseguire studi clinici in tali circostanze.
- Rimuovere i tentacoli adesi alla cute: anche in questo caso, nelle diverse epoche e zone del mondo, sono state utilizzate le sostanze più disparate. Ad oggi, l’unica raccomandazione indubbiamente sensata è quella di evitare la rimozione a mani nude.
- Gestire il dolore. Alcune osservazioni hanno evidenziato come per certe specie di meduse (ad esempio le cubomeduse di piccole dimensioni) gli impacchi freddi abbiano un buon potere analgesico, mentre per altre (come le specie Carybdea) sia più efficace immergere l’area colpita in acqua calda (circa 45°C).
Nei giorni successivi alla puntura, è necessario pulire regolarmente la zona colpita ed eventualmente applicare antibiotici topici per prevenire infezioni. Se non vi è pericolo di infezione, possono essere assunti farmaci corticosteroidei o antinfiammatori per ridurre la reazione locale.
È inoltre buona norma evitare di toccare a mani nude le meduse “spiaggiate” sul bagnasciuga, in quanto spesso contengono ancora nematocisti capaci di espellere veleno.