Louis Vuitton ha lanciato, già da qualche anno, la collezione Be Mindful, una linea di gioielli e accessori realizzati con materiali riciclati. L’iniziativa, all’insegna dell’upcycling, si propone di ridurre gli sprechi e dare nuova vita ai materiali, reinventando nuovi oggetti di design.
Il riuso creativo è una tendenza in forte crescita nel fashion system. Louis Vuitton, in perfetta sintonia con i tempi, nel 2019 ha scelto di realizzare una linea di gioielli e accessori riciclati.
L’upcycling rappresenta una sorta di evoluzione del concetto di vintage, in quanto non si riutilizza semplicemente un abito di una collezione precedente, ma lo si reinventa, trasformandolo in un pezzo unico e originale.
Louis Vuitton e l’upcycling
Nel 2019, Louis Vuitton ha lanciato la collezione di accessori Be Mindful, la prima collezione riciclata del brand. Le sciarpe di seta delle collezioni precedenti trovano una seconda vita, divenendo frange per una nuova sciarpa o uno scialle o andando ad arricchire bracciali, orecchini e altri accessori. Creatività, design ed eco-sostenibilità s’incontrano. Trasformare qualcosa di preesistente in un oggetto completamente nuovo è una sfida creativa e anche una missione estetica. Ogni creazione è un vero e proprio percorso di design, che porta alla realizzazione di pezzi unici. Nascono così bracciali, collane, nastri e cerchietti con fantasie vivaci, arricchiti da parti in metallo dorato e pietre colorate.
L’upcycling, una vera rivoluzione nel mondo della moda
L’upcycling è nato come un fenomeno di nicchia, ma nel tempo ha preso sempre più piede. Ad oggi, stimolato e incentivato dalla reazione positiva del pubblico, fortemente sensibilizzato sul tema della sostenibilità, è diventato una vera e propria strategia economica, soprattutto nel settore della moda. L’upcycling vuole ridurre gli sprechi e rendere l’uso delle risorse più efficiente. Servendosi di scelte creative di design, l’upcycling consente di valorizzare un materiale, donandogli una seconda vita e nuovo significato estetico, economico ed emotivo.
Il riciclo creativo da fenomeno di nicchia a tendenza globale
I piccoli brand sono stati i pionieri nella strada del riciclo creativo di abiti e accessori. Numerosi designer emergenti si sono dedicati alla realizzazione di prodotti ibridi, mixati e ripensati creando dei pezzi unici e originali, nel rispetto dell’ambiente e delle persone che lavorano nella filiera della moda. Seguendo i principi dell’economia circolare, i brand riutilizzano abiti di precedenti collezioni, stock dei vari magazzini, tessuti e materie prime inutilizzate. L’upcycling trasforma, quindi, vecchi capi e materiali in nuovi pezzi da collezione, aiutando le case di moda a fronteggiare anche il problema di gestione dello stock in eccesso.
Le maison, oltre a Louis Vuitton, che hanno lanciato collezioni riciclate
Sono diverse le maison del lusso che hanno deciso di abbracciare scelte eco-sostenibili e responsabili. Tra queste Miu Miu, che ha lanciato la capsule collection Upcycled, partendo da pezzi vintage anni ’30-’80, recuperati nei mercatini di tutto il mondo e poi reinventati seguendo lo stile della maison. La collezione vanta 80 abiti unici e numerati. Anche Emporio Armani ha lanciato, di recente, la sua prima capsule collection sostenibile. Ispirata al mondo del workwear, la collezione usa lo slogan I’m saying yes to recycling.
L’upcycling è diventato un vero e proprio fenomeno durante il lockdown del 2020. A scegliere questa strada sono stati diversi stilisti, da Stella McCartney, che riutilizza totalmente i leftover delle precedenti collezioni per realizzarne di nuove, a John Galliano, passando per Dolce&Gabbana. La scelta del riadattamento di abiti e materiali è stata perseguita anche da Maison Margiela con la sua ultima capsule di accessori all’insegna del patchwork e da Acne Studios, brand arrivato alla sua seconda collezione realizzata con tessuti e pellami recuperati. Il marchio DROMe, invece, ha da poco lanciato la sua prima collezione nata dal riciclo creativo.
Reinventare l’industria della moda
Le campagne di sensibilizzazione su tematiche ambientali hanno portato le grandi aziende a muovere significativi passi nella direzione dell’eco-sostenibilità. La sovrapproduzione è ormai da tempo una delle piaghe del fashion system. Le filiere produttive, sempre più rapide e delocalizzate, sfornano costantemente nuova merce alimentando un’ottica consumistica. Ogni anno tonnellate di capi invenduti finiscono negli inceneritori. Reinventare l’industria della moda è diventato, quindi, ben presto un imperativo improrogabile. L’economia circolare si è rivelata una delle migliori soluzioni al problema, proponendosi l’obiettivo di utilizzare al massimo le risorse già disponibili. Stop agli sprechi, quindi, per un settore che speriamo diventi sempre più green.