Morgan Icardi, piemontese, classe 2006, è tra i più giovani pianisti e direttori d’orchestra del mondo. È uscito da poco il suo primo album, “Mozart Across Boundaries”. Incuriositi da questo giovane talento, abbiamo deciso di intervistarlo per conoscerlo più da vicino
Leggo la notizia proprio su Wondernet Magazine: l’uscita di “Mozart Across Boundaries”, il primo disco di Morgan Icardi. Direttore d’orchestra a quattordici anni, tra i più giovani e talentuosi direttori d’orchestra la mondo, Morgan ha iniziato a suonare il pianoforte a cinque anni.
Nella mia mente affiora l’immagine di Schroeder, il bambino dei Peanuts al pianoforte. Avendo letto l’intervista del Corriere al maestro Muti, che sostiene che ci sono giovani che arrivano troppo presto alla direzione, «basandosi sull’efficienza del gesto, talora della gesticolazione», «direttori d’orchestra che usano il podio per gesticolazioni eccessive», penso a Tom e Jerry che si sbracciano vestiti in frac.
Apro YouTube. Mi appare un ragazzo dai modi gentili, che potrebbe essere un testimonial di una casa di moda. Penso: sarà un adolescente spocchioso con una vita da incubo come quella di alcuni bambini prodigio di Hollywood?
Continuo a leggere l’articolo: “È uscito il 18 giugno “Mozart Across Boundaries”, un viaggio nella varietà e ricca complessità della musica di Mozart, un album composto da 2 CD e 1 DVD. Il primo disco vede Morgan in qualità di direttore d’orchestra e il secondo di pianista, entrambi escono sia in fisico che in digitale. Il DVD contiene le immagini della registrazione del primo disco.
Musicista, direttore d’orchestra, esce il suo primo disco: una raccolta di musiche mozartiane. Ecco, non è il tipico quattordicenne con cui sono alle prese le mamme italiane. Concordo un’intervista.
Morgan Icardi, intervista al giovane pianista e direttore d’orchestra
Incontro Morgan telefonicamente. «Buongiorno Maestro». Dall’altra parte una voce gentile mi saluta con un semplice ciao.
«Ho cominciato a suonare il pianoforte quando avevo cinque anni. A dodici ho iniziato a studiare la direzione d’orchestra e sono diventato direttore. Ho cominciato a suonare il piano a Seattle, dopo aver assistito a una lezione privata della figlia di un collega di mio padre. Ho chiesto ai miei genitori se potevo prendere lezioni. Ho iniziato così».
Morgan mi racconta così, con educazione e semplicità, gli inizi della sua brevissima carriera. Per lui è tutto semplice, normale. È solo un ragazzo che ama la musica classica invece del calcio, Mozart invece che la Play Station.
Chi si è accorto che avevi delle grandi capacità?
Morgan Icardi: Nei primi anni non ne eravamo tanto consapevoli. Siamo tornati in Italia e ho incontrato Anna Maria Cigoli che mi ha aperto questo universo che è la musica classica.
Suoni solo il pianoforte?
Morgan Icardi: Anche il violino: da un paio di anni.
Normalmente un direttore di orchestra ha alle spalle otto anni da strumentista e circa dieci anni di specializzazione. Hai bruciato le tappe. Quali hai saltato?
Morgan Icardi: Per essere un direttore di orchestra bisogna avere una cultura vastissima. È chiaro che io sono solo un ragazzo di quattordici anni e mi sto costruendo la mia cultura; anche quella generale in storia, geografia, letteratura. Sono cose molto importanti per il nostro lavoro. Mi sto formando ora mentre sto facendo il direttore d’orchestra. Questa forse è la tappa che ho saltato.
Frequenti una scuola normale?
Morgan Icardi: Sono iscritto al liceo musicale Cavour a Torino come privatista. Studio con insegnanti privati. Quest’anno intraprenderò il percorso di studi in Direzione d’Orchestra al triennio accademico della Scuola Civica Claudio Abbado
Com’è la vita di un adolescente che vive fuori dal mondo della scuola?
Morgan Icardi: Questa passione che mi coinvolge per la musica, è avvolgente, totalizzante e assorbe gran parte del mio tempo. Studio musica a volte più di 12 ore al giorno. È la cosa che occupa la gran parte del mio tempo. Faccio anche altro, come gli altri ragazzi. Ho amici con cui faccio passeggiate, usciamo a mangiare una pizza. Ieri sera sono uscito con i miei compagni del corso di pianoforte. Faccio anche quello che fanno gli altri. Ma la mia passione per la musica è qualcosa che fa parte di me.
Il tuo ambiente è molto competitivo e tu sei un enfant prodige. Quanto sei ammirato e quanto, invece, ostacolato? Hai colleghi che hanno anche ottant’anni. Come ti accolgono?
Morgan Icardi: Per ora, le orchestre che ho detto mi hanno sempre accolto benissimo. Non c’è stato questo problema della distanza dell’età. Per incidere il disco L’orchestra con la quale ho inciso il mio disco “Mozart Across Boundaries” è composta da maestri del teatro Regio e altri dell’auditorium della Rai. Avevano gli anni di mio padre. Ma non c’è stata la sensazione del divario di età. Ci siamo trovati bene e ci siamo sempre capiti. Mi trattano come se avessi la loro età.
Qual è il numero massimo di elementi che hai diretto?
Morgan Icardi: Ventisette al massimo. Occupandomi di un repertorio mozartiano, si lavora con un organico che non è quello di Brahms, ma neanche quello della musica da camera. In media una ventina di elementi. Questo mi consente di fare esperienza.
In futuro ti piacerebbe dirigere anche un’opera lirica?
Morgan Icardi: Adesso mi sto concentrando sul sinfonico. Sto già programmando di allargarmi verso altri compositori più attuali come Brahms o Stravinskij. Sono compositori che hanno un organico più vasto. La terza sinfonia di Brahms ha un organico più vasto di un brano mozartiano. Per questo mi sto preparando. Affrontare un’opera lirica non è, per ora, nei miei interessi. Sono focalizzato verso il sinfonico. Potrei fare opera in futuro.
Ho visto alcuni video di tue direzioni. Nonostante tu sia molto giovane, hai una direzione pulita…
Morgan Icardi: Sono molto fortunato, perché i miei maestri mi hanno insegnato l’essenzialità della direzione. I tuoi gesti devono avere sempre una ragione. Devono sempre avere una conseguenza pratica. È per questo che poi la direzione diventa pulita. Tutti i movimenti che fai, si rispecchiano nell’orchestra. È un’impronta che tu dai. Di questo sono molto grato ai miei maestri.
Il tuo maestro di riferimento?
Morgan Icardi: Sto studiando alla Scuola Civica di Milano Claudio Abbado, il cui docente di direzione d’orchestra è Renato Rivolta. È stato lui a insegnarmi tutto questo: l’essenzialità e la funzione dei singoli gesti. Da fuori può sembrare che un direttore faccia una cosa recitata, ma, in realtà, i movimenti hanno sempre uno scopo pratico. Hanno sempre una conseguenza. L’orchestra, anche inconsciamente, senza saperlo, risponde a ogni piccolo gesto del direttore.
Ti reputi un direttore di tradizione o avanguardista?
Morgan Icardi: Mi considero più dalla parte della tradizione. L’interpretazione rigorosa e i miei tempi sono molto “alla classica”, molto allo “storicamente improntato“. Questo è il mio tratto distintivo. Poi non so se crescendo cambierò. Per ora sono molto classicista.
Un’opera che vorresti dirigere?
Morgan Icardi: La Sinfonia n.3 di Brahms. È un’opera che mi ossessiona. Sprigiona un tale caleidoscopio di sfumature, un’infinità di emozioni, di sensazioni, che ne fanno il mio pezzo preferito. Sì, ho un’ossessione per la terza di Brahms. Spero di dirigerla presto.
Ma hai bisogno di un organico maggiore…
Morgan Icardi: Sì, la musica di Brahms richiede molti più elementi rispetto all’organico mozartiano. Almeno settanta elementi. Normalmente viene eseguita dalle orchestre stabili o comunque da orchestre che, a volte, sono composte da centinaia di elementi.
C’è una paura che hai dovuto superare o il pubblico non ti ha mai spaventato?
Morgan Icardi: Mai avuto nessun problema. Sono sempre stato a mio agio sul palco. Credo sia un dono, che tuttavia continuo a coltivare.
La Callas portava sempre con sé un dipinto che considerava il suo portafortuna. Ne hai uno anche tu?
Morgan Icardi: I direttori, come oggetto portafortuna, hanno la loro bacchetta. È quello che ci rappresenta. Anche se a volte può confondersi con quella del mago, è comunque l’oggetto che riassume il nostro ruolo.
Il direttore di orchestra, in fondo, è un mago. Dirige elementi che suonano invece che gli elementi della natura…
Morgan Icardi: La nostra è una magia. Forse non siamo molto consapevoli di che cos’è la musica. Non sappiamo perché la musica generi determinate emozioni, ci rende tristi o felici. Non sappiamo perché. Non abbiamo nessuna certezza legata alla musica quindi in qualche modo sì, è come essere un mago.
Non hai nessun rituale prima di salire sul palco?
Morgan Icardi: No. Penso. Il direttore di orchestra è un lavoro dove bisogna pensare molto alle azioni che si compiono. È questo il nostro rito: il tempo per pensare.
C’è un’orchestra che vorresti dirigere?
Morgan Icardi: Il mio sogno è quello di essere il direttore stabile della Berliner Philharmoniker.
Hai un hobby?
Morgan Icardi: Mi piace fare passeggiate al Valentino. Abito in centro e Torino ha molti parchi. Poi faccio le cose che fanno tutti ragazzi, trascorro tempo con i miei amici. Non ho tanti hobby perché la musica occupa gran parte del mio tempo. La mia fortuna è che il mio hobby è anche il mio lavoro.
Fermarti un anno e mezzo a causa della pandemia, vista la tua giovane età, ha rallentato il tuo percorso formativo?
Morgan Icardi: Quella della direttore d’orchestra è un’arte molto personale. Sì, c’è la tecnica, ma c’è anche altro. Non ho avuto grandi problemi con la quarantena perché mi ha dato tempo per studiare. E ne ho approfittato per studiare tanto, perché quando questa quarantena finisce, si riparte. E davvero non vedo l’ora di ricominciare.
Ascolti gli altri generi musicali oltre alla musica classica?
Morgan Icardi: Ascolto esclusivamente musica classica. Rispetto i gusti di tutti, ma a me piace questa.
Mozart ha iniziato a comporre giovanissimo, a 8 anni la sua prima sinfonia. Mendelssohn ha composto Un sogno di una notte di mezza estate Op.21 a 17 anni. Picasso ha dipinto le prime opere a 14 anni, così come Miro e Toulouse Lautrec. Louis Braille iniziò a ideare il codice Braille a 12 anni. Quest’anno, alla Scuola Civica Claudio Abbado, Morgan Icardi sarà il più giovane studente di sempre. La storia di Morgan Icardi è quindi sicuramente particolare, ma non poi così tanto. In fondo, Toscanini iniziò a dirigere a 19.