Orso d’Argento a Berlino 2020, una vittoria al festival di Cannes nel 2010, quattro David di Donatello, un Nastro d’argento. Ma, nonostante tutto, Elio Germano è ancora quello del teatro Valle occupato, delle manifestazioni in difesa del Cinema Palazzo a San Lorenzo.
Domenica Elio Germano era di nuovo in lotta, stavolta al teatro San Raffaele al Trullo, che il parroco vuole riavere indietro. Per farci cosa? Non si sa.
Dice Elio Germano ai giornalisti intervenuti: «Ho cercato di fare il possibile per contribuire a questa battaglia. Mi sembra assurdo che un’esperienza come questa debba esaurirsi. Il teatro è l’ospedale delle anime, soprattutto in un momento come questo. Io poi, sono abituato a fare parte di battaglie ai limiti della legalità, a difendere spazi dove la gente entra anche con la forza, spesso abbandonati, come tantissimi spazi nella nostra città. Ormai fare teatro è diventato illegale, riprendersi gli spazi che dovrebbero essere nostri è diventato illegale».
Elio Germano si mobilita per il teatro San Raffaele al Trullo, nella periferia di Roma
«Ci sono colleghi che hanno denunce e condanne a diversi anni di carcere per motivi simili», prosegue l’attore. «In questo caso siamo davanti a un teatro, il San Raffaele, che ce la fa nel rispetto delle regole del business. I teatri, se non sono sostenuti non ce la fanno, invece questo è un teatro che ce la fa da solo. Dovremmo fargli un monumento. Non chiuderlo! Sono convinto che si troverà il modo di andare avanti in questa esperienza. Se la mia partecipazione può aiutare ad attirare l’attenzione, sono felice.Questo è tutto quello che posso fare. Spero che al Vicariato si rendano conto che è assurdo perseverare in questa decisione».
Perché il teatro rischia la chiusura
La situazione del teatro San Raffaele la spiega il suo direttore artistico Piero Cormani.
«Il contratto di locazione è scaduto a novembre 2020. Il Vicariato, tramite raccomandata a mano, aveva manifestato la volontà di rinnovarlo a condizioni economiche diverse. Attendevo una proposta di modifica delle condizioni contrattuali. Abbiamo stipulato con la Regione Lazio un mutuo che scadrà nel 2026 per la ristrutturazione. Siamo qui da 40 anni, dedicati principalmente agli spettacoli per le scuole, per i bambini, per le famiglie. Ogni anno non meno di 50.000 spettatori. Abbiamo realizzato decine di manifestazioni per l’Estate Romana in periferia. Siamo riconosciuti e premiati dalla Regione Lazio come compagnia per il teatro dell’infanzia e della gioventù».
«Abbiamo lanciato decine e decine di giovani talenti, abbiamo ospitato gratuitamente moltissime manifestazioni sociali e, in questo lockdown, il teatro è servito come luogo di distribuzione di pacchi di genere alimentare per le famiglie in difficoltà. Siamo stati sempre in regola con i pagamenti e abbiamo continuato a pagare il canone di locazione anche durante il lockdown», precisa Cormani.
«Il 3 maggio il parroco ci ha diffidato dallo svolgere un evento di beneficenza e ci intima lo sfratto. Perché ci cacciano via? A cosa saranno destinati i locali del Teatro? Cosa accadrà allo spazio che illumina la periferia romana del Trullo con attività socio-culturali fondamentali per la zona? Non è dato sapere. Tutti ci stanno vicino, il quartiere ci sta vicino. Abbiamo il dovere di tutelare questo spazio in nome della libertà del teatro e della cultura perché non sappiamo se questa libertà di espressione verrà garantita in futuro».
Al teatro San Raffaele “Volevo nascondermi”
Per l’occasione, al teatro San Raffaele è stato proiettato il film vincitore di sette David di Donatello, “Volevo nascondermi”. «È un film – ha spiegato Elio Germano – che racconta il travaglio dell’arte. Oggi siamo abituati all’artista che sta sui social, che diventa influencer. C’è un concetto di arte che non tiene conto di quello che in realtà è sempre stata la vita dell’artista. Una vita fatta di travaglio, di difficoltà dello stare al mondo, e l’unico modo che si riesce a trovare è proprio nella dimensione artistica. E questo è raccontato benissimo nel film. Se diamo retta alla battuta che gli artisti non vanno in paradiso, dopo aver visto la storia di Antonio Ligabue, sarete d’accordo con me che, se c’è un paradiso, lui c’è sicuro».
La foto di apertura è di Alessia de Antoniis©