“Di notte, sul mare” debutta domani 29 aprile in anteprima esclusiva su RaiPlay. Esordio cinematografico della regista Francesca Schirru, è una storia d’amore dalle atmosfere crime.
«Il mare non ha né sentimenti né pietà». In questa frase attribuita a Čechov, l’incipit del film breve di Francesca Schirru: un gommone di notte, sul mare. E un bravissimo Domenico Fortunato che domina la scena con poche battute. Non gli occorre altro: una notte nera, un mare nero, un animo nero.
Nel film di Francesca Schirru c’è il potenziale della grande narrazione: condensato a livello temporale, con meno battute e molto non detto, un grande supporto arriva dalla fotografia di Giorgio Giannoccaro e dal montaggio di Mauro Ruvolo. Laddove non c’è tempo per far parlare i personaggi, l’intensità dei colori, il contrasto luce-ombra, il montaggio alternato, a tratti brusco, ricostruiscono il mondo delle emozioni, la lotta per la libertà, il desiderio di amare. Mostrano la vendetta che lascia il posto al perdono, la rabbia che cede il passo alla voglia di ricostruire, le ferite che si trasformano in cicatrici.
“Di notte, sul mare”, il film di Francesca Schirru
Girato in sei giorni, “Di notte, sul mare” parla di Monica (Angela Curri) e Mattia (Nicolas Orzella), due diciottenni innamorati, pieni di sogni, che diventano adulti in un mondo dominato dalla violenza. Tutto condensato nel tempo, solo trentacinque minuti, di un film breve.
Ruolo centrale, anche se non protagonista, è quello di Nunzio (Domenico Fortunato). Un personaggio poliedrico, che lotta sul crinale del suo destino, un ruolo di malavitoso e di padre. Un passato duro, segnato dalla perdita della moglie e del figlio, ha solo una figlia, Monica. Rappresenta la generazione in declino che si scontra con i nuovi poteri mafiosi, senza certezze sul futuro, padrone di una vita che può essere spezzata in qualsiasi momento.
Un uomo come tanti, rispettabile, con una doppia vita: imprenditore in apparenza, esponente di una criminalità diffusa che comanda un angolo di quel territorio bellissimo ma difficile che è la Puglia. Domenico è padrone della scena, incute timore senza parlare, lavora con lo sguardo.
Parliamo di “Di notte, sul mare” Francesca Schirru, 30 anni, romana di origini sarde, autrice e regista del film.
Giovanissima, già dietro la macchina da presa grazie ad Altre Storie e Apulia Film Commission. La tua opera prima è un film breve per Rai Cinema. Qual è stato il tuo percorso?
Francesca Schirru: Non ho frequentato una scuola di cinema. Fin da bambina ho studiato danza e teatro danza. Dopo il liceo classico ho frequentato economia. Mi sono formata sul campo. A 24 anni ho collaborato con Mimmo Calopresti. Poi con Domenico Fortunato alla sceneggiatura di “Wine to love” e a quella del suo prossimo film “Bentornato papà”. Sto collaborando alla stesura della sceneggiatura del secondo film di Francesca Muci, “Anima blu”. “Di notte, sul mare” è la mia prima opera breve ed è il mio debutto alla regia. Domenico Fortunato mi ha supportata come aiuto regista.
Cosa hai imparato da Domenico?
Francesca Schirru: È un grandissimo professionista. Ancora oggi, nonostante sia un artista di livello internazionale, studia molto, sia come attore, che come autore e regista. Mi ha trasmesso la serietà dello stare sul set e la cura anche dei minimi dettagli. Da lui ho imparato la direzione degli attori e la cura meticolosa prima di girare.
Come nasce “Di notte, sul mare”?
Francesca Schirru: Da una riflessione sul coraggio che serve per raggiungere i propri obiettivi, realizzare i propri desideri, raggiungere la propria libertà. Anche andando contro il contesto in cui si vive, che può essere avverso.
Ho voluto ambientarlo in Puglia per il contrasto che rappresenta: è una terra di una bellezza incredibile, evidente a tutti, ma è anche ruvida, complicata, difficile. Che manca a chi la lascia, ma dove chi resta, a volte, vive con difficoltà. Questo contrasto è inciso nella storia.
Nella scena girata nel parlatorio del carcere Monica dice al padre: “ho detto la verità, ho detto che non mi hai sparato ma è partito un colpo mentre mi insegnavi a sparare”. Mente con una naturalezza disarmante in un colloquio privato. Mi aspettavo desiderio di vendetta, rabbia, invece lo protegge…
Francesca Schirru: Lo perdona. In questa frase c’è il cuore del personaggio. Monica ha una maturità e un’intelligenza che le consente di perdonare il padre. Lo ama a tal punto che arriva a mentire per lui in modo naturale, perché la forza del perdono fa parte di lei. È una caratteristica preziosa tipica delle donne. Avere la forza di andare avanti e di perdonare chi si ama, è una grande qualità femminile.
Se dovessi dire qual è il personaggio con più battute, direi la fotografia…
Francesca Schirru: La possibilità di girare un film breve mi ha permesso di far prevalere il non detto, che ha tempi e dinamiche diverse dal parlato. Ho potuto raccontare questa storia anche attraverso le immagini. Nel corto non avrei avuto la stessa possibilità. Non riesco a pensare questo racconto nella forma del cortometraggio, condensato in quindici minuti. Il 35 minuti è un formato interessante da sperimentare.
Di notte, sul mare è ambientato in Puglia. È una storia di mafia?
Francesca Schirru: No, è una storia di donne. In Di notte, sul mare prendono forma le vite di Monica e Mattia e il loro giovane e intenso amore osteggiato con violenza da Nunzio, un criminale che quel mare lo comanda, e che diverrà carnefice e vittima della sua stessa violenza. In un quotidiano dove la criminalità è un dato di fatto, non indaghiamo sulle cause socio politiche che la determinano, ma ci soffermiamo sulle delicate e profonde relazioni umane di chi questa violenza la vive. Monica, seppur giovanissima, dimostra di avere l’incredibile forza di reagire al mondo violento che la circonda, combattendo le imposizioni e le ingiustizie con caparbietà, tenacia, ma soprattutto con l’amore. La sua storia rappresenta per me il coraggio che hanno le donne di lottare con tenacia e gentilezza per cambiare il mondo. E sarà proprio l’amore incondizionato di Monica per Mattia e per suo padre, che lei non ha mai giudicato, a generare un cambiamento nelle vite di tutti, persino in quella di Anna, la madre di Mattia, la bravissima Arianna Gambaccini, che aveva fatto della rassegnazione il suo stile di vita.