Il collettivo Artisti 7607, che riunisce molti nomi dello spettacolo italiano, sta portando avanti una battaglia contro i colossi dello streaming. Chiedono il riconoscimento dei diritti connessi al diritto d’autore, indirizzando anche una lettera al ministro Franceschini.
«Non è equo questo compenso»: questo il titolo della conferenza stampa online di Artisti 7607, a cui hanno preso parte tanti nomi dello spettacolo. Tra loro, Paolo Calabresi, Giobbe Covatta, Vinicio Marchioni, Neri Marcorè, Valerio Mastandrea, Francesco Montanari, Michele Riondino, Daniela Virgilio. Tutti riuniti nel collettivo 7607, e seguiti dal sostegno a distanza di Diego Abatantuono, Ambra Angiolini, Corrado Guzzanti, Claudio Santamaria, Kasia Smutniak ed Elio Germano.
«Non è equo questo compenso» è anche la nuova, coraggiosa, battaglia che Artisti 7607, collecting di attori, sta portando avanti contro le grandi piattaforme che trasmettono in streaming.
«Non è equo questo compenso»: gli Artisti 7607 per i diritti connessi al diritto d’autore
Ma non c’è già la SIAE? Sì, ma tutela i diritti d’autore che spettano ad autori ed editori. Artisti 7607 chiede il riconoscimento dei diritti connessi al diritto d’autore, che spettano ai singoli artisti.
Società come Netflix e Amazon Prime Video hanno visto aumentare esponenzialmente i loro utili durante l’ultimo anno a causa della chiusura delle sale cinematografiche. Ma, come lamenta Artisti 7607, la quasi totalità delle piattaforme streaming non corrisponde i diritti connessi agli artisti o propone compensi gravemente insufficienti, non fornendo i dati degli utilizzi e non ottemperando alle normative europee e nazionali.
Assistiamo quindi a una crescita dello sfruttamento di opere cinematografiche e televisive. Per questo, gli artisti interpreti dell’audiovisivo hanno deciso di denunciare la situazione e difendere i loro diritti.
Le parole degli Artisti 7607
Il dato sconcertante è che, nell’era della digitalizzazione e dei big data, le piattaforme streaming non forniscono alle società di gestione collettiva di artisti il numero di visualizzazioni delle singole opere. Senza questa semplice informazione, la collecting non ha la possibilità di ridistribuire tali diritti agli artisti.
Neri Marcorè ha infatti sottolineato come «La grande massa dei diritti connessi generati dai canali in streaming, pone il problema della tutela dei diritti».
«Se questa situazione venisse sanata» ha aggiunto Paolo Calabresi, «se le piattaforme fornissimo dati reali sulle visualizzazioni di ogni opera e facessero con le collecting trattative congrue, noi non avremmo bisogno di chiedere i ristori. E lo Stato farebbe un affare perché non dovrebbe finanziarci. Se ci fossero riconosciuti i diritti connessi, la categoria degli attori potrebbe diventare autosufficiente. Ma – ha continuato Calabresi – serve coraggio per andare contro simili colossi».
«Le regole – come ha evidenziato Giobbe Covatta – ci sono. Il problema è riuscire a farle rispettare».
Artisti 7606 sta quindi chiedendo che si accendano i riflettori su questa mancanza di rispetto dei diritti degli attori.
«È fondamentale – ha dichiarato Vinicio Marchioni – che l’opinione pubblica si renda conto che il nostro è un lavoro. Altrimenti sembra sempre che siamo quelli con le piscine. Non è così! Dobbiamo tutelare noi stessi e, soprattutto, tutti quelli che non hanno la stessa visibilità».
Come ha poi evidenziato Urbano Barberini «le istituzioni devono intervenire affinché i giganti dell’intrattenimento non diventino i giganti dell’elusione fiscale». Per fare questo, ha aggiunto, «è fondamentale che, contro simili colossi, i ministri dei vari Paesi europei lavorino insieme».
Il mancato rispetto delle disposizioni di legge sull’equo compenso, non danneggia solo gli attori, ma vede coinvolti anche i doppiatori, senza la cui voce tutto ciò che viene trasmesso dalle piattaforme italiane non sarebbe fruibile, vista la difficoltà del nostro Paese ad accettare trasmissioni in lingua originale.
La lettera al ministro Franceschini
Ciò che colpisce è l’impossibilità di quantificare il danno perché mancano i dati che le piattaforme, secondo quanto rappresentato da Artisti 7607, non forniscono.
Come Wondernet Magazine abbiamo chiesto se il successo ottenuto da Itsright, collecting nel campo della musica, che ha appena concluso un accordo con Confindustria Radio TV sui diritti connessi, possa fare da apripista anche nel campo dell’audiovisivo. Il loro legale ha risposto che «senza le informazioni non possono fare nulla».
Intanto, con data 15 aprile, è stata indirizzata una lettera al ministro Franceschini, nella quale si chiede «In rappresentanza di una significativa parte del cinema e dello spettacolo italiano, (…) la massima attenzione istituzionale al recepimento della direttiva copyright ed il coinvolgimento degli artisti interpreti ed esecutori nella stesura del provvedimento di recepimento, finora clamorosamente assenti dei processi decisionali concernenti i loro diritti».
Trattandosi di una battaglia contro grandi colossi, spesso con sedi fuori dalla Comunità Europea, è sicuramente ammirevole il coraggio con cui ancora una volta Artisti 7607 accende una luce su una violazione dei diritti di una categoria di lavoratori. Ma, affinché questa luce diventi un faro, credo sarà fondamentale l’unione con tutte le altre collecting italiane e la maggior parte di quelle europee. Oltre che il supporto dei media e delle istituzioni. Questa, più che altre, è una battaglia che si vince se uniti. Più che un grande assolo, urge un affiatato coro.