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“Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma”, il film di Giulio Base per la Giornata della Memoria

"Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma", trailer del film di Giulio Base
Anche quest’anno la Rai non fa mancare il suo apporto alla Giornata della Memoria con “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma”, di Giulio Base. Presentato in preapertura alla Festa del Cinema di Roma, mai arrivato nelle sale causa Covid, approda il 27 gennaio su Rai Play e il 6 febbraio su Rai1. Wondernet Magazine ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del film.

È il 16 ottobre 1943. Il sabato nero del ghetto ebraico. Il rastrellamento nel cuore della comunità ebraica romana. Deportate 1259 persone. Sopravvissuti 16: quindici uomini e una donna. Ma “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma” non è un film alla “Schindler’s List”, non c’è nessuna spettacolarizzazione di eventi luttuosi. È solo la storia del ritrovamento di una lettera contenente una misteriosa fotografia ingiallita che ritrae una bambina. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, un gruppo di liceali affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare, come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma. E, pur appartenendo a confessioni religiose diverse, provano a trasformarlo nell’occasione per una riflessione collettiva camminando insieme nel loro primo impegno esistenziale, personale, culturale. 

Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma, il trailer

La sinossi del film

Il film, semplice nella trama, è una storia potente. A partire dalla firma: Israel Cesare Moscati, morto nel 2019. Sua l’idea, suo il soggetto, suo il nome che prima dei titoli di coda campeggia in alto, in un meraviglioso celo stellato. Un uomo con un dono, quello di saper attualizzare la Shoah.

Il suo è uno sguardo nuovo su una storia vecchia, una chiave di lettura che supera quella di un mondo “cristiano-centrico”, dando ai giovani il testimone di ricordare in modo attivo. Memoria non come mero ricordo, ma come lotta. Un lavoro con un approccio poco ortodosso che il regista Giulio Base ha avuto la bravura di trasformare in un film che lega il 1943 al 2020 in una sorta di puzzle che si ricompone. Giovani che, mentre gli ultimi sopravvissuti allo sterminio nazi-fascista continuano a morire, come ultime foglie che cadono dal ramo di un albero a inizio inverno, sono le gemme che le sostituiranno in primavera.

"Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma", trailer del film di Giulio Base

“Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma”, il cast

Spontanei e affiatati i ragazzi del cast: Bianca Panconi, Daniele Rampello, Irene Vetere, Marco Todisco,  Francesco Rodrigo, Emma Matilda Liò. Emozionante Aurora Cancian, nonna Giulia. Domenico Fortunato (Volterra) è il vecchio saggio che fa dialogare vecchio e nuovo, un motore immobile attorno al quale gira il mondo bellissimo di questi liceali lontani da inutili guerre di altri, animati solo da un sano spirito di ricerca e da quella passione che rende la giovinezza un periodo unico.

"Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma", trailer del film di Giulio Base

Giulio Base: «Divulgare affinché quell’orrore non debba mai più ripetersi»

Nelle note di regia Giulio Base scrive: «Della Shoah non si parlerà mai abbastanza. In questa storia vive non solo un teen drama, non solo un intreccio adolescenziale, non è la pietà per le vittime dello sterminio (che pure è presente) ad animare il plot, ma la ricerca di quel che accadde, la voglia di sapere, di scoprire, di divulgare acciocché quell’orrore non debba mai più ripetersi. Credo che su argomenti come questo ci sia bisogno di approfondire costantemente, ma che soprattutto ci sia la necessità di continuare a frequentarsi fra le diverse religioni: sia perché scompaia l’orrifico negazionismo dell’Olocausto ma anche perché talvolta l’indifferenza può diventare peggio dell’odio. Della Shoah non si parlerà mai abbastanza».

“Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma” si rivolge ai giovani, alle nuove generazioni, a quelle che non discutono sul “se” ma sul “come”. Alle generazioni che stanno perdendo la memoria diretta, ma che, forse anche grazie a questo, hanno la potenzialità di ricucire le ferite lasciate per troppo tempo aperte. Non grazie al perdono inteso in senso tradizionale, ma grazie a quel dono che è la vita che continua quando quelle ferite vengono ricucite. Il perdono non cambia il passato. La lotta per ricordare cosa non va mai più ripetuto, quella sì è un’azione che consente di trasformare il dolore immenso per una tragedia umana in una potente medicina in grado di curare un’umanità lacerata. 

Base, in una scena del film, fa dire alla giovane Sofia (Bianca Panconi): «Dialogando con Rubén (Daniele Rampello) mi sono resa conto che dobbiamo combattere ancora molte paure reciproche». Reciproche. Ecco una chiave per aprire una porta spesso chiusa da entrambi i lati. 

Giulio Base in conferenza stampa per “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma”

In chiusura di conferenza stampa, noi di Wondernet Magazine abbiamo chiesto al regista Giulio Base:

Una nota che appare più volte nel film è il comportamento a volte respingente di alcuni membri della comunità ebraica, spesso chiusi nelle loro tradizioni. Questo film, che vede la collaborazione della stessa Comunità Ebraica di Roma, è prova di un approccio nuovo di una comunità che inizia a vedersi in modo diverso e che si sta rendendo conto che apparteniamo tutti alla comunità, molto più grande, del genere umano?

Giulio Base: È importante la volontà di abbattere dei muri, ove ce ne siano, tra ebraismo e cristianesimo. Parafrasando Benedetto Croce, Non possiamo non dirci ebrei. Aggiungo che la più antica comunità ebraica d’Europa è quella di Roma. Sono qui da prima dei cristiani. Tra le possibili etimologie della parola Italia, una è che venga dall’ebraico e significhi penisola della rugiada del mattino. La nostra cultura è permeata di cultura ebraica. Non trovo che siano respingenti, ma che sia il loro giusto modo di proteggersi. Negli anni, eventi tragici hanno insegnato a tutti a proteggersi. In questo momento lo stiamo facendo tutti. Dalla notte del Bataclàn, credo che il mondo in genere sia cambiato, si sia protetto. 

Noi siamo stati accolti benissimo, ci hanno aperto tutte le porte, ci hanno consentito di girare ovunque. (addirittura in sinagoga e, mai accaduto prima, nel bagno rituale – nda). Ho fatto straordinarie amicizie che ancora durano, vado al ghetto come se fosse casa mia. Non siamo ebrei o cristiani, siamo romani, siamo italiani, siamo parte della stessa scintilla umana.

 

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