Intervista all’attrice Valentina Ghelfi, tra le protagoniste del film di Rai1 “Chiara Lubich, L’Amore Vince Tutto”: recita accanto a Cristiana Capotondi nel biopic dedicato alla fondatrice del Movimento dei Focolari.
«Quello che mi porterò dietro di questo lavoro, è il rapporto meraviglioso che si è formato con le altre e con la troupe. Un legame di sorellanza, che ha fatto si che non ci fosse mai competizione, ma solo grande accoglienza, ognuna con le proprie differenze». Sono queste le ultime parole che chiudono l’intervista fatta a Valentina Ghelfi, tra le attrici protagoniste di “Chiara Lubich, L’Amore Vince Tutto”, in programma su Rai1 la prossima domenica 3 gennaio 2021.
Il film è stato presentato in conferenza stampa online dal direttore di rete Stefano Coletta, collegato insieme a Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction e alla presenza di Luca Barbareschi per Eliseo Multimedia, che insieme a Rai Fiction ha co-prodotto l’opera diretta dal regista Giacomo Campiotti e di cui Cristiana Capotondi è protagonista.
Chi è Valentina Ghelfi?
Valentina Ghelfi, classe ’94, nasce a Piacenza e si racconta a Wondernet Magazine dopo l’ultima esperienza lavorativa che la vede calarsi nei panni di Natalia, una delle amiche di Chiara che, per prima, segue l’opera benefica della saggista e docente di Trento, interpretata pregevolmente dalla Capotondi, nelle vesti della fondatrice del Movimento dei Focolari che oggi conta oltre due milioni di persone. Di formazione teatrale, diplomatasi al Piccolo Teatro di Milano, segue i maestri Luca Ronconi, Peter Stein, Pupi Avati, Fausto Paravidino e Serena Sinigaglia. È diretta in scena, tra gli altri, da Giorgio Sangati, Alan Alpenfelt e dalla regista brasiliana Paula Carrara.
Valentina Ghelfi, dal teatro al Femminismo
Valentina Ghelfi collabora anche con lo scrittore ed ebraista Matteo Corradini, per il reading “La Shoah delle ragazze”, senza mai abbandonare gli studi e seguendo percorsi di Alta Formazione con Danio Manfredini. Nel frattempo frequenta anche Lettere Moderne, presso l’Università La Sapienza di Roma. Tra palco e scrittura, cresce anche la passione per temi legati al mondo del Femminile, Gender e Sessualità, che la portano a collaborare con l’Ausl di Piacenza, nella divulgazione di percorsi informativi che trattano di “Educazione all’Affettività”, spiegata nei licei attraverso il teatro.
L’intervista a Valentina Ghelfi
Al termine della presentazione online del film dedicato alla pragmatica figura della Lubich, l’attrice piacentina Valentina Ghelfi racconta a Wondernet Magazine la sua esperienza con il personaggio di Natalia, svelando i retroscena di un lavoro che porterà per sempre con sé, per l’insegnamento e per i bei ricordi che costellano la sua fresca memoria di set.
Conoscevi già questa storia?
Valentina Ghelfi: No, non la conoscevo e ho avuto modo di conoscerla con questo film e per questo sono grata in partenza. Quando si apprendono nuove cose e nuove storie, c’è sempre un duplice arricchimento, quello del lavoro e quello della conoscenza.
Cos’hai provato nei panni di una giovane donna che ha vissuto 80 anni fa?
Valentina Ghelfi: E’ stata un’opportunità. Una fortuna, a tutti gli effetti. Dico “fortuna” perché il mio approccio al personaggio è stato guidato dalla verità. Affrontato con la consapevolezza che Natalia è esistita davvero. Ho parlato con chi l’ha conosciuta, letto biografie, ascoltato ricordi del passato di gente che mi ha raccontato di lei e ho trovato subito una connessione, soprattutto dal punto di vista umano. Raccogliendo tante nozioni ho capito che, nonostante la timidezza, aveva la capacità di mettere sempre gli altri davanti, facendoli sentire fortemente amati. Tutto affinché le persone si sentissero “viste” da lei.
C’è qualcosa di Natalia che non hai e che le “invidi”?
Valentina Ghelfi: La cosa che si evince da questa storia, è la forte spinta propulsiva dell’Amore, che muove tutte le protagoniste. Forse ammiro molto la capacità di Natalia, di aver avuto “fede” oltre ogni cosa.
Perché i giovani dovrebbero guardare il film?
Valentina Ghelfi: Perché è una storia che racchiude in sé un messaggio che travalica ogni epoca. C’è un senso del “dono”, oltre tutto e tutti. Quel “donare” inteso come una vera e propria abilità, che ci rende più ricchi e che ci fornisce una chiave per accedere ad una gioia diversa e ben più ampia di quella che conosciamo come tale.
Com’è stato lavorare con Cristiana Capotondi?
Valentina Ghelfi: È stata un’esperienza incredibile, un’opportunità. Cristiana è una professionista che ha grande talento. Vedere da vicino la sua vocazione d’artista mi ha dato molto. Come persona poi, è una che con la sua forza regala tanto, insieme alla sua determinazione ed eleganza. Sono davvero grata d’aver lavorato al suo fianco.
Il modello a cui ti ispiri nel tuo lavoro?
Valentina Ghelfi: Sono diversi. Ammiro le interpreti che non sono definibili solo come “attrici”, ma che forniscono una voce molto personale di questo lavoro. Penso a Greta Gerwig, oppure a Lena Dunham, donne e artiste che si esprimono con diversi linguaggi, spesso anche scomodi. Del panorama italiano, avendo avuto formazione teatrale, le mie prime muse vengono dal teatro e non posso non citare Maria Paiato, per me una vera forza della natura.
Cosa salvi dal teatro e cosa dal cinema?
Valentina Ghelfi: Del teatro c’è il rapporto tra attore e spettatore, la cosa che più adoro. Quel rapporto che si crea col pubblico, quella cosa di esser presenti – insieme – nella condivisione dell’esperienza, è qualcosa che non può darti nient’altro. Del cinema invece, la possibilità di raccontare delle storie – determinate storie – con un’intimità che, diversamente, non si avrebbe.
Qual è il film che per te “fa scuola”?
Valentina Ghelfi: “Jules e Jim”, di François Truffaut. Ma in realtà ne potrei citare moltissimi altri.
Una storia di donne unite. Quale pensi sia stato il segreto?
Valentina Ghelfi: Il rispetto reciproco, l’ammirazione e la considerazione della diversità altrui. Le “difficoltà tra donne” sono un luogo comune figlio di anni di patriarcato, che ci hanno “insegnato” questa sorta di “divisione” ma che, da femminista convinta, rigetto totalmente. Credo fortemente nella coesione tra donne e, anche nel nostro settore, l’unione tra donne è sempre più forte.
C’è una via d’uscita per il tuo settore ferito dal Covid?
Valentina Ghelfi: Non sono una fan di chi dice che possiamo reinventare il teatro sul web. Il teatro presuppone il corpo e dunque in rete, non ha ragione d’essere. Non ho provato a immaginare una soluzione post-Covid, ma bramo fortemente la ripartenza e spero che si torni a recitare quanto prima. Per il momento mi rifugio nella scrittura e anche molto nella lettura.
A cosa stai lavorando?
Valentina Ghelfi: Sono alle prese con la mia ultima pubblicazione. A primavera 2021 uscirà “Feminae”, terza raccolta edita da Edity, all’interno della Collana Metro curata da Alessio Arena, che da seguito e voce al mio percorso femminista. Viene dopo “Quello che succede dentro” (2020), di Bertoni Editore – cronaca poetica dei momenti dell’amore, da quando il cuore si riscopre di nuovo apparecchiato per due – e “Los Señores ed Io” (2018), di Progetto Cultura – dopo un grande amore/un letargo dell’anima/un viaggio/da me a me/passando attraverso braccia di perfetti sconosciuti. Coltivo la scrittura e in essa mi rifugio, in attesa di tornare.