È stato portato alla luce per intero, al parco archeologico di Pompei, un termopolio di duemila anni fa. Una sorta di tavola calda, con ricche decorazioni di nature morte, che contiene ancora i resti dei cibi che gli abitanti consumavano fuori casa.
Gli scavi archeologici al termopolio di Pompei della Regio V erano iniziati nel 2019, durante gli interventi del Grande Progetto Pompei per la messa in sicurezza e consolidamento dei fronti di scavo storici.
Gli studiosi, considerata l’eccezionalità delle decorazioni e al fine restituire la completa configurazione del locale, ubicato nello slargo all’ incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi, hanno deciso estendere il progetto e hanno portato a termine lo scavo dell’intero ambiente.
È emerso così uno spaccato di vita quotidiana straordinario. Il termopolio recuperato a Pompei è ancora intatto e perfettamente conservato.
I termopoli, le tavole calde dell’antica Roma
Questi chioschi erano una sorta di bar tavola-calda, dove i romani compravano cibo caldo e bevande da asporto, da consumare fuori casa, per strada, durante il giorno. In epoca romana era consuetudine consumare il prandium (il pasto) fuori casa. Ai termopoli venivano serviti bevande e cibi caldi, conservati in grandi dolia (giare) incassati nel bancone in muratura.
A Pompei gli archeologi hanno portato alla luce, finora, un’ottantina di termopoli. L’ultimo riaffiorato, in ottimo stato di conservazione, è decorato da splendide pitture che rivestono tutto il bancone. Sono raffigurate nature morte con rappresentazioni di animali, probabilmente quelli venduti nel locale. Una specie di menù illustrato dei piatti della casa.
Il menu da asporto del termopolio di Pompei
Tra i meravigliosi affreschi si notano due anatre germane e un gallo, pronti per essere serviti e mangiati. È raffigurato anche cane al guinzaglio, il celebre Cave Canem. Al centro, una ninfa marina a cavallo. Le figure sono dipinte con colori così accesi e sgargianti da creare, come dicono gli archeologi, un effetto di profondità quasi tridimensionale. A parte lo straordinario valore artistico, il termopolio è anche una scoperta che ci regala un ulteriore approfondimento sugli usi e costumi alimentari dei nostri antenati di duemila anni fa.
Lo street food di duemila anni fa
All’interno dei dolia, ossia le grandi giare di terracotta, incassate nel bancone, sono state trovate tracce di elementi organici che raccontano quali erano gli alimenti consumati nell’antica Roma, in questo caso a Pompei. I dolia di Pompei contengono ancora ossa di anatra, come le due raffigurate sul bancone. Inoltre gli archeologi hanno rinvenuto tracce di altri cibi destinati alla vendita: suino, capra, agnello, pesce e lumache di terra. Questi erano i cibi che i romani consumavano mangiandoli per strada, durante le loro passeggiate.
Sul fondo di un altro dolio è stata individuata la presenza di fave macinate. Questi legumi nell’antica Roma venivano fatti fermentare per modificare il gusto e il colore del vino.
«Con un lavoro di squadra, che ha richiesto norme legislative e qualità delle persone, oggi Pompei è indicata nel mondo come un esempio di tutela e gestione, tornando a essere uno dei luoghi più visitati in Italia in cui si fa ricerca, si continua a scavare e si fanno scoperte straordinarie come questa», ha commentato il Ministro per i beni e per le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.
Il “Thermopolium”, pandemia permettendo, potrebbe essere aperto al pubblico già in primavera, per Pasqua 2021.