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Ernesto D’Argenio: «Recitare in “Rita Levi-Montalcini” mi ha fatto comprendere l’importanza della ricerca, specie in un momento come questo»

Intervista ad Ernesto D'Argenio, nel cast di "Rita Levi Montalcini"
Una valigia, una moto e mille avventure da vivere. Se dovessimo descrivere Ernesto D’Argenio, potremmo farlo così. Classe 1985, nato a Milano ma cittadino del mondo. Ernesto è un giovane attore che il pubblico ha imparato a conoscere nel ruolo di Italo nella serie Rocco Schiavone, dove recita accanto a Marco Giallini. Il 26 novembre lo vedremo su Rai1 accanto ad Elena Sofia Ricci in Rita Levi Montalcini.

Ma la carriera di Ernesto D’Argenio inizia quando a diciannove anni decide di lasciare l’Italia e conoscere paesi come la Turchia, la Norvegia e l’India. Quando torna, studia recitazione a Roma. Una gavetta fatta di teatro e di corsi di formazione. Nel 2013, Ettore Scola lo sceglie nel suo ultimo film Che strano chiamarsi Federico per interpretare i ruoli di Mameli Barbara e Marcello Mastroianni. Si susseguono serie come Squadra Antimafia, Grand Hotel, Di padre in figlia di Riccardo Milani. Lo scorso anno ha preso parte alla fortunata serie Volevo fare la rockstar di Matteo Oleotto, dove ha recitato accanto a Valentina Bellè, Emanuela Grimalda e Giuseppe Battiston. In attesa di rivederlo nella quarta stagione di Rocco Schiavone, sarà in tv il 26 novembre con il film evento Rita Levi- Montalcini, accanto ad Elena Sofia Ricci.

Ernesto D’Argenio assomiglia ad Omero. Riesce ad essere un cantastorie delicato, capace di plasmare storie e volti che incontra lungo il suo cammino. Ad ogni viaggio, porta con sé un pezzo della vita di qualcuno. Lo conserva tra le tasche della sua memoria e lo rende vivo nei personaggi che da lì a poco interpreterà. Una carriera, la sua, che lo porta lontano in mondi lontani e vicini, da cui si lascerà sempre conquistare.

Intervista ad Ernesto D’Argenio

In che modo descriveresti il tuo personaggio in Rita Levi Montalcini?

Ernesto D’Argenio: Lamberti è un giovane ricercatore che ha una grande passione per il suo lavoro. Viene guidato da buoni sentimenti verso la ricerca. Si fa però continuamente toccare dal dolore dei pazienti. Durante la costruzione di questo ragazzo mi sono chiesto come un medico affronti il dolore degli altri. I medici devono imparare, in qualche modo, a conviverci. Rita Levi Montalcini ha aiutato Lamberti ad oltrepassare questo ostacolo.

Intervista ad Ernesto D'Argenio, nel cast di "Rita Levi Montalcini"

Che valore ha, per te, aver preso parte ad un film di grande valore etico come questo?

Ernesto D’Argenio: Interpretare un personaggio del genere mi ha permesso di pormi delle domande in un momento così delicato come quello della pandemia, dove le figure dei ricercatori sono molto più presenti nella nostra coscienza collettiva. Ci sono tantissime persone che, ogni giorno, lavorano con passione  e che magari non vinceranno un Premio Nobel, ma sono importanti per il nostro progresso. Interpretare questo personaggio mi ha dato l’occasione di essere grato a Rita Levi-Montalcini e a chi le è stato accanto nelle sue ricerche. Ringrazio tutte le persone che sono dietro la ricerca scientifica e le grandi scoperte mediche.

In Rocco Schiavone interpreti Italo. Come è stato lavorare accanto a Marco Giallini?

Ernesto D’Argenio: Italo ha una vita monotona e serena, in cui irrompe un uomo imprevedibile come Rocco. Il rapporto tra Italo e Rocco ha molto a che fare con il legame che abbiamo creato io e Marco Giallini. Quel legame, in qualche modo, è uno specchio. Tra Italo e Rocco c’è un affetto profondo costruito da due persone apparentemente lontane che però si riconoscono. Sono due animali dello stesso branco. Il viaggio che intraprendono i due personaggi, è un viaggio parallelo che anche noi compiamo insieme. Per me, è stato bellissimo tutto questo. Quando ho conosciuto Marco, lui mi ha detto: «Sei già morto». Quelle tre parole hanno un significato importante: la vita va vissuta con una certa foga. Non è così lungo il tempo che ci è dato ed è importante afferrarlo.

Intervista ad Ernesto D'Argenio, nel cast di "Rita Levi Montalcini"
Ernesto D’Argenio con Marco Giallini e parte del cast di Rocco Schiavone

Hai vissuto a Londra, in Turchia, India e Norvegia. Quanto conta il viaggio, per te?

Ernesto D’Argenio: Il viaggio è la mia dimensione ideale. Mi ha portato in tanti posti meravigliosi del mondo, a conoscere luoghi, a vivere avventure e ad ascoltare le storie delle persone. Adesso ho scoperto che, per me, il viaggio continua in una nuova forma. Ho compreso che il mestiere d’attore è un altro modo per viaggiare. Raccontare delle storie, delle anime, dei conflitti rappresenta un movimento continuo. Per dare voce ad un personaggio non puoi vivere nella staticità, ma deve esserci un moto interiore. Recitare è un modo più intimo di muoversi nel mondo.

Quando hai compreso di essere diventato, finalmente, un attore?

Ernesto D’Argenio: Provengo da tanta gavetta, dai teatri e dai laboratori di recitazione. Quando ho ricevuto i primi riscontri, ho capito che avevo ragione e che era proprio quello che avrei voluto fare nella vita. Era quella la strada. Ci vuole tanto lavoro. Ho sentito, sin da subito, di voler fare l’attore ma non dico mai di esserlo diventato. Tutt’ora, non mi piace definirmi un attore in quanto non mi piace stare all’interno di una definizione. Sono una persona libera, che cerca di scoprire il mondo e cerca di trasferire la propria esperienza in ciò che interpreta.

Quali sono le cose che ti tengono vivo?

Ernesto D’Argenio: La moto mi permette di viaggiare e mi permette di entrare in contatto con i luoghi che attraverso. Ho un passato da sommelier ed amo il vino. Il cibo e la cucina sono una grande passione, per me. Mi rendo conto che ciò che realmente mi muove sono le storie delle cose e delle persone. Per esempio, quando sono in un posto e scopro un piatto nuovo, mi piace capire tutto quello che ha portato quel piatto ad essere lì. Voglio scoprire le materie prime, le persone che preparano quelle verdure, le origini e le tradizioni del piatto. Quando osservo qualcosa di nuovo, c’è sempre un mondo che si apre intorno a me. Ho voglia di entusiasmarmi attraverso i racconti.

 

C’è un’esperienza di scoperta che ti ha entusiasmato maggiormente?

Ernesto D’Argenio: Una volta, per esempio, sono andato a visitare una fabbrica di tessuti in Abruzzo che realizza giacche. Mi affascinava capire da dove arrivasse il cotone, come venisse usato il tessuto. Non sapevo come si facessero le asole a mano, con un martello ed uno scalpello. A volte perdiamo l’importanza delle origini e della costruzione di qualcosa. La tecnologia è importantissima, ma è bello mantenere l’entusiasmo della scoperta. Non voglio che tutto sia polarizzato intorno a noi.

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