Si è chiusa ieri la seconda parte del Giffoni Film Festival 2020. L’ultimo appuntamento del ciclo Masterclass ha visto l’attore e regista romano Sergio Castellitto confrontarsi con i ragazzi dopo la proiezione del suo film Fortunata.
Il ciclo Masterclass di #Giffoni50 si è chiuso con Sergio Castellitto, che ha incontrato i ragazzi dopo la visione del film Fortunata, in cui ha diretto Jasmine Trinca e Stefano Accorsi.
Attore e regista pluripremiato
Sergio Castellitto, vincitore di 3 David di Donatello (Tre colonne in cronaca, Il grande cocomero, Non ti muovere), 5 nastri d’argento , dei quali uno per la sceneggiatura di Non ti muovere, 3 Globi d’Oro e 6 Ciack d’oro, ha ringrazia il Festival per l’incontro. «Per un artista – ha detto – parlare di sé e del proprio lavoro è prezioso, mi permette di storicizzare la mia vita, vederla a due metri di distanza e, mentre ve lo racconto, anch’io rileggo un aneddoto e cresco grazie alle vostre domande”.
Presto lo vedremo nei panni di Gabriele D’Annunzio
Attualmente Sergio Castellitto è impegnato sul set di Natale in casa Cupiello, che vedremo su Rai Uno in autunno. Sul progetto però l’attore non ha potuto anticipare nulla alla platea di Giffoni.
Ha parlato invece de Il cattivo poeta, un biopic incentrato su Gabriele D’Annunzio diretto da Gianluca Jodice. Nel film, che sarà presentato alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia ed arriverà in sala il 5 novembre, Castellitto interpreta il poeta e scrittore nei suoi ultimi anni di vita.
«In un’epoca in cui crediamo di essere moderni e a stento siamo contemporanei, leggere i classici è doveroso. Questi miti sono di un’attualità impressionante. Cosa c’è di più utile della poesia? Durante il periodo di chiusura totale – che mi rifiuto di chiamare lockdown – a chi mi chiedeva consigli su attività da fare consigliavo di leggere una poesia al giorno. Ungaretti, Pascoli, Saba… insomma tutti quelli che a scuola non sopportavate, riscopriteli. Perché nella poesia – come nel cinema – c’è il naufragio”.
Ai filmmaker di domani, Castellitto consiglia di «Andare oltre la verità: il cinema è finto ma se bene fatto sembra vero. E spetta poi alla sensibilità di ciascuno che esce dalla sala completarlo. E io – ha concluso – realizzo solo quello che mi piacerebbe guardare da spettatore”.