Antonia Liskova nasce in Slovacchia nel 1977 e sin dall’adolescenza coltiva un animo ribelle e dinamico, pronto a sfidare le barriere del mondo intorno. All’età di diciotto anni, riempie una valigia colma di sogni e speranze e parte verso un paese sconosciuto: l’Italia.
Quella terra ricca di arte e bellezza le apre una porta importante verso il Cinema. Antonia Liskova arriva così sul grande schermo debuttando nel film di Carlo Verdone C’era un cinese in coma, nel 2000. Da quel momento in poi, l’attrice colleziona pezzi di puzzle importanti per la sua carriera. Il pubblico la sostiene ed ama grazie al ruolo di Laura nella serie di successo Tutti pazzi per amore. Negli anni, si distingue per la capacità camaleontica ed elegante di spaziare in ruoli sempre più diversi tra di loro. Con lo straziante ed enigmatico ruolo di Silvia nella serie La porta rossa di Carmine Elia sottolinea il suo talento e la sua dedizione verso questo mestiere.
La carriera camaleontica di Antonia Liskova
Antonia è una delle protagoniste del film I Liviatani – Cattive attitudini di Riccardo Papa. Nel film, disponibile in streaming dal 27 Luglio, la Liskova interpreta il ruolo di una madre particolare e sorprendente. In autunno, sarà l’attesissima new-entry della terza stagione della serie di Rai1 L’Allieva, dove reciterà accanto ad Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale. Antonia Liskova assomiglia all’eroe del mare Ulisse, se solo Omero l’avesse descritto con il volto di una donna. Di Ulisse ha le onde nello sguardo, il bisogno di scoprire, l’intelligenza di cambiare il suo destino, il coraggio di osare e quello di costruire una libertà che non sia più soltanto un’utopia.
Come descriveresti la tua Amalia nel film I Liviatiani – Cattive attitudini?
Amalia tiene in piedi la sua famiglia matriarcale. All’interno di questa storia, si percepisce che tutti i componenti pendono dalle sue labbra, dalle sue decisioni, dalle cose che dice. Nonostante la sua vera natura, ama follemente la sua famiglia. Farebbe qualunque cosa per proteggere i suoi figli e per renderli felici.
Lo streaming ha aperto uno spazio più ampio per gli artisti e per i loro progetti. Quanto è importante, secondo te, questo nuovo modo di guardare e sostenere il mondo cinematografico?
Per tutti noi, lo streaming è stato una salvezza. Lo abbiamo riscoperto come spettatori. Durante la quarantena, avere delle piattaforme streaming dove poter guardare i film e le serie TV è stato molto importante. Abbiamo riempito il vuoto delle persone che non potevano colmarlo con il proprio lavoro, con un viaggio, una cena fuori, una passeggiata. Penso che le persone abbiano rivalutato il nostro mestiere, in questi ultimi mesi. Come artista, mi sono sentita parte di qualcosa di più importante. Ho apprezzato il lavoro fatto dalla cultura in un momento molto delicato come quello che stiamo vivendo.
Grazie alle innumerevoli piattaforme, abbiamo più possibilità di lavorare e di far vedere i nostri film anche all’estero. Mi auguro con tutto il cuore che ogni cinema venga riaperto con tutte le precauzioni possibili. Amo il cinema e l’odore delle sue poltrone. Ci sono tanti film che non potrei vedere soltanto in streaming. Mi sento di dire che nessun mezzo può escludere l’altro. Il cinema non esclude le piattaforme streaming, e viceversa.
Sei una delle new-entry più attese della terza stagione de L’Allieva. Che esperienza rappresenta per te?
Sono molto felice di prendere parte a questa serie. A ricoprire il ruolo di direttore dell’Istituto di Medicina legale c’è stato sempre un uomo, nel corso delle prime due stagioni. Far arrivare, in questa terza stagione, una donna è un segnale importante. Il mio sarà un personaggio molto interessante. Quando nel corso delle riprese leggevo le sceneggiature, trovavo sempre più spunti per interpretarlo.
Nella mia carriera ho avuto modo di raccontare personaggi sempre interessanti, e questo è uno di quelli. Inoltre, ho avuto la fortuna di poter lavorare con un gruppo davvero sano e in sintonia. L’unione, l’allegria e la solidarietà che ho trovato all’interno di questa esperienza sono elementi che mi hanno permesso di rinnamorarmi nuovamente del mio lavoro. Ogni attore riesce a far trasparire verità e amore per questa serie. Alessandra Mastronardi, per esempio, è stata una meravigliosa compagna di lavoro e amica. Ho ammirato la sua professionalità. Era quella che lavorava ogni giorno e in ogni scena, eppure non si lamentava mai. Anzi, il suo umore trascinava il nostro e ci permetteva di lavorare in grande serenità e con grande allegria. Porterò questo progetto nel cuore.
Negli ultimi giorni, sui social, è diventata virale la challenge “Women supporting Women”, in cui molte artiste internazionali hanno espresso la loro idea di sorellanza, postando un’immagine in bianco e nero. Anche tu hai partecipato all’iniziativa, ma in modo del tutto diverso, perché?
Non amo le catene che si creano sui social. Sono sempre stata una persona molto pratica e pragmatica. Ho partecipato alla challenge ma non ho postato una mia foto in bianco e nero. Qualcuno mi ha fatto notare che ho sbagliato, ma in realtà non ho sbagliato. Ho deciso di postare una foto di una donna in cui credo e che crede in me. Non aveva senso pubblicare una foto di me stessa. L’hashtag di questa iniziativa è “Women supporting Women”. Quindi, avrei preferito che ognuna di noi avesse pubblicato la foto di una donna che ci sta accanto nella nostra vita e che supportiamo.
Non ho mai amato esprimere attraverso un social qualcosa che posso fare realmente nella vita. Preferisco le cose concrete. Nel mio piccolo, cerco di aiutare le persone che sono accanto a me. Per esempio, aiuto la mia vicina di casa che è una donna che vive da sola. Durante la pandemia, sono andata a farle la spesa. Questo è il mio modo di agire.
Che valori cerchi di trasmettere a tua figlia di 15 anni?
Nelle scorse settimane ho pubblicato una story con l’immagine della deputata americana Alexandria Ocasio-Cortez che è stata volgarmente offesa da un uomo. Cerco di insegnare a mia figlia che non è vero che un uomo può offenderci in questo modo e apparire, come se nulla fosse, “fico”. Ho voglia di crescere una donna diversa. Le faccio capire che non vanno sempre così le cose per noi donne. Insegno a mia figlia a credere comunque nelle proprie idee. Spero che ogni madre che ha un figlio maschio gli insegni, sin da piccolo, a rispettare le donne.
Se guardi indietro nel tuo passato, che ricordi hai della quindicenne che sei stata?
Tutti i giorni, guardo mia figlia e mi confronto con la quindicenne che sono stata. Sono stata una ragazza molto ribelle. Il mondo mi stava stretto. A quindici anni, sapevo già che avrei cambiato la mia vita e non avrei subìto la situazione in cui mi trovavo. Sapevo che fuori dal posto in cui vivevo c’era il mondo e volevo provare a conquistarlo. Ho rischiato, ho fatto tanti sacrifici, ho pianto e spesso volevo tornare a casa. Vorrei che la voglia di cambiare le cose intorno a noi, non si perdesse mai. Mi piacerebbe che ogni giovane capisse che può cambiare il futuro, perché è nelle sue mani.
Ma oggi chi è Antonia Liskova?
Sono una donna che farebbe esattamente, per filo e per segno, le stesse cose che sognava di fare a quindici anni. Rifarei anche gli sbagli che ho fatto durante il mio percorso. Ogni sbaglio è stato costruttivo e mi ha portato a fare altre cose che, invece, sono state fondamentali per la mia vita e per la vita delle persone che amo. Compirei, nuovamente, ogni cosa.
Se pensi alla parola libertà che immagine ti viene in mente?
Da otto mesi non vedo la mia famiglia, che vive in un altro Paese. La situazione che stiamo vivendo mi ha separata dagli affetti più cari. Non vedo mia madre, mia sorella e mio nipote. Ho pensato molto alla libertà e ho immaginato uno spazio vuoto. Rappresenta tutto, ma ancora non esiste. La libertà di muoversi, di pensare, di pronunciare sono qualcosa di ancora lontano. Abbiamo distrutto la libertà con i confini e con le barriere moraliste. Ancora oggi, la libertà è un’utopia.