Raffinato ed elegante, Mario Dice è un designer classico futurista, dinamico e pieno di determinazione. La sua carriera è costellata di esperienze formative che lo hanno arricchito umanamente e professionalmente.
A New York, Mario Dice ha lavorato per Calvin Klein. In Italia, ha avuto l’occasione di affiancare le Sorelle Fontana nel loro atelier. Tante sono le collaborazioni che Mario ha ottenuto con le più prestigiose case di moda italiane come Trussardi, Krizia, Philosophy. Nel 2007, poi, ha fondato la sua maison. Le sue creazioni sono classiche e contemporanee. Una delle sue particolarità è l’utilizzo della pelle e dei ricami effetto tattoo.
Il progetto charity di Mario Dice
Nei difficili mesi che hanno visto il nostro Paese in una situazione di grande emergenza sanitaria, lo stilista ha deciso di realizzare un progetto solidale dal titolo #Weworkalltogheter. A prendere parte al progetto, ci sono tanti personaggi del mondo dello spettacolo tra i quali Serena Rossi, Simona Ventura, Sandra Milo, Caterina Balivo, Alena Seredova. Ciascuno di loro ha personalizzato una t-shirt bianca con una frase. Il ricavato di ogni creazione verrà, poi, devoluta in beneficenza per le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita a causa del Coronavirus. L’asta è iniziata ieri, lunedì 13 luglio. Chi vuole acquistare una delle t-shirt personalizzate dagli artisti e personaggi che hanno aderito al progetto di Mario Dice, può farlo sulla piattaforma Charity Stars: www.charitystars.com/weworkalltogether.
Sei uno dei designer italiani più seguiti e apprezzati dalla Moda. Come è iniziato il tuo percorso professionale?
Ha inizio da giovanissimo, all’età di quattordici anni. Una scelta dettata dalla grande voglia di cominciare un mio percorso creativo ed umano, più che la realizzazione di un sogno. Non ho avuto la possibilità di frequentare un corso di studio legato alla moda, ma grazie a Nicola Trussardi ho potuto cominciare la mia carriera negli Stati Uniti, presso Calvin Klein e Donna Karan NY, per poi proseguire in Italia per aziende come Krizia, Gattinoni, la stessa Trussardi e tante altre.
Cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni, a livello creativo ed umano?
A livello creativo ognuno di loro ha un mondo diverso dall’altro. Da tutti ho appreso e “rubato” tanto, per poi formare la mia personale creatività. A livello umano, invece, hanno tutti una cosa in comune ed è quello di cui maggiormente ho fatto tesoro su che uomo non diventare. Nessuno di loro sa cosa sia un rapporto umano. Sarà poco politically correct fare questa affermazione, ma forse bisogna cominciare a raccontare alle nuove generazioni un po’ più di verità.
A cosa si ispira la tua collezione Autunno-Inverno?
Con questa collezione ho voluto scrivere una “lettera a me stesso” in previsione dei miei 28 anni di carriera. Una lettera chiusa, semiaperta. In controluce sono una parte del mondo a cui ho rubato un riflesso, questa è la mia anima e non ne ho un’ altra. Ho scelto di raccontarla molto semplicemente, liberandola dalla costruzione in cui potrebbe racchiuderla un racconto, ma non una lettera.
Abiti capaci di unirsi in un messaggio comune, che attraverso l’unicità delle sue lavorazioni costruisce un linguaggio complessivo. Oggi, trasformi gli abiti in una parola, la loro rappresentazione in una frase, il loro saper convivere in un discorso continuo con gli altri abiti.
Quali sono i tessuti che prediligi?
In questa nuova collezione, così come nelle precedenti, la proposta vuole creare un’atmosfera di sospensione, un onirico viaggio fra due mondi diametralmente opposti. Lo scopo è sempre quello di pormi tra la quotidianità ed il lusso. Pertanto prediligo creare sempre da me i tessuti che compongono le mie collezioni. Macramè dall’effetto tattoo a pizzi leggeri come una seconda pelle. Sete intarsiate come le moderne embroidery anglaise.
Quale è il tuo approccio stilistico alla moda? C’è un designer anche del passato che influenza e ispira le tue creazioni?
Mi ritengo molto fortunato ad esser nato in un Paese che offre uno smisurato patrimonio artistico, il mio approccio alla moda e continuare a fondare le sue radici nella tradizione e nell’artigianalità. Viviamo in un mondo in cui l’offerta è sterminata e la globalizzazione ha portato grandi imprese anche storiche a produrre ovunque nel mondo come India, Cina e Corea.Penso che sia facile immaginare che questo crei gravi danni alla nostra economia, rimane davvero poco Made in Italy.
Personalmente, però, credo che se un cliente entrando nei nostri negozi non è consapevole del prodotto made in Italy, lo è sicuramente quando esce. Trovo impossibile poter copiare tradizione e stile. Il designer per eccellenza che ho sempre amato e da cui ho appreso questi valori è Gianfranco Ferrè. È una grande fonte di ispirazione per le mie collezioni.
In questi mesi difficili per l’Italia, hai creato il progetto charity #Weworkalltogether. Come nasce questa idea?
Il progetto #Weworkalltogether nasce dalla “speranza”, anche se vana, che tutto quello che sta accadendo non si dimentichi in breve tempo. La vita oggi è vissuta secondo gli opposti. La pandemia ha invertito tutto ciò che sapevamo. Tutto è cambiato, ma l’immaginazione non è mai stata più importante né più profonda di ora. Ed allora, perché non chiedere a tanti amici di connettersi in un’unica grande “creatività”, che possa essere ricordata e tramandata con una semplice t-shirt per non dimenticare? L’immaginazione e i sogni posso essere profondi, ma lo sono ancora di più quando ci guidano in un’azione comune per aiutare gli altri.
Ormai quasi tutti i brand si sono convertiti alle sfilate in streaming. Come immagini il mondo della moda nei prossimi tempi? Si tornerà alle passerelle e alle Fashion Week dal vivo?
Purtroppo ancora una volta il mondo della moda non è unito ma individualista. Dopo tante frasi fatte su stagioni da cancellare e collezioni da non mostrare non è cambiato nulla. Si parla di creare vere collezioni nate dalla creatività e di grande qualità. Ti pongo io una domanda: dove sono?
Le sfilate in streaming non stanno funzionando, anche se la stampa del settore non lo ammetterà. La moda è creata da troppi elementi emozionali per diventare digitale.
Cosa rappresenta l’eleganza per Mario Dice?
L’eleganza è un carattere di permanenza. È qualcosa che si rafforza con il tempo. Come quelle persone che maturano con garbo. È come il buon vino: l’ eleganza si sostanzia della personalità di chi lo interpreta. Non passa, si consolida.
Sul è il capo che non deve mai mancare nell’armadio di una donna?
La camicia bianca.