Il dott. Stefano Callipo è psicologo e psicoterapeuta. È spesso ospite nelle più note trasmissioni televisive della Rai (Uno Mattina, Estate in Diretta e La Vita in Diretta, Storie Italiane), Mediaset (Mattino 5) e La7.
Mai avremmo potuto immaginare che la nostra vita cambiasse così drasticamente in così poco tempo. Tutti ci ricorderemo il lockdown della primavera 2020, questo periodo entrerà nei libri di Storia. Il cambiamento improvviso delle abitudini della nostra vita quotidiana ha prodotto un forte stress, al punto che molte persone hanno accusato forme di malessere di diverso tipo, persino simile al disturbo post traumatico che hanno vissuto i nostri avi in guerra.
Come ha reagito la nostra mente a questo forte stress? Quali sono le principali emozioni che gli italiani hanno vissuto nella fase più acuta del lockdown? Ora che siamo passati alla cosiddetta fase 2 e ci accingiamo ad entrare nella fase 3 il Dott. Stefano Callipo, Presidente dell’Osservatorio Violenza e Suicidio, Psicoterapeuta, ci illustra in esclusiva i risultati di un’indagine che l’Osservatorio ha svolto sul territorio nazionale, su un campione di 1431 soggetti. Se avete domande per lui, potete contattarlo scrivendo a: [email protected].
Dei soggetti presi in esame per l’indagine sulle emozioni durante il lockdown, il 73% sono donne ed il 26% uomini. La fascia d’età comprende i giovanissimi dai 18 ai 25 anni (11,2%), giovani tra i 26 e i 35 anni (21,8%), persone tra i 36 e i 45 anni (28,5%), tra i 46-55 anni (22%), tra i 56 e i 65 anni (11,9%) e tra i 66-75 anni (4%).
Come hanno vissuto la possibilità di uscire solo per valide ragioni?
La maggior parte dei soggetti presi in esame (36,3%) ha vissuto il lockdown senza particolari e gravi difficoltà, ma una percentuale consistente ha dichiarato di aver vissuto il momento con preoccupazione (26,85%). Alcuni hanno continuato ad uscire per recarsi al lavoro (14,4%). Il 10,4% degli intervistati ha dichiarato di aver vissuto il lockdown con un senso di frustrazione, il 5,3% con ansia e il 3,7% addirittura con angoscia. Solo il 2,7% dei soggetti presi in esame ha dichiarato di aver vissuto il momento con indifferenza.
Il sentimento dominante
In testa alla classifica del sentimento dominante durante il lockdown troviamo la preoccupazione (33,8%) seguita dall’impotenza (13,5%). Un 12,2% ha dichiarato di aver vissuto la quarantena con serenità. Gli altri sentimenti dominanti sono stati la noia (9,9%), la tristezza (7,6%), l’ansia (7,2%), il senso di oppressione (6,3%), la solitudine (4,6%), la rabbia (2,3%), l’indifferenza (1,7%) ed il senso di colpa (0,38%).
Il timore più grande
Tra le paure più comuni, al primo posto c’è il contagio dei propri cari (25,5%). Un’altra preoccupazione diffusa è stata quella del protrarsi della quarantena a tempo indefinito (18,1%). Il 15,7% ha temuto di perdere i propri cari, e il 12,8% di non poter tornare alla proprie abitudini di prima. Nessuna preoccupazione eccessiva per l’8,2% degli intervistati. La paura di essere contagiati ha riguardato l’8,1% dei soggetti presi in esame, ed il 7,2% ha temuto di non potersi prendere cura dei propri cari. Fa quasi sorridere la paura di ingrassare, manifestata dal 2,1% degli intervistati, rispetto a quella di morire, che ha riguardato il 1,4% dei soggetti presi in esame. Uno 0,4% dei soggetti campione ha temuto di non potersi prendere cura di sé.
Come hanno trascorso il tempo durante il lockdown
Il 22,5% delle persone ha continuato a lavorare in smart working ed occupandosi dei propri figli (14,3%). Altri hanno impiegato il proprio tempo facendo ordine e pulizie (12,8%), studiando e seguendo corsi online (12,2%), dedicandosi ai propri hobby (10,5%), guardando film, documentari e programmi tv (7,7%), leggendo (5,5%), cucinando (4,2%), chattando con parenti e amici (3,6%),. Solo il 2,7% ha dichiarato di aver avuto momenti di noia o vuoto.
Come prevedono che riprenderà la propria vita
Gli italiani sono ottimisti: per il 40,6% degli intervistati, la vita riprenderà come prima (40,6%) o addirittura meglio di prima (34,2%). Per il 25,,1% invece sarà peggio di prima.
Riguardo ai sentimenti negativi indotti dalla domiciliazione forzata, la maggior parte degli intervistati (86,9%) ha dichiarato di non essere mai stato indotto ad assumere un atteggiamento di aggressività o violenza, e di non averlo riscontrato neppure nei propri familiari. Il 10,4% ha risposto “a volte”, e il 2,6% ha risposto affermativamente.
Una nota negativa riguarda il sentimento nei confronti delle istituzioni: il 60,5% dei soggetti ha dichiarato di non sentirsi tutelato dalle leggi e dalle istituzioni in caso di denuncia.
Riguardo all’insorgere, in questo periodo, di transitori pensieri suicidarsi, la stragrande maggioranza dei soggetti campione (96,6%) ha risposto negativamente.
Alla luce dei dati emersi dallo studio, devo ritenere che gli italiani hanno reagito bene ad una fase che ha messo a dura prova il proprio equilibrio psicologico. Devo però sottolineare che sono aumentate le violenze intrafamiliari e i suicidi per motivi economici, il cui picco a nostro avviso deve ancora arrivare. Abbiamo tuttavia dimostrato di avere una forte resilienza, di essere un popolo dalle grandi risorse, capace di guardare avanti e di rimettersi in piedi piuttosto velocemente. Perché noi italiani in questo non abbiamo certo rivali.