Classe 1983, Zerocalcare (nome d’arte di Michele Rech) è uno dei fumettisti italiani di maggiore successo, come testimonia il milione di copie vendute con la casa editrice con cui collabora dal 2012, Bao Publishing. Ogni sua nuova pubblicazione è un evento editoriale e la stessa attenzione mediatica è riservata a tutti i suoi progetti.
Qualche tempo fa la ha esordito nelle sale cinematografiche la trasposizione cinematografica di un suo fumetto (La Profezia dell’Armadillo) e durante la quarantena ha riscosso grande successo la sua serie cartoon a episodi Rebibbia Quarantine. La serie animata era interamente dedicata al periodo di quarantena vissuto dall’artista nel suo quartiere di Roma, Rebibbia: uno sguardo realistico sui giorni di “reclusione”, paura, incertezza e isolamento vissuti da lui e da tutti gli italiani, giorni fatti di file ai supermercati, videochiamate con gli amici, corsette intorno al quartiere. Ora per Zerocalcare è invece il momento di una mostra: si inaugura oggi, 29 maggio, l’esposizione Senza santi, senza eroi.
Senza santi, senza eroi
La mostra di Zerocalcare è realizzata da Minimondi Eventi, ideata e prodotta da Silvia Barbagallo e con la cura di Giulia Ferracci. Raccoglie una serie di nuovi lavori realizzati appositamente per l’occasione ed è visitabile dal 29 maggio al 20 settembre presso il Museo di Palazzo Pretorio di Peccioli, in provincia di Pisa.
Il tema portante è il disincanto generazionale dei giovani di oggi. La loro è una condizione di disagio generale in cui persistono un forte senso di emarginazione ed esclusione. E poi c’è il fallimento: quello di non essere diventati le persone che si sperava di diventare. Il tutto è raccontato in queste tavole realizzate dall’artista dal 2003 al 2020. Vi trovano spazio anche alcuni personaggi chiave della sua produzione, quelli più ricorrenti nelle sue opere, che abbiamo imparato a conoscere e amare, come Lady Cocca e Secco.
La “passività” della prima parte della mostra si supera nella seconda. Qui lo sguardo muta in forme di sperimentazione che possano risollevare la propria condizione. Chi si ferma è perduto, dunque deve necessariamente mettere in atto dei cambiamenti, senza paura. Perché non ci sono né eroi né santi che possono salvarci: ciascuno di noi si salva da solo.