Giuseppe Maggio tornerà prossimamente ad interpretare il ruolo di Fiore nella terza stagione dell’attesa serie di Netflix “Baby”. La sua è una carriera tutta in salita che lo vede sperimentare ruoli sempre diversi, che catturano l’attenzione degli spettatori davanti allo schermo.
Giuseppe Maggio ama sperimentare, e così si cimenta anche con la scrittura. Ha ultimato la stesura del suo primo romanzo, “Ricordami di te” che uscirà il 7 luglio per Sperling & Kupfer. La storia si snoda sullo scenario di una Parigi multiforme, dove si dipana una storia d’amore letteralmente senza tempo tra Marcello e Juliette. Con la sua voglia di scoprire, Giuseppe Maggio cattura e celebra la vita e le sue emozioni attraverso la sua arte. Lo fa afferrando con delicatezza e verità le emozioni dell’essere umano.
A luglio uscirà il tuo romanzo “Ricordami di te”. Come nasce questa storia?
Nasce da un’esigenza che avevo dentro dopo un viaggio fatto a Parigi. Ho sentito di aver vissuto delle emozioni molto forti in una città che non conoscevo e che mi ha dato tanto. Sentivo il desiderio di scrivere ciò che avevo provato, per dimenticare quelle sensazioni nel momento in cui sarei tornato a Roma e alla mia vita di tutti i giorni. Non volevo che quei momenti pian piano sbiadissero nella memoria, e così li ho impressi in un racconto. Sono molto contento del risultato. È emozionante e gratificante scrivere un romanzo.
Cosa speri che trovino i lettori nel tuo romanzo?
Le storie che raccontiamo, al cinema o nei libri, possono essere universali. Ognuno di noi può riconoscersi nelle emozioni e nelle sensazioni descritte in un personaggio e in una storia. Le storie ci avvicinano. L’arte è rappresentata proprio da questa magia che ci unisce. Quando ho deciso di scrivere questa storia, mi sono collegato a ciò che tutti noi viviamo. Ti capita mai di andare in un posto sconosciuto, dove non hai legami di nessun tipo, e sentirti a casa? Questa sensazione l’ho provata quando sono stato a Parigi. Partendo da questa esperienza, ho deciso di scrivere questo romanzo che ha come protagonista Marcello. Mi piacerebbe molto realizzare un film su questa storia e poter interpretare questo personaggio. È simile a me, sono parecchie le caratteristiche che ci accomunano.
In “Baby” interpreti Fiore: un personaggio che compie scelte molto difficili. Eppure, dal suo sguardo hai fatto trapelare una sorta di umanità. In che modo ci sei riuscito?
Non era facile interpretare un personaggio come Fiore. Ci sono tanti aspetti di lui che non vengono raccontati all’interno della serie, quindi ho cercato, come attore, di rappresentarlo anche attraverso alcune sfumature che sono spesso di riflesso, come la fragilità e la paura di fallire. Ho cercato di trasferire nei suoi occhi quel mondo che non era descritto nel corso dei vari episodi. Quando preparo un personaggio, cerco molto spesso di scrivere tutto quello che, per ragioni di spazio e di tempistiche, non viene raccontato in una sceneggiatura. Nel momento in cui un attore deve dire una battuta e si trova in una determinata scena, si presuppone che ci sia un pregresso che lo ha portato fino a lì. Per me, è stata una vittoria raccontare Fiore anche attraverso un solo sguardo. Credo che per essere reali in scena, sia necessario esserlo anche nella vita. È importante crearsi una propria storia e una propria dinamica per riuscire a portare umanità ad un personaggio.
Quanto conta la curiosità in questo mestiere?
Moltissimo: la curiosità ti porta a scoprire e a fare un lavoro di indagine su te stesso. Ti porta a conoscere degli aspetti di te che non avevi approfondito. Per esempio, per me, il viaggio è un mettersi alla prova. Essere curiosi è alla base della recitazione, perché porta a crescere, e solo così non si smette mai di migliorarsi. Quando ci si stanca di scoprire, in qualche modo il percorso si blocca.
In questa tua evoluzione, sono state d’aiuto le persone che ti sono accanto?
La mia famiglia mi ha sempre spinto a non cercare degli alibi, se qualcosa non andava. Lavoro mettendo in discussione me stesso, e cercando di ottenere le cose senza incolpare gli altri se fallisco. La mia fidanzata, per esempio, mi trasmette una grande positività nel fare le cose. Bisogna cercare sempre di essere propositivi. Le persone che mi stanno accanto mi hanno sempre aiutato a superare i momenti di difficoltà che si sono presentati.
Dopo questi mesi delicati per ognuno di noi, che significato dai alla parola “libertà”?
In questi mesi siamo stati costretti a limitare la nostra libertà. Questo valore è prezioso, lo abbiamo capito sulla nostra pelle. Credo che sia importante ricordare le parole di John Stuart Mill che scrisse il “Saggio sulla libertà” dove affermava che la propria libertà non deve ledere quella degli altri. Trovo che sia un concetto che debba essere ricordato, ogni giorno. Viviamo in una società, abbiamo il diritto di goderci la nostra libertà senza però mettere in pericolo quella degli altri. Credo molto nella solidarietà. È stato bello vedere le persone solidali, in questi ultimi mesi, con i propri vicini di casa. Abbiamo riscoperto dei valori importanti che avevamo messo da parte, un po’ per la fretta e un po’ per la timidezza. Questi limiti ci portano quasi a disumanizzarci. L’essere umano ha bisogno di umanità. L’arte può portare la voglia di trascorrere del tempo insieme. Il cinema può dare solidarietà, può essere in grado di trasmettere dei valori. Attraverso l’arte ci si rende conto della bellezza dello stare insieme.