Enrica Scielzo è la prima blogger italiana transgender e grazie al suo “The LadyBoy” ha raccontato la sua transizione al pubblico del web. Con lei abbiamo chiacchierato del suo percorso, della femminilità senza genere e dei suoi sogni.
“Femminilità. Il bene più prezioso di una donna.” diceva l’attrice Marlene Dietrich. Ma quale significato prende oggi la femminilità? Ma soprattutto, nel 2020, è ancora legato a un solo genere? Proprio di questo argomento e di tanto altro abbiamo parlato con la blogger Enrica Scielzo. La scelta non è stata del tutto casuale, Enrica è infatti la prima blogger transgender al mondo e grazie al suo “The Ladyboy” prima e “The Lookmaker“ adesso, ha rotto gli schemi parlando di un argomento ancora poco conosciuto qui in Italia: l’identità di genere e la transessualità.
Enrica Scielzo, nel 2014, inaugura il suo blog e nel tempo apre la rubrica “Diario di una trans”, in cui racconta la sua transizione, sia dei momenti difficili che delle piccole grandi vittorie. Fin da subito, negli scatti postati da Enrica, si evince una grande femminilità resa pura dal suo essere “naturalmente” donna.
Nel 2014 hai inaugurato il tuo blog “The Ladyboy” in cui racconti, anche intimamente, la tua transizione. Cosa ti ha spinto ad aprirlo e quali sono stati i post più apprezzati dai tuoi lettori?
«”The Ladyboy” è nato, come tutte le cose più belle, per caso. Tra l’altro, da una situazione molto tragica: sono stata investita e ho passato 6 mesi con il gesso prima, la doccetta poi, senza potermi muovere, senza poter uscire. Ero costretta a letto notte e giorno, tutti i giorni, e così ho deciso di mettere a frutto quel tempo che passavo davanti al PC e trasformare una situazione negativa in qualcosa di buono. Così ho deciso di aprire un blog e piano piano, visto che le persone si interessavano anche alla mia figura e alla mia storia, ho deciso di raccontarla in una rubrica che si chiama “Diario di una trans”.
Perché? Perché io stessa, all’inizio della mia transizione, non avevo riferimenti. Non sapevo a chi chiedere, cercavo su Internet cose come “Come si diventa donna?” o “Come ti cambiano gli ormoni?” senza trovare risposte adeguate. E così ho pensato di scriverle io, quelle risposte. Di raccontare il mio percorso, senza filtri, senza edulcorazioni, dal primo mese in cui ho preso gli ormoni fino al cambio di nome sulla carta di identità. Ho pensato fosse un mio dovere farlo, per chi sarebbe venuto dopo di me. Sai, quando ho iniziato non c’erano tutte queste trans belle e di successo come Lea T, Valentina Sampaio, Andreja Pejic che si vedono oggi. Non avevamo modelli di ispirazione, un punto di riferimento. E così, quel punto di riferimento lo è diventato il mio blog, che ha aperto gli occhi a molti e dato coraggio a terzi.»
Ti sei mai pentita negli anni di avere aperto il tuo blog?
«Ogni giorno della mia vita! (ride, n.d.r.) Scherzi a parte, aprire un blog è molto più impegnativo di quanto si immagini, sotto tanti punti di vista. Creativo, economico, personale. Tanto tempo e tante ore della mia vita le ho passate scrivendo articoli, traducendo, revisionando bozze, facendo foto, editandole, o pensando e creando storie e contenuti per i social media. Anche in vacanza. Anche di notte. Anche di Domenica. Lavoro il giorno di Natale, il primo Maggio e a Ferragosto. Non ho orari fissi, perché il mio lavoro dipende da me.
Non è come per tutti i liberi professionisti: purtroppo è un lavoro che ti costringe ad essere online e presente 24 ore su 24. E che non ti permette di separare più di tanto la vita professionale da quella privata, perché una blogger è di fatto un personaggio pubblico. Quindi le due cose finiscono sempre con l’influenzarsi l’un l’altro e anche la tua vita privata diventa un lavoro e viceversa. Devi avere una passione sviscerata per questo lavoro, altrimenti non potresti farlo. Io amo ciò che faccio e non riuscirei ad immaginarmi a fare qualsiasi altra cosa.»
Cos’è per Enrica la femminilità, sia interiore che esteriore, e come riesce ad esprimerla rimanendo se stessa?
«La femminilità è una qualità intrinseca, che prescinde il sesso, l’orientamento sessuale, il genere. O c’è, o non c’è. Ci sono uomini etero femminili e ci sono donne che femminili non lo sono. Punto. Femminile è tutto: il modo di parlare, il modo di muoversi, di pensare, di camminare, è un atteggiamento che hai nei confronti della vita, qualcosa che è parte di te. Mi viene in mente Marlene Dietrich nel film “Disonorata”, quando di fronte al plotone d’esecuzione si ritocca il rossetto prima di essere fucilata. Ecco. Per me quello è femminile.»
Da ragazza transgender quali sono stati gli ostacoli più grandi che hai dovuto affrontare per esprimere liberamente la tua femminilità?
«In realtà sono una persona abbastanza ribelle e lontana da certi paradigmi imposti dalla società, quindi ho sempre espresso il mio lato femminile in maniera abbastanza naturale, senza forzature o tappe obbligate. La parte più difficile, come dicevo all’inizio, e non è stato avere l’informazione adeguata in merito. Anche a scuola, si parlava di gay, si sapeva cosa fossero, ma di trans non si parlava mai. Non si spiegava.
“Trans” fino a qualche anno fa era un argomento tabù, e forse per molti lo è ancora. Io ho passato 28 anni della mia vita pensando di essere gay perché mi piacevano gli uomini, ma non era così. Era molto di più. Non era una questione di chi mi piacesse, ma di chi fossi. Una donna. Etero, per giunta. Probabilmente, se ci fosse stata più informazione e libertà anni addietro, avrei capito prima di essere trans, e avrei cominciato prima il mio percorso.»
Da circa un anno sei diventata una consulente d’immagine. Come mai hai deciso di intraprendere questa professione?
«Penso fosse il passo naturale da fare per completare il mio percorso. Sono sempre stata affascinata dalla bellezza a tutto tondo, dai capelli al trucco, dagli abiti agli accessori. La consulenza di immagine era la professione che metteva insieme tutto ciò che ho sempre amato nella vita: forme, colori, profumi, stile. Sono tutte queste cose insieme che per concorrono alla bellezza di un individuo, e non è possibile scinderli: sono come gli elementi di un’orchestra che suonano ognuno la propria parte, ma alla fine creano una melodia unica.»
Chi definiresti tra le celebrity contemporanee un’icona di stile e femminilità?
«Mi piacciono donne molto diverse, ognuna per una qualità che trovo esprima il mio concetto ideale di donna. Adoro Natalie Portman. La trovo estremamente elegante, femminile, delicata, ma al tempo stesso forte, decisa e indipendente. Jennifer Lopez incarna il mio concetto di sessualità, energia e donna “d’affari” che si è fatta da sola, la trovo splendida, anche a 50 anni. Lei è la mia beauty icon di riferimento, perché il suo trucco in stile “golden goddess” è quello che più rappresenta il mio stile. In ultimo, non posso non citare la mia adorata Lisa Eldridge, truccatrice delle star, che è di una classe e di una raffinatezza nel muoversi, nel parlare, nell’esprimersi, che tutti dovremmo imparare da lei. Funny fact: tutte e 3 appartengono alla mia stagione armocromatica, l’Autunno.»
Se avessi tra le mani la lampada magica di Aladino, quali sarebbero i tre desideri che esprimeresti?
«Sicuramente vorrei tornare indietro nel tempo per poter cominciare prima la mia vita da donna e godermi quelle cose che non ho potuto fare perché vivevo una vita che non mi apparteneva. Poi mi piacerebbe uno splendido appartamento a New York. Per il terzo, indecisa come sono, probabilmente liberei il Genio come ha fatto Alladin. In fondo, tutti ci meritiamo un lieto fine.»