Wondernet Magazine
Psicologia

Le 5 abitudini che più sono mancate alle donne durante il lockdown

Il dott. Stefano Callipo è psicologo e psicoterapeuta. È spesso ospite nelle più note trasmissioni televisive della Rai (Uno Mattina, Estate in Diretta e La Vita in Diretta, Storie Italiane), Mediaset (Mattino 5) e La7.

Siamo finalmente giunti ai primi allentamenti delle restrizioni causati dalla pandemia Covid-19, che hanno portato tutti a rimanere a casa, e a lavorare in modalità smart working per quasi due mesi. Durante il lockdown le donne, nonostante lo stravolgimento delle abitudini quotidiane, hanno fatto di tutto per mantenere gli equilibri familiari. Hanno seguito i figli nelle lezioni scolastiche virtuali. Hanno dovuto abituarsi alle call lavorative, preparare pranzi, merende e cene riuscendo raramente a ritagliarsi un momento tutto per loro. Quali sono le abitudini che sono mancate di più alle donne durante il lockdown? Per capirlo, il dottor Stefano Callipo ha raccolto alcune testimonianze per cercare di tirare le somme di questo periodo che, nostro malgrado, passerà alla storia. Se avete domande per il dottor Callipo potete contattarlo scrivendo a: [email protected].

 

Dott. Stefano Callipo
Psicologo Clinico, Giuridico e Psicoterapeuta. Presidente Osservatorio Violenza e Suicidio.

 

Le 5 cose che più sono mancate alle donne durante il lockdown

1) Il parrucchiere e il centro estetico

Non potersi prendere cura di sé e del proprio aspetto fisico, nel modo in cui si vorrebbe, sembra essere tra le cose che più hanno sono mancate a tutte le donne in senso trasversale. Alle donne lavoratrici, dirigenti, impiegate ma anche alle casalinghe, alle sportive, alle mamme impegnate con i propri figli, video lezioni di giorno e compiti al pomeriggio. Dal 18 maggio i saloni riapriranno con nuove modalità, e sono in molte coloro che sono già riuscite a prenotarsi per concedersi, finalmente, il tanto agognato taglio o ravvivare il colore.

2) Vedere le amiche

Sono mancate le amiche con le quali organizzare aperitivi, piacevoli pranzetti, serate in allegria, chiacchierare e perché no, fare anche un po’ di “taglia e cuci”. Gli appuntamenti serali nelle piacevoli giornate primaverili sono ciò che più rigenera la mente femminile, occasioni in cui si può evadere con la mente dalle mille pressioni della quotidianità familiare o lavorativa.

donne lockdown

3) La propria autonomia e i propri spazi privati

Rimanere chiusi tra le mura domestiche implica una riduzione dei propri spazi intimi, nel quali fare una telefonata ad un’amica per parlare di tutto, piuttosto che dedicarsi alla cura di sé senza interrompere per rispondere alle richieste dei familiari. Si, perché lo spazio per sé nel lockdown si è ridotto a tal punto da scomparire quasi. E se da un lato chi lavora con lo smartworking si ritrova a lavorare più di quanto faceva prima, così in casa ci si ritrova a dedicarsi alla famiglia a tempo pieno, situazione ancora più accentuata per chi ha i figli in smartschool, che di smart ha ben poco. 

4) I viaggi

Si, proprio i viaggi, il mare, il sole. Il massimo momento di evasione, anche i weekend lunghi oggi rimangono soltanto un nostalgico ricordo. E l’estate? Come sarà? Si potrà parte oppure no? Non ci rimane che attendere e… sognare in anticipo il nostro prossimo viaggio.

donne lockdown

5) Fare shopping

Shopping non significa soltanto acquistare, ma anche vedere, provare, scegliere, in base alla giornata, all’umore, fare due chiacchiere con la commessa che ormai conosce i nostri gusti.

Ancora una volta osserviamo che ciò che più è mancato alle persone sono le piccole cose, quelle che appartengono alla quotidianità. E per la donna, che sembra avere maggiore resistenza al lockdown rispetto all’uomo, quelle cose, per quanto piccole esse siano, sono… semplicemente rinviate. Si, perché le donne guardano sempre in avanti.

Articoli correlati

Il 2 giugno è la Giornata Mondiale dei Disturbi Alimentari: un’occasione di riflessione e confronto su un tema molto attuale

Giusy Dente

Victim blaming, quando la vittima diventa colpevole: la parola allo psicologo

Laura Saltari

Lascia un commento