Costretta a casa dal 25 febbraio, Gaia Menchicchi, fotografa milanese specializzata in eventi e spettacolo nonché appassionata di cucina, ha avuto modo di concentrarsi su due nuovi progetti.
Uno l’ha vista al fianco di Anna Prandoni, giornalista del settore enogastronomico. Col supporto dello chef Fabio Zago hanno realizzato Cucina di resistenza nel tempo sospeso: cucinare al tempo del Coronavirus, ricettario il cui ricavato sarà interamente devoluto alla Croce Rossa Italiana. L’altro è un progetto fotografico incentrato sul concetto di tempo e di spazio. La pandemia, l’emergenza sanitaria e le restrizioni del Governo hanno dato a entrambi una nuova concezione, una nuova percezione. Ci sentiamo come sospesi, le città sono svuotate e irriconoscibili. Tutto questo prende vita in Distantanee, un racconto per immagini fotografiche in bianco e nero che colgono la non-realtà che stiamo vivendo.
Il progetto fotografico Distantanee
«Quando ho scattato la prima foto di questo progetto, 60 giorni fa al Vigentino, non sapevo ancora che sarebbe diventata la mia nuova avventura fotografica. Un racconto per immagini, libero e indipendente, che raccoglie gli scatti realizzati da allora a oggi, una narrazione continua della realtà contemporanea».
Racconta così Gaia Menchicchi la sua avventura, che si concentra in particolar modo nel Vigentino e negli altri quartieri milanesi. Sono scatti realizzati senza macchina fotografica, con un semplice iPhone a portata di mano. Una scelta, questa, del tutto ponderata: «La macchina al collo dà troppo nell’occhio, in questi giorni avrebbe stonato. Volevo solo scatti rubati che fissano istanti sospesi e situazioni irreali a pensarci solo fino a qualche mese fa».
Anche il bianco e nero è una scelta ben precisa: forza la sensazione di sospensione in cui tutti siamo costretti a vivere, dandole allo stesso tempo un’aura quasi “cinematografica”. Ma non è il set di un film: è la realtà.
Distantanee
Spazio e Tempo in Distantanee
Fino a qualche mese fa, anche se sembra passato molto più tempo, eravamo abituati a vedere le strade delle città affollate, traffico ovunque, ristoranti e bar pieni di gente. Oggi la pandemia ha costretto tutti a ripensare alle proprie vite, alla propria quotidianità. E anche al proprio rapporto con lo spazio e il tempo: uno spazio “svuotato” e un tempo “sospeso”.
Questi concetti trovano la loro espressione nel racconto fotografico di Gaia. Con iper-realismo ha scelto di concentrarsi su questa nuova realtà che il Covid ci ha messo dinanzi. Una realtà fatta di mascherine, file al supermercato, ordinanze, bollettini e tanta paura. Una realtà che ci ha cambiati tutti, trasformandoci in chi non eravamo mai stati prima.
Il nome dato al progetto, Distantanee, ricalca ovviamente il concetto di distanza, ma afferrata nell’attimo del tempo assurdamente dilatato. Sono foto di persone sole in mezzo a piazze svuotate, cancelli chiusi con i lucchetti per luoghi pensati invece per accogliere e favorire la socialità, serrande delle trattorie abbassate, jogger che corrono con la mascherina.
«Uno scatto al giorno, per ripercorrere i nostri stati d’animo e capire come siamo cambiati, come ci stiamo evolvendo e come si sta modificando la realtà intorno a noi», spiega Gaia.