Il make-up come lavoro, come passione, come arma di seduzione, come divertimento, come passatempo: ogni donna attribuisce al trucco un certo valore e un certo peso, che cambiano da persona a persona e anche col passare del tempo.
Per Roberta Scagnolari il make-up è molto di più. Lo racconta nel suo secondo libro, Make-up terapia, frutto non solo della sua esperienza di make-up artist, ma anche di Beauty Oncology Coach e di volontaria dell’associazione La forza e il Sorriso, che si occupa di aiutare le donne che affrontano il cancro a ritrovare la forza dentro di sé e il sorriso davanti allo specchio. In che modo? Organizzando laboratori di bellezza, col supporto di diverse aziende del mondo beauty.
Nel tempo Roberta Scagnolari (Robyberta sui social, dove conta decina di migliaia di follower) ha scoperto che i cosmetici non sono solo cura e valorizzazione del proprio aspetto, ma sono molto di più. Possono trasformare un difetto in un punto di forza, possono curare l’anima, possono essere di conforto e di aiuto per persone a cui la malattia ha portato via la gioia di guardarsi allo specchio. Le storie di Make-up terapia raccontano proprio questo.
Il libro è disponibile in versione cartacea ma anche ebook, perché l’autrice, consapevole del delicato momento attuale, ha preferito non gravare troppo sull’aspetto logistico dei corrieri. Per lo stesso motivo, ha anche deciso di chiudere il suo shop online, dove vende i suoi prodotti.
Il titolo del tuo libro fa capire che attribuisci un vero e proprio valore sociale al make-up. Come è nato in te questo concetto così diverso dal “make-up glamour” che così tanto si vede sui social?
La definizione viene dal fatto che ci lavoro da diversi anni e ci credo molto, ma ci sono arrivata poco alla volta. Io ho studiato per fare la truccatrice diversi anni fa, mi sono diplomata make-up artist quando non era un lavoro super di moda come ora. Ma ho fatto un percorso diverso da quello di una normale truccatrice. Ho cercato da subito un modo diverso per vivere il trucco, qualcosa che in famiglia avevo già sperimentato, perché mia mamma è stata malata di tumore. Già in quel periodo, io avevo 14 anni, per me era qualcosa di diverso dal: ok mi metto il rossetto. Mi ha aiutato moltissimo lavorare in farmacia: è stata una palestra, perché lì la clientela è diversa da quella della profumeria, è più varia, ci sono problematiche e patologie diverse. Poi negli anni mi sono specializzata nel trucco correttivo medicale. Mi capita spesso di intervenire nel corso di convegni medici ed è una cosa che mi dà grande soddisfazione perché vai a parlare a professionisti che non sanno che il trucco può aiutare queste pazienti alle quali loro fanno trattamenti e operazioni chirurgiche. Loro tolgono il tumore da dentro ma non dalla testa, come diceva Umberto Veronesi.
Le storie delle donne raccontate nel libro hanno come comune denominatore il make-up: come ha svoltato le loro vite il prendersi cura di sé e il guardarsi con occhi nuovi allo specchio?
Nel libro non si parla solo di trucco oncologico, che è la prima cosa a cui si pensa. Parla di vitiligine, di occhiaie, di anoressia, di acne, di stati d’animo compromessi, ma che attraverso il trucco portano a reagire. Sono otto storie, tutte raccontano una situazione diversa e ogni donna trova un modo suo di intervenire sulla sua situazione. La storia sull’anoressia è la storia di una donna che trova la voglia di ricominciare riscoprendo la passione per i rossetti. E poi c’è l’acne, che non hai mai avuto e che ti viene a 45 anni dopo la gravidanza, che devi imparare a gestire perché diventa quasi un problema sociale. Per tutte “la cura” passa attraverso dei gesti che loro fanno nei confronti di se stesse per modificare o migliorare una situazione: imparare nuovamente a volersi bene.
Come hai selezionato queste storie?
Sono tutte storie vere dei miei ultimi 13 anni di lavoro. Ho solo cambiato i nomi e le città di riferimento. Sono donne che ho incontrato negli anni, selezionando per tematica. La storia sull’anoressia è stata forse la più importante e difficile per me da scrivere, molto coinvolgente emotivamente. Sono storie a lieto fine perché raccontano la voglia di reagire.
Come vivi la tua esperienza di volontaria per La forza e il Sorriso e di Beauty Oncology Coach?
Le donne e le ragazze che incontro hanno una forza pazzesca. Quando ho iniziato avevo paura di non riuscire a reagire, la prima volta che sono andata c’erano due ragazze della mia età e ho pianto per tutto il tempo. Ero emotivamente coinvolta, credevo non facesse per me. Poi è andata sempre meglio. Noi con l’associazione eticamente non possiamo scambiare contatti con le persone che vengono ai corsi, ai laboratori. In quel momento con me quelle donne recuperano qualcosa, ma non so se oggi tutte quelle che ho incontrato ce l’hanno fatta. Per me è un privilegio intervenire su un momento particolare della loro vita, ma poi non so come la loro vita prosegue.
Perché così tante donne cadono nell’errore di pensare che ci sia una sola forma di bellezza a cui omologarsi, piuttosto che esprimere la propria di bellezza, la propria unicità?
Se vuoi un po’ è anche colpa dei miei “colleghi”. Basta vedere i profili dei più famosi truccatori e truccatrici internazionali: nel condividere i loro look fanno un grande uso di filtri. Per una modella può andare bene, ma se si va a travisare del tutto la realtà è sbagliato: c’è un pubblico giovane dall’altra parte che non è in grado di gestire quelle informazioni, crede sia la normalità. Il mio profilo è un po’ meno glamour di quello dei miei colleghi, ma cerco di condividere la realtà.
Come stai vivendo questo delicato momento di isolamento ? Che consigli stai dando alle donne che ti seguono?
In questi giorni sto facendo passare il messaggio del volersi bene, come sempre. Io tutti i giorni mi trucco, faccio vedere che anche se il mio lavoro lo faccio a casa mi prendo cura di me stessa. Che non vuol dire fare un trucco da drag queen! Basta una maschera al viso, un impacco ai capelli, quello che magari prima non si aveva tempo di fare. Può essere anche un momento di gioco da condividere con i bambini o col marito. E poi dico sempre di fare quelle cose che solitamente non si ha il tempo di imparare. Ogni giorno mi scrivono tante donne che hanno problemi a mettere l’eyeliner! Infatti sto preparando diversi tutorial ad hoc: adesso c’è il tempo per fare un po’ di pratica!