Il dott. Stefano Callipo è psicologo e psicoterapeuta. È spesso ospite nelle più note trasmissioni televisive della Rai (Uno Mattina, Estate in Diretta e La Vita in Diretta, Storie Italiane), Mediaset (Mattino 5) e La7.
Questa settimana il dott. Stefano Callipo dalla sua rubrica lancia un allarme. La convivenza forzata tra le mura domestiche non è facile da gestire nemmeno per le coppie normali. Possono nascere conflitti, magari qualche discussione, si può arrivare a dire qualche parola di troppo. L’emergenza nasce però da quelle coppie dove già prima dell’isolamento sociale esistevano problematiche più gravi. Da quando è iniziato l’isolamento, sono purtroppo cresciuti i casi di violenza domestica.
Aumentano i casi di violenza domestica
L’era del Coronavirus ha ormai modificato le nostre abitudini quotidiane, stravolgendo le dinamiche non soltanto professionali – con l’avvento dello smart working e lo sviluppo delle piattaforme digitali – ma soprattutto quelle familiari.
Papa Francesco rivolgendosi ai fidanzati ha detto che vivere insieme è un’arte. Coppie che prima delle restrizioni domiciliari si vedevano poco, oggi si ritrovano improvvisamente – ovvero senza un’adeguata gradualità – a convivere strettamente e a dover condividere la quotidianità per l’intera giornata. Ne consegue a volte che possano emergere caratteristiche del partner fino ad allora sconosciute. Oppure alcune già presenti vengano esacerbate. Gli equilibri di coppia possono alterarsi ed essere messi a dura prova.
Se ciò può avvenire anche frequentemente nelle coppie “normali”, cosa avviene nelle coppie disfunzionali, dove prima c’erano sporadiche forme di intolleranza verso l’altro, di acceso conflitto e talvolta di violenza?
I dati, non soltanto quelli giunti all’Osservatorio Violenza e Suicidio, che presiedo, ma anche quelli diffusi dalle agenzie stampa fanno emergere due drammatiche realtà. Aumentano i casi di violenza domestica e di violenza assistita. In pratica aumentano i maltrattamenti in famiglia e l’esposizione a tali dinamiche da parte dei minori. Ma la cosa ancora più preoccupante è che a tale ascesa di maltrattamenti non corrisponda un proporzionale aumento delle denunce.
Ciò può essere spiegato anche dal fatto che possa essere percepito rischioso denunciare il carnefice quando lo si ha in casa a stretto contatto.
Questa dimensione costituisce l’altro lato della medaglia dell’emergenza Coronavirus. I bambini rischiano quindi di essere sempre più esposti e testimoni diretti della violenza sulla propria madre. Pensiamo agli stati emotivi che ne conseguono: paura, angoscia, disperazione, senso di impotenza. Tutti sentimenti che possono diventare intrusivi, difficilmente gestibili e capaci di creare danni sul loro assetto emotivo, cognitivo e comportamentale.
A chi ci si può rivolgere per chiedere aiuto
Nelle mura domestiche ogni dinamica viene ingigantita, come un’eco che ritorna amplificato quando incontra un muro. Per tali drammatici motivi sono in aumento le linee telefoniche di aiuto volte a contrastare siffatti fenomeni, che in questa fase pandemica stanno aumentano.
È attivo su tutta Italia il numero nazionale gratuito 1522. Oppure ci si può rivolgere a una delle sedi dell’Osservatorio Violenza e Suicidio, che offre supporto psicologico e legale su tutto il territorio nazionale.
Ciò che è importante comprendere e diffondere è che esistono delle vie di uscita che possono guidare donne e minori a maggiori sicurezze per la propria incolumità nelle richieste di aiuto.
Le istituzioni e le numerose realtà locali stanno sensibilizzando il territorio proprio per far fronte alle richieste di aiuto, per permettere a molte donne di trasformare l’emergenza del Coronavirus in un’occasione per riprendere in mano la propria vita, trasformando il dolore in opportunità di salvarsi. E molto si sta facendo in questo senso.