Giancarlo Commare, siciliano, classe 1991, è un volto molto amato dal pubblico. Dopo gli esordi come ballerino, dal 2014 è apparso in alcune pubblicità e fiction di Rai 1 come “Che Dio ci aiuti”, “Don Matteo” e “Provaci ancora, Prof.”
Ma è con il personaggio di Edoardo Incanti, nella serie di successo “Skam Italia” che Giancarlo Commare ha lasciato il segno, affermandosi come uno dei giovani attori più promettenti del Cinema e della TV .
Negli ultimi mesi è approdato su Rai1 nel cast de ‘Il Paradiso delle signore‘ con il ruolo del giovane Rocco Amato. L’ennesimo traguardo per un giovane guerriero che, tra arte e vita, ha imparato a tenere ben saldi i piedi per terra. Percorre, con cura e coerenza, la lunga strada che ha scelto di affrontare. Non dimentica l’amore della sua famiglia e gli insegnamenti puri del nonno. Giancarlo Commare ha fatto pace con il buio che ha incontrato. Ha portato luce nelle stanze più grandi della sua anima. Adesso, è arrivato il momento di vivere, senza più nessuna barriera, la libertà che ha conquistato.
Che effetto ti fa entrare ogni giorno nelle case degli italiani?
All’inizio è stato un po’ strano. Non me ne sono reso conto, fin quando non ho iniziato a ricevere riscontri da parte delle persone che incontravo per strada. Il pubblico della serie è vasto, ed è composto non solo da ragazzi, ma anche da tante persone adulte. Adesso, quando vado a fare la spesa, le signore mi salutano e mi fanno i complimenti. Mi dicono: “Mi fai ridere e mi tieni compagnia quando sono a casa”. Questa è la cosa che più mi rende felice.
Dopo essermi spesso calato in personaggi abbastanza complicati, ora interpreto un ragazzo con una bella vena comica. Desideravo molto farlo perché mi diverte davvero. Quando riesco a strappare una risata o a suscitare una qualsiasi emozione a chi mi guarda, mi sento felice di fare il mio mestiere.
Rocco è un giovane che dal Sud arriva a Milano in cerca di un futuro migliore. Come si costruisce un personaggio del genere?
Nel prepararmi ad interpretare questo personaggio mi sono ispirato anche alla genuinità e alla semplicità di mio nonno, che viene dalla campagna, ed ha sempre lavorato. La sua vita non è stata facile, ma è stata di grande insegnamento per me. Quando ero bambino andavo in campagna con lui, e mi svelava i segreti della terra. Ho preso un piccolo lato di mio nonno e l’ho riadattato all’interno del mio personaggio. È stato molto bello donare a Rocco la sua stessa semplicità.
Cosa ti regala, a livello umano ed emotivo, un ruolo così puro?
Studiando e impersonando Rocco, ho compreso quanto siano importanti le piccole cose che molto spesso ci sfuggono dalle mani. Il mio personaggio si approccia alle persone e ad un mondo nuovo. È difficile, per lui, vivere in un contesto diverso dal suo. Eppure riesce a compiere un percorso importante per costruire, pian piano, sé stesso. Prima di amare le persone, comprende che deve imparare a conoscere i limiti e le paure che si porta dentro. Questo è sempre stato un aspetto fondamentale per la mia vita privata, e quando ho dovuto raccontarlo attraverso il mio personaggio, ne ho avuto un’ulteriore conferma. Non siamo sempre noi attori a dare qualcosa ai ruoli che interpretiamo: a volte sono i personaggi a cui diamo vita ad insegnarci o a ricordarci qualcosa di importante.
In questo caso, Rocco mi ha riconfermato il valore e la bellezza delle piccole cose. La nostra mente ci complica sempre un po’ la vita. Questo ragazzo vive, ogni giorno, con pensieri semplici. Quando capisce di amare una persona, corre da lei ed esprime i sentimenti che prova. Oggi, il comunicare i sentimenti tra le persone diventa sin da subito difficile. Si creano complicazione ed equivoci che, quasi sempre, allontanano le persone. Rocco ci insegna che è giusto esternare in maniera semplice e limpida ciò che sentiamo dentro di noi.
Sin dall’inizio hai ottenuto un grande consenso da parte del pubblico. Quali sono le consapevolezze che senti di aver ottenuto?
Ho sicuramente acquistato una maggiore cognizione del mio corpo, della mia voce, dei miei limiti, di ciò che posso fare per calarmi nei personaggi che interpreto. Eppure sento di avere ancora tanto da apprendere, la strada da percorrere è lunga. Questo è uno di quei mestieri in cui non si finisce mai di imparare. Semmai un giorno dovessi arrivare a pensare di avercela fatta, quello sarà il momento in cui mi sarò fermato, e spero che questo non accada mai. Voglio continuare a recitare senza sentirmi mai arrivato.
Da dove deriva questo tuo bisogno di tenere i piedi sempre ben saldi a terra, nonostante il successo?
Dalla vita che ho vissuto e dalle esperienze che ho avuto. Gli insegnamenti di mia nonna e di mia madre sono stati fondamentali. Sono state due donne importantissime che mi hanno insegnato a non adagiarmi mai, a non accontentarmi mai. Sento addosso lo spirito del sacrifico. Non riesco a dirmi semplicemente: “Bravo”. Sono abbastanza severo con me stesso. A volte, credo di essere il mio peggior nemico. Ma so anche riconoscere quando riesco a fare bene qualcosa. Eppure non riesco ancora a darmi la lode!
Quanto conta avere accanto dei riferimenti, nei momenti delle scelte importanti?
Avere delle persone che ti sostengono è necessario. Mi viene subito in mente la mia agente Giorgia Vitale, che rappresenta un punto saldo per il mio percorso artistico. Ti stimola ancora di più sapere che c’è chi crede in te, e ti aiuta ad andare avanti. Durante il mio secondo anno di Accademia, volevo mollare tutto e tornare in Sicilia. Non riuscivo, da solo, a darmi la forza per affrontare le difficoltà di quel periodo. Al culmine di questa mia crisi, venne a trovarmi mia madre a Roma. Le raccontai del momento che stavo attraversando, e ricordo il modo in cui mi rassicurò. Mia madre mi ricordò delle mille difficoltà e dei grandi sacrifici che abbiamo affrontato nella vita. Mi ha dato la forza di andare avanti, nonostante tutto. Quel suo discorso me lo ricordo ancora oggi, ed è grazie a lei se sono qui.
Se ti guardi indietro e pensi al bambino che sei stato, qual è il ricordo più felice della tua infanzia?
Aprendo il mio cuore, mi viene immediatamente in mente uno dei ricordi più felici che mi porto dentro e che mi manca ancora tantissimo. Una mattina, quando ero ancora molto piccolo, venni svegliato da mia madre e mio padre che mi avevano preparato una festa a sorpresa. Avevano riempito la casa di palloncini colorati per il mio compleanno. Un ricordo che porto sempre con me e che tengo stretto, perché rappresenta un momento unico e felice in cui ero insieme ai miei genitori in una famiglia ancora unita. Sembra scontato vedere due genitori che preparano insieme una sorpresa per il proprio bambino. Però, per me, rappresenta un momento irripetibile. Qualcosa che poi, nel corso degli anni, non ho potuto più vivere.
Stiamo vivendo un momento particolare ed intenso. Come immagini il mondo, quando tutto questo sarà passato?
Mi auguro che tutto quello che stiamo vivendo ci insegni qualcosa. Quando torneremo a camminare, a correre, ad abbracciarci, lo faremo con una consapevolezza diversa. Forse la mia è un’utopia, ma mi auguro che un periodo del genere ci possa insegnare almeno una cosa positiva. In questo momento a Trieste ci sono i delfini, mentre l’acqua di Venezia è tornata finalmente limpida. L’aria è diventata più pulita. La natura dovrebbe farci riflettere. Nell’istante esatto in cui noi esseri umani ci siamo fermati, lei ha iniziato a respirare. Spero che questo non sia l’ultimo respiro.
Le persone pensano, troppo spesso, a distruggere la nostra terra invece di curarla e preservarla per il futuro. Siamo ospiti del pianeta in cui viviamo. Invece arriviamo, distruggiamo e poi andiamo via senza preoccuparci di nulla. Dovremmo semplicemente cercare di curare la salute della nostra terra. È arrivato il momento di renderci conto di cosa è davvero importante per noi. Nel nostro piccolo, possiamo sempre cambiare le cose. Noi giovani abbiamo voglia di vivere su un pianeta pulito. Le nuove generazioni possono ripartire. Questo periodo di attesa ci farà capire che è arrivato il tempo per agire.
Che significato ha nella tua vita il concetto di libertà?
Significa riconoscersi. Ho lottato tanto per la mia libertà e per il mio mestiere. Sono partito da un foglio bianco sul quale poter scrivere, disegnare, colorare quello che sono. Non bisogna aver paura di mostrare ciò che si è. Il senso di libertà per me è poter essere quello che voglio. Ho impiegato un bel po’ di tempo per raggiungere questa consapevolezza. Credo che sia importante essere liberi in ogni situazione e con ogni persona. Quasi sempre, anche inconsapevolmente, indossiamo delle maschere che ci proteggono dalle situazioni, anche per il vissuto che ci portiamo dietro. Nel momento in cui usciamo di casa e non siamo più soli, cerchiamo di proteggerci attraverso delle barriere e degli scudi.
Ho capito che siamo pieni di sovrastrutture e veniamo influenzati dal sistema e dagli altri. Sta a noi comprendere, capire e sentire il nostro essere. Possiamo avere l’occasione di liberarci delle armature che ci cuciamo addosso. Con gli anni ho imparato a conoscere le mie paure e le mie fragilità. Avevo molta rabbia dentro, e questo mio atteggiamento non mi permetteva di essere al cento per cento me stesso. Adesso non ho più alcun timore. Mostro ciò che sento. Ho aperto delle stanze buie dentro di me e non le ho più richiuse. Da quelle stanze, ora, entra la luce.
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