Sara Lazzaro è un’attrice delicata ma rivoluzionaria. Nata 35 anni fa in provincia di Padova da papà italiano e mamma americana, ha trascorso la sua infanzia tra l’Italia e la California. Nella sua lunga carriera ha interpretato ruoli sempre diversi
Nel 2014 Sara ha interpretato con candore Maria di Nazareth nel film internazionale “The Young Messiah”, con la regia di Cyrus Nowrasteh . In tv, ha stupito tutti nel ruolo di Daniela nella serie “Volevo fare la rockstar“. Adesso è al cinema, accanto a Vittoria Puccini e Benedetta Porcaroli, nel commovente “18 regali”. La carriera di Sara Lazzaro ha qualcosa di caparbio e di forte: quella fedeltà che ripone nelle storie che racconta rende determinate le donne che interpreta. Porta con sé, nel lungo viaggio verso il suo mestiere, il potere della verità. Il più forte dei poteri che un’artista possa avere, perché è in grado di cambiare la visione che abbiamo di ogni cosa.
In “Volevo fare la rockstar” la tua Daniela ha avuto un bel riscontro da parte del pubblico perché rappresenta una donna così libera e senza filtri. Quanto è importante rappresentare donne del genere?
Daniela è una donna emancipata e libera, che sa quello che vuole e se lo va a prendere. Riesce ad essere libera in ogni aspetto della sua vita, anche nella sua vita sessuale. Il sesso raccontato dalle donne sembra ancora essere un tabù, al giorno d’oggi. Spesso la vita sessuale di una donna è raccontata nell’ottica maschile.
Quando ho letto le sceneggiature, ci tenevo molto a rappresentare un personaggio femminile forte. Daniela è semplicemente libera di compiere le scelte che preferisce senza nessun problema ad esporsi. Il pubblico ha amato la sincerità di questo personaggio e ho letto spesso dei commenti come: “Vorrei avere anche io un’amica come Daniela“. Questo personaggio mi ha un po’ ricordato la serie inglese “Fleabag”, dove la protagonista è una donna che non ti aspetti che dica o faccia determinate cose. La realtà è che queste donne esistono, e bisogna dare spazio a storie del genere. Sono personaggi che, nel bene o nel male, dicono ciò che pensano, che lo si voglia ascoltare o meno.
Ho costruito il mio personaggio lavorando tanto con l’attrice Valentina Bellè. Olivia e Daniela sono migliori amiche da anni. Leggendo le sceneggiature, sentivo di dover essere il contraltare di Valentina. Dovevo portare quasi un’energia opposta. Abbiamo giocato una partita a scacchi. Io e Valentina abbiamo percepito sin da subito, in scena e nella vita, una grande sintonia.
Sei al cinema con “18 regali” di Francesco Amato. Che personaggio racconti?
Interpreto Carla, una figura di finzione che accompagna la storia reale di Elisa. Potrei definirla un tocco di colore in una storia che ha un equilibrio delicato. È vivace e brillante, ma anche fragile. Mi ha un po’ ricordato i personaggi vivaci di Pedro Almodòvar. Carla è una donna malata che incontra Elisa, interpretata da Vittoria Puccini, nel reparto di oncologia. Attraverso di lei, Elisa si rende conto di come una persona diversa da lei viva e affronti la malattia.
Per me è stato molto interessante interpretare una figura così colorata e sopra le righe. “18 regali” è una storia toccante, delicata e forte. Carla è una donna che esagera nei suoi modi vivaci, caotici e rumorosi per reagire ad una situazione che magari non riesce a guardare in faccia. È un aspetto molto comune nelle persone che si ritrovano a combattere la malattia.
Il mio è un personaggio che, alla fine, nasconde una grande fragilità. Non sa come affrontare la propria malattia, e ha paura. La forza di Elisa la spiazza. È stato interessante affrontare un argomento così delicato. Sentivamo tutti un grande senso di responsabilità ma è stata un’esperienza bellissima.
Attualmente sei sul set della nuova serie di Rai 1 “Doc – Nelle tue mani”, in onda in primavera. Cosa puoi anticiparci?
Mi piace far parte di progetti che possono essere una scommessa. La storia di “Medical Report” (il titolo è ancora provvisorio) è ispirata alla storia vera del primario Pierdante Piccioni che che ha scritto un libro intitolato “Meno dodici”. Dopo un incidente, quando si è risvegliato dal coma non ricordava più dodici anni della sua vita. Tutto ciò, ha avuto un effetto domino importante nella sua vita.
Da questo incipit, Rai e Lux Vide hanno deciso di creare questa storia. Il protagonista è Andrea Fanti, interpretato da Luca Argentero, che è un elegante caposquadra. Io interpreto la direttrice sanitaria dell’ospedale che dovrà gestire quello che accade al dottor Fanti. Accanto a noi ci sarà Matilde Gioli nel ruolo di una giovane dottoressa della quale Andrea non si ricorda. Nell’ospedale c’è un ventaglio di specializzandi, interpretati da attori giovani molto bravi. La narrazione ha tante linee interessanti. La storia è bellissima e intrigante. Siamo molto emozionati e non vediamo l’ora di sapere come verrà accolta la serie.
Sono un po’ troppo giovane per questo ruolo, ma ero molto piaciuta ai provini. Per interpretarlo, ogni giorno, vengo truccata per risultare una quarantenne. Sono molto felice di questa cosa. È la prima volta che interpreto una donna più matura. La mia è una donna piena di sfaccettature, paure, frustrazioni, sogni, momenti bui e leggeri.
Adesso, quale ruolo ti piacerebbe affrontare?
Non vedo l’ora di affrontare delle storie avvincenti con dialoghi e personaggi forti. Abbiamo bisogno di progetti che ci mettano in moto come attori. Amo le opere prime perché sono belle e reali. Molto spesso nascono dalla necessità di un regista che ha in mente qualcosa che lo spinge a tal punto da voler esordire alla regia. Spesso, noi attrici siamo “mogli di”, “madri di”, “figlie di” un uomo. Come se dovessimo riempire delle caselle in base a quello che ci si aspetta da noi donne. E tutto ciò diventa un limite. Bisogna cambiare il baricentro, raccontare storie di donne scritte da donne, per avvicinarsi molto di più al senso dell’universo femminile. Viviamo in un momento florido e creativo, siamo pronte.
Quali consapevolezze senti di avere ottenuto, in questi anni, dopo aver riempito il tuo bagaglio artistico ed umano?
Nell’ultimo periodo sono cambiate tante cose e sto lavorando tanto, diventa inevitabile pensare tanto al mio percorso. Percepisco nelle braccia e nelle gambe tutti i chilometri e le fatiche fatte in questi anni. Nel bene e nel male, ogni traguardo mi ha resa quella che sono oggi. La cosa più bella del mio lavoro è che mi costringe a guardarmi tanto.
Affrontare determinate sfide e personaggi ti porta a metterti in gioco anche umanamente in dei modi che spesso la vita stessa non ti offre. Attraverso alcuni personaggi, ho affinato delle caratteristiche di me. Ho avuto modo di esprimere e toccare delle cose che forse non avrei espresso nella mia vita quotidiana. Gli esseri umani non sempre sono lineari. Spesso, siamo così contraddittori. Il personaggio di Daniela in “Volevo fare la rockstar” mi ha fatto capire che posso permettermi dei momenti euforici e vivaci, ma anche di avere dei momenti di introspezione.
Mi sono resa conto che ci sono aspetti di me che non ho risolto, nonostante io sembri così risoluta. Come nella vita, bisogna concedersi di avere anche delle contraddizioni: quelle che ho vissuto attraverso i miei personaggi mi hanno fatto aprire migliaia di porte per vivere determinate cose della mia vita, senza pensare sempre a quale sia il modo giusto per viverle. Voglio rischiare, non voglio avere rimpianti. Voglio vivere fino in fondo il mio mestiere. Se c’è qualcosa che ami, devi perseverare nonostante le difficoltà. Mi guardo indietro e sorrido, guardando la mia testardaggine e quella strada onesta che sentivo giusta per me.
Ma come si descriverebbe Sara se incontrasse persone che non la conoscono?
Sono una contraddizione vivente: posso avere un peso specifico molto pesante, ma allo stesso tempo so essere leggerissima. Sono una sognatrice estremamente pratica. Mi piace meravigliarmi e so farlo anche con contenimento. Mi sento un funambolo, piena di luce e di ombre.
Foto di apertura © Alessandro Villa