Mariela Garriga è un’attrice giramondo e cosmopolita. Nata e cresciuta a Cuba, ha iniziato a lavorare giovanissima come modella e ballerina. In questa intervista ripercorre le tappe della sua carriera, fatta anche di una lunga gavetta, che l’ha portata ad essere scelta per il ruolo di Gina ne “Gli Uomini d’Oro”, attualmente al cinema
A vent’anni Mariela Garriga è arrivata a in Italia, e da un provino fatto quasi per caso è iniziata la sua carriera di attrice. Ma Mariela non si è buttata nella recitazione improvvisando: ci ha messo tanto impegno, studio, dedizione e fatica. Ha fatto una lunga gavetta, fino a diventare “una professionista impeccabile”, come l’ha definita il regista Vincenzo Alfieri che l’ha diretta nel film “Gli Uomini d’Oro”, attualmente nelle sale cinematografiche.
Mariela, raccontaci un po’ di te e dei tuoi esordi
Ho iniziato come modella a 13 anni, lavorando per un’agenzia di moda. Poi ho seguito un corso di danza con Cristy Dominguez, e sono diventata una ballerina professionista per la TV cubana.
E come sei arrivata alla recitazione?
Solo dopo un lungo percorso, inizialmente non mi interessava più di tanto. Stavo mettendo i soldi da parte per pagarmi l’Università, volevo studiare Archeologia. Un giorno a Roma ho partecipato ad un provino per un film. Cercavano una ragazza straniera che avesse le mie caratteristiche fisiche. Non sono stata scelta, e a quel punto ho pensato che la mia avventura nel cinema finisse lì. Invece il cast director mi ha convinta a non arrendermi, mi ha consigliato di studiare recitazione perché vedeva in me delle potenzialità.
Quindi hai seguito il suo consiglio ed hai cambiato idea?
Si, ma non subito. Ho fatto la prima lezione di recitazione per curiosità, il mio primo insegnante è stato Michael E. Rodgers, che ha una scuola a Milano. Sono uscita da quella prima lezione con un senso di benessere, quasi di liberazione, perché per la prima volta sono riuscita a parlare davanti a delle persone, a esprimere ciò che sentivo dentro, senza paura di essere giudicata. Una specie di terapia. Infatti ho deciso di proseguire gli studi di recitazione a New York.
Qual è stato il tuo primo ruolo importante?
Durante un provino per una pubblicità sono stata notata da Riccardo Sardonè, ideatore della serie per il web Horror Vacui, dove per 10 episodi ho interpretato il ruolo della protagonista. Per la prima volta ho capito che recitare poteva diventare il mio lavoro. È stata anche un’occasione per sperimentare e per mettermi alla prova, prima di arrivare su un set cinematografico più grande. Penso che la gavetta sia importantissima. Noi attori studiamo e sogniamo di arrivare subito sullo schermo o in teatro, ma senza la gavetta è difficile, se non impossibile. Serve ad arrivare preparati, quando poi si presenta l’occasione giusta. Il primo film dove ho avuto un ruolo di rilievo è stato “Amici come Noi” del 2014, con Pio e Amedeo.
Nel 2016 poi hai interpretato il ruolo di Sally in “Chi M’ha Visto”, con Beppe Fiorello e Pierfrancesco Favino. Com’è stato lavorare con loro?
Lavorare con Beppe Fiorello e con Favino non lo chiamerei lavoro (ride, ndr). Ci si diverte tutto il tempo, si crea, ci si sente come ci si dovrebbe sentire facendo questo lavoro. Sul set si giocava, s’improvvisava moltissimo, c’era molto spazio per l’immaginazione. Il regista Alessandro Pondi è stato bravissimo perché ci ha lasciati fare. Pierfrancesco Favino è uno dei più grandi attori italiani, sognavo di lavorare con lui già da prima di diventare attrice, da quando l’ho visto in “Baciami Ancora”.
Tra “Chi m’ha visto” e “Gli Uomini d’Oro” c’è stata una pausa, cosa hai fatto in quel periodo?
In realtà no, non mi sono fermata. Nel 2016 mi sono trasferita a Los Angeles e lì ho girato diversi film, come “Nightmare Cinema” e “Bloodline”. Poi ho partecipato a “Law & Order SVU” e a “NCIS: Los Angeles”. Nel 2018 sono tornata in Italia con la serie “I delitti del BarLume” su Sky Cinema. Alla fine del 2018 mi sono ritrovata sul set de “Gli uomini d’oro”.
Raccontaci dell’incontro con Vincenzo Alfieri: come sei stata scelta al momento del casting?
Ero a Los Angeles ed il mio agente mi ha chiesto di fare un self tape, cioè un provino registrato a distanza. L’ho fatto tramite Skype con l’aiuto di Lorenzo Patanè, un mio amico coach. Già dalle due scene del provino, senza aver avuto la sceneggiatura completa, avevo capito che era un bel film. Mi ha incuriosita tantissimo, e ho partecipato al casting senza aspettarmi che mi richiamassero. Qualche giorno dopo invece il mio agente mi ha comunicato che sarei dovuta volare in Italia per il call back, ma in quel periodo per me era impossibile, ero piena di impegni lavorativi. Così ho incontrato per la prima volta Vincenzo Alfieri via Skype, mentre guidavo per Los Angeles. Mi ha chiesto di fare un nuovo self tape dandomi delle indicazioni molto specifiche sulle inquadrature. Mi è piaciuto da subito il suo modo di lavorare, sapevo già che se avessimo avuto l’occasione di collaborare sarebbe stato bellissimo.
Poi sono iniziate le riprese. Alfieri ti ha descritta com una grande professionista, raccontando che alla sceneggiatura hai aggiunto mille annotazioni sul personaggio scritte di tuo pugno
Si, sono molto meticolosa. Quando si recita, si “costruisce” un essere umano. Il lavoro d’attore non è solo imparare le battute a memoria e poi andare a feeling. Bisogna dare un’anima al personaggio, ricreandone tutte le sfumature. Il lavoro sul personaggio aiuta moltissimo sul set, anche se dimentichi una battuta comunque sei dentro al ruolo, sei completamente immedesimato e riesci anche ad improvvisare.
Come ti sei trovata con i colleghi sul set de “Gli Uomini d’oro”?
E stata un’esperienza fantastica, ho trovato in tutti loro un’enorme professionalità. Il loro entusiasmo mi ha aiutata anche a superare i problemi di freddo (ride, ndr), perché il film è stato girato tra novembre e dicembre 2018 a Torino, in poche settimane, e il clima era molto rigido. Con Giampaolo Morelli avevo già lavorato sia in un episodio di Coliandro che nel film di Vanzina Miami Beach, siamo amici. Prima di accettare il ruolo non sapevo nemmeno chi fossero gli altri interpreti. Quando mi hanno comunicato il cast completo sono andata a cercare notizie sugli altri attori, Edoardo Leo, Fabio De Luigi, Gian Marco Tognazzi... perché a dire la verità, non essendo italiana, non li conoscevo bene. Leggendo poi chi erano e tutti i film che avevano interpretato, mi sono resa conto di essere entrata in un film veramente importante e ho sperato che sarei stata alla loro altezza.
E con le altre due interpreti femminili, Matilde Gioli e Susy Laude, ti sei trovata bene?
Con loro due è scattata una grande complicità sul set e fuori. Matilde la conoscevo già perché abbiamo amici in comune. Entrambe sono molto disponibili, generose, è nato un rapporto senza invidie o rivalità.
Hai un fisico strepitoso, che sport pratichi per tenerti in forma?
Mio marito ogni tanto prova a trascinarmi in palestra, ma non sono una frequentatrice assidua. Qualche volta vado con una mia amica a lezioni di hip hop, e poi ballo in casa. Quando sento il bisogno di staccare la spina, metto la musica e ballo la salsa.
Qual è la tua beauty routine? E il cosmetico che non manca mai nella tua borsa?
Quando non sono sul set, mi trucco pochissimo. Lascio la pelle libera di respirare. Se ho un appuntamento metto solo un velo di fondotinta e lucida labbra. Curo molto le mie sopracciglia, perché sono molto importanti per avere un viso armonico.
Segui la moda? Qual è lo stile che preferisci?
Sono molto easy, durante il giorno mi piace l’abbigliamento sportivo, più comodo possibile. Indosso spesso salopette con t-shirt, e sneakers. Se invece devo partecipare ad un evento, vado sul classico. Mi piace la semplicità, non amo gli abiti troppo scollati o troppo corti, e nemmeno i tacchi troppo alti. Non indosso mai outfit troppo appariscenti, preferisco rimanere “nell’ombra”.
Da Cuba all’Italia a Los Angeles. Una parola su ognuno dei posti dove hai vissuto
Cuba è la mia terra, c’è la mia famiglia, ci sono le mie radici. Di Cuba amo il contatto umano, che altrove è difficile trovare. E poi la musica. Degli Stati Uniti mi piace il grande senso della libertà, intesa come sentirsi liberi di provare ad inseguire e a realizzare i propri sogni. E il non sentirsi falliti se non si riesce a farlo. Dell’Italia adoro il cibo, e mio marito che è italiano.
Dove vi siete conosciuti?
In Italia, ero arrivata da tre o quattro mesi e ci siamo incontrati. Sei anni fa ci siamo sposati, e da quattro anni ci siamo trasferiti a Los Angeles.
Qual è il prossimo ruolo che vorresti interpretare? Hai un progetto nel cassetto?
In questo momento ho un sogno, un obiettivo, che è quello di interpretare un personaggio realmente esistito in una storia realmente accaduta, e la sto scrivendo io con altre persone. C’è bisogno di storie vere che facciano riflettere.
In bocca al lupo, allora. Sarà un progetto che realizzerai in Italia?
No, verrà girato in America Latina, e poi distribuito negli altri Paesi.